L’influenza del tracciato romano di Como, nelle piante e nei prospetti della Casa del Fascio di Giuseppe Terragni

Una chiave di lettura inedita, da me elaborata nel 1990 per il corso di Disegno e Rilievo tenuto dal prof. Franco Purini

Nel lontano 1990, da studente di architettura, elaborai uno studio, molto particolare, per il corso di Disegno e Rilievo tenuto dal prof. Franco Purini, il programma del corso, sebbene si chiamasse “Disegno e Rilievo”, prevedeva lo studio di un edificio iconico del razionalismo, immaginandolo in un futuro stato di rovina che lasciasse leggibile l’anima strutturante del capolavoro perduto.

Non sono mai stato innamorato del Razionalismo, tuttavia decisi di studiare a fondo la Casa del Fascio di Terragni partendo dal mio interesse sconfinato per l’urbanistica e la storia.

Ne venne fuori una lettura del tutto inedita che suscitò grande interesse da parte del professore e dei suoi assistenti dell’epoca, Zoffoli e Vaccaro … che scherzavano su una possibile reincarnazione del maestro razionalista venuto a svelare un mistero.

Fatto sta che, su segnalazione del professore, andai a Milano ad incontrare il Soprintendente Alberto Artioli e a Bologna, in occasione di una sua conferenza, Peter Eisenmann, ad ambedue lasciai una copia del mio studio.

In tutti questi anni, nonostante il mio orgoglio per come andò quell’esame e per quelle che furono le reazioni dei personaggi menzionati, prof. Purini ovviamente incluso, forse a causa del mio limitato interesse per il Razionalismo, non ho mai pubblicato quello studio, nonostante le diverse richieste, ricevute negli ultimi circa 10 anni, del prof. Antonino Saggio che ringrazio.

Avendo tuttavia ricevuto notizia che qualcuno, da molti anni, sembra aver fatto suo il mio lavoro senza nemmeno menzionarmi, ho deciso di recuperare quello studio studentesco e pubblicarlo in questo mio blog.

Premessa.

Su Terragni e la sua opera, e soprattutto sulla Casa del Fascio di Como, illustri storici dell’architettura hanno speso fiumi di parole, e può sembrare nei loro confronti irriverente o pretenzioso provare a trovare nuovi significati nella lettura dell’opera, (forse tra tutte la più rappresentativa), di Giuseppe Terragni.

Tuttavia, sull’onda positiva delle reazioni mostrate da parte di personaggi del calibro di Franco Purini,  Alberto Artioli e Peter Eisenmann per un mio saggio di studio universitario del 1990, nonché della notizia pervenutami da tempo, che qualcuno abbia fatto proprio questo mio studio studentesco, ho ritenuto giusto divulgare quanto ebbi modo di rilevare e sottoporre all’attenzione dei menzionati studiosi.

L’idea.

Può accadere sovente che ad un’opera architettonica si accompagnino testi esplicativi o giustificativi della stessa, in particolare se si tratta di architetture contemporanee; più spesso però, le parole risultano più ammalianti dell’opera stessa, le parole cioè superano i fatti.

L’architetto, possedendo il dono del disegno, potrebbe esprimersi esclusivamente attraverso la matita, senza dover ricorrere alla “penna” per farsi comprendere; tuttavia, egli, o più spesso i critici d’architettura, creano testi talvolta incomprensibili attorno ad opere che tranquillamente si esprimono da sole, in bene o in male.

Se poniamo alla base del momento progettuale lo schizzo, l’ispirazione messa su carta, possiamo affermare che ogni disegno prodotto da un architetto pone le basi per una futura progettazione. I discorsi dunque hanno grande importanza, ma l’immagine, vera forma espressiva dell’architetto, prevale sempre.

Disegnare ripetutamente un oggetto porta, secondo me, ad un livello di assimilazione di quella forma, da cui difficilmente ci si riesce a distaccare.

Nulla dunque è affidato al caso, tutto ciò che l’architetto osserva o crea, entra di rigore all’interno del suo “patrimonio genetico professionale” e dunque diviene il germe da cui potrà fiorire un nuovo progetto.

A tutti tornano in mente gli schizzi greci di Le Corbusier, che possono ritenersi l’idea di partenza per i pilotis e la pianta libera; nello stesso modo può anche giustificarsi la ripetitività e l’autocitazionismo di Aldo Rossi. Tutto ciò è stato il mio punto di partenza per arrivare a descrivere l’interpretazione della pianta e del prospetto su Piazza dell’Impero della Casa del Fascio di Terragni.

Ecco dunque la chiave di lettura del presente saggio:

  • Quante volte Terragni avrà avuto sotto mano le piante della propria città?
  • Quante volte le avrà riprodotte per applicare gli studi del Neufert sull’orientamento da dare agli edifici? (Figura n°1).
Tavola sull’orientameto e insolazione della Casa del Fascio di Como elaborata dal Terragni e pubblicata su “Quadrante” n°35/36
  • E’ lui stesso a parlarci dell’errore dei gromatici nel tracciamento della città, e dei benefici che questo ha prodotto, evitando l’eventualità di esposizione a Nord di una parete. (Figura n°2).
Studio per il migliore orientamento della Casa del Fascio – arch Terragni. Tavola pubblicata su “Quadrante” n°35/1936
  • E’ lui uno dei vincitori del bando di concorso per il Nuovo Piano Regolatore Generale di Como. (Figura n°3).
Piano Regolatore di Como e soluzione Piazza dell’Impero – Tavole pubblicate su “Quadrante” n°35/1936
  • E’ lui che, pur avendolo poi progettato, si è battuto per evitare lo sventramento della Cortesella.

La lettura.

E’ lecito dunque provare ad analizzare le parti della Casa del Fascio basandosi su un’interpretazione così “cervellotica”?

Castrum Comasco Divisione 7 x 7 (elaborato di Ettore Maria Mazzola)
Piano Terra Casa del Fascio Divisione 7 x 7 (elaborato di Ettore Maria Mazzola)

Analizzando il primo tracciato del Castrum Comasco, (Figura n°4), si nota la ripartizione di un quadrato in 7 parti, così come 7 sono le campate della pianta della Casa del Fascio (Figura n°5); inoltre il quadrato del Castrum aveva un lato di circa 1600 metri, mentre la Casa del Fascio è ottenuta dalla sezione a metà di un cubo di circa 32 metri di lato, sottomodulo, dunque, di quel 1600 o, ancora meglio, e ne è testimone il disegno delle linee fondamentali di rettifica di Terragni (Figura n°6), dall’accostamento di due quadrati di circa 16 metri di lato.

Rettangolo di Facciata – Parallelepipedo della Massa – Studi del Terragni pubblicati su “Quadrante” n°35/1936

Andando poi ad analizzare il tracciato urbano all’epoca in cui Terragni fu incaricato del progetto (Figura n°7), si nota che il tracciato interno alle mura è perfettamente inscrivibile in un rettangolo dinamico basato sul rapporto tra i due lati, uguale a circa √3, il cui quadrato di base ha il lato superiore coincidente, prolungandolo, con l’asse centrale della Casa del Fascio.

Pianta della Città Murata di Como – Rettangoo DInamico √3 (elaborato di Ettore Maria Mazzola)

E’ circa √3 anche la proporzione del rettangolo di facciata della Casa del Fascio (allegato n°8).

Disegno del Terragni che mostra il chiaro intento di realizzare una facciata basata sul Rettangolo Dinamico √3

Andando oltre queste semplici intuizioni, e provando a sovrapporre la pianta del piano terra della Casa del Fascio, al quadrato di base della pianta della Città, si riescono a ritrovare, a meno di qualche approssimazione, quasi tutti i rapporti tra le parti (Figura n°9).

Sovrapposizione della Pianta della Città Murata di Como e la pianta Casa del Fascio … Coincidenza dei Rettangoli Dinamici compositivi √3 (elaborato di Ettore Maria Mazzola)

Sappiamo tutti che la pianta del piano terra dell’edificio presenta due assi principali, che allineano lo scalone col Sacrario e la scala di servizio con lo scalone. Questi sono due assi ortogonali traslati lungo la diagonale del quadrato, analogamente a quanto è riscontrabile negli edifici De Stijl, in cui la struttura si frammenta in setti e pilastri andando alla deriva lungo le diagonali.

Ciò che però risulta importante in questa lettura è come questi assi siano perfettamente sovrapponibili a due assi, molto evidenti, uno dei quali importantissimo, del tracciato urbano della Città. Il primo, quello meno importante per la Città, corrisponde a quello che avrebbe dovuto essere il più importante per la Casa del Fascio (scalone – Sacrario ai martiri). Ambedue, tra l’altro, hanno l’analogia di non essere manifestati all’esterno delle mura. (Figura n°10)

Assi strutturali della pianta della città e del Piano Terra della Casa e Rettangolo Dinamico √3 (elaborato di Ettore Maria Mazzola)

Il secondo, quello più importante per la Città essendo l’asse di allineamento dei principali monumenti comaschi, (S. Fedele – Broletto – Duomo), coincide con quello della Casa del Fascio, individuato dal corridoio di allineamento delle due scale.

E’ singolare il fatto che tale asse passi per  il cuore della Cortesella, quartiere sventrato dagli interventi fascisti, non condivisi peraltro dal Terragni.

Infine, la scansione creata dai pilastri e dagli ambienti è pressoché identica a quella della centuriatio romana.

Provando ora a sovrapporre la “centuriatio” della facciata su Piazza dell’Impero alla centuriatio romana, si ritrovano altre importanti analogie (Figura n°11 e Figura 12).

Coincidenza degli assi strutturali della Pianta città e della Facciata della Casa del Fascio sulla Piazza dell’Impero e coincidenza dei rettangoli Dinamici compositivi √3 (Elaborato di Ettore Maria Mazzola)
Coincidenza degli assi strutturali della Pianta città e della Facciata della Casa del Fascio sulla Piazza dell’Impero e coincidenza dei rettangoli Dinamici compositivi √3 (Elaborato di Ettore Maria Mazzola)

Innanzitutto, abbiamo detto come esse siano governate dallo stesso rapporto proporzionale; poi, evidenziando gli assi della centuriatio romana e sovrapponendo ad essi quelli evidenziati dal Terragni, si nota che sono sostanzialmente gli stessi: laddove le strade non coincidono con gli interpiani, esse coincidono con le altre ripartizioni individuate dall’altezza dei parapetti, dalla suddivisione degli infissi, dallo spigolo di divisione delle finestre a “L”. La cosa straordinaria è che dove la facciata presenta la fascia piena, la città presenta la cancellazione del tracciato romano.

In questo potrebbe leggersi un Terragni antifascista o se non altro critico nei confronti del regime (atteggiamento già riscontrabile nella sovrapposizione dell’asse principale della pianta ad un asse qualsiasi della centuriatio romana, neanche manifestato all’esterno delle mura). Del resto, analizzando la raccolta epistolare tenuta col fratello, sono evidenti le lezioni su come raggirare gli Organi di Partito preposti ad esaminare i progetti del bando di concorso, prima del Novocomum, poi della Casa del Fascio. Si è già detto, poi, della lotta per evitare lo sventramento della Cortesella.

La singolarità di questo passo dello studio è che, in facciata, l’asse di collegamento delle due scale, è individuato dall’ultimo asse leggibile della centuriatio romana, e dall’asse estremo dell’ultima loggia; tale asse, nella sovrapposizione del disegno della facciata alla pianta della Città passa per il cuore della Cortesella, ed è mascherato dalla fascia piena su cui dovevano porsi le scene della vita di Partito realizzate da Nizzoli: La fascia che avrebbe dovuto raccontare la vita di Partito coincide dunque con il cuore del quartiere cancellato dal Partito Fascista … caso o volontà?

2 pensieri su “L’influenza del tracciato romano di Como, nelle piante e nei prospetti della Casa del Fascio di Giuseppe Terragni

  1. Caro Ettore,
    La Casa del Fascio è diventata, da subito, un testo assoluto della nuova religione “razionalista”, ovvero un testo dove la collaborazione del caso è riducibile a zero.
    I sacerdoti che vi si dedicano, tra cui Purini ed Eisenmann vanno sicuramente annoverati , traggono da codesta premessa portentosa, l’evidenza di un’opera inaccessibile alla contingenza.
    Un architettura come meccanismo di propositi infiniti, come “testo liturgico” li ha mossi (… li muove ancora !..) a permutare gli elementi costitutivi; a sommare il valore numerico degli stessi, a prestare attenzione alle “minuscole” ed alle “maiuscole”; a ricercare acrostici ed anagrammi ed altri rigori esegetici dei quali, però, non è difficile dubitare e che, inevitabilmente, si consegnano all’imperitura perplessità degli uomini.
    Ovvio che se è dubbio che il mondo abbia un senso, è ancor più dubbio che ne abbia un duplice o triplice senso.
    Tu “gliela hai data calla” ( come dicono a Roma ); musica per le loro orecchie e questo li ha inorgogliti e soddisfatti ma anche resi sospettosi.
    Saluto

    1. Caro Memmo,

      Parole sante le tue!
      In effetti quei due personaggi hanno trovato in Terragni una ragione di vita mentre io, siccome non ho mai amato l’architettura palazzinara – sebbene la Casa del Fascio faccia da modello sperimentale e quindi potrei considerarla sotto un’ottica diversa – non ho mai pensato a rendere pubblico questo mio studio risalente a 33 anni fa … sapere tuttavia che qualcuno l’abbia “fatto suo”, senza riconoscere a me la paternità, mi ha convinto a divulgare questa ricerca e la storia a suo contorno

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *