Giardino “Farlocco” a via Giulia? No grazie, meglio una doppia piazza dedicata a Paolo Marconi

Ai primi di marzo, essendo tornata prepotentemente d’attualità la vicenda della copertura del parcheggio realizzato in via Giulia, avevo scritto un articolo[1] nel quale, oltre a ripercorrere la triste vicenda, ironizzavo sul “giardino barocco-farlocco” – mai realizzato – millantato dai progettisti Diener&Diener, scelti a seguito di un processo partecipativo fasullo, messo in atto all’epoca della giunta Alemanno.

In quel testo citavo l’articolo di RomaToday[2]IL GIARDINO CHE NON C’È – Il muro alto 5 metri che squarcia la via più bella di Roma” che dava spazio all’appello dei cittadini di Roma e dei negozianti di via Giulia: «I residenti e i commercianti attendono da anni la costruzione del ‘giardino barocco’. Per ora, in una delle strade più belle di Roma, però, c’è solo una parete. E il grido d’aiuto è uno solo: “Abbattetelo”».

Il problema, che i residenti e i commercianti di via Giulia non possono sapere, è che quel ”Giardino Barocco” rappresenta una presa per i fondelli irrealizzabile o, se mai realizzata, comunque dalla vita breve e non certamente rigogliosa come nelle rappresentazioni al computer … una vita breve peraltro possibile solo con l’uso di fito-fertilizzanti, non sicuramente ecologici e sostenibili come l’immagine “verde” lascerebbe intendere.

Nel mio testo spiegavo infatti che, oltre all’ipocrisia della definizione (“Giardino Barocco”) decisa probabilmente da chi non sappia nulla di giardini storici, quel giardino risulterebbe totalmente «fasullo ai fini  ambientali, perché costruito su di un solettone di cemento armato che, oltre a limitare l’apparato radicale delle piante e delle presunte alberature, nessun beneficio porterebbe alla falda freaticaQuegli alberi infatti, sebbene appaiano rigogliosi sullo schermo del computer del progettista – il quale crede incondizionatamente all’immagine del suo rendering – difficilmente, a meno dell’abuso di fito-fertilizzanti, potranno crescere nella realtà».

Comunque stiano le cose, quel giardino non è mai stato realizzato e circolano voci secondo le quali, dopo l’edificazione di questo “muro del pianto” da parte della CAM, sarebbe partito lo scaricabarile se l’esecuzione del giardino competa alla CAM o al Comune, dato che la prima avrebbe sostenuto di aver completato quanto di sua competenza.

Indipendentemente dalla veridicità di queste voci che serpeggiano in città, i comitati cittadini romani, stufi della presenza di questo orrendo muro dal carattere suburbano nel cuore della città, hanno denunciato il Campidoglio[3].

A conclusione dell’articolo menzionato in apertura, scrivevo:

«Nella speranza di aver ricordato agli smemorati come si sia giunti alla realizzazione del muraglione e del presunto giardino barocco al suo interno – totalmente alieno a via Giulia per chi ne conosca la storia – invito tutti a diffidare da chi parli di sostenibilità ambientale e rigenerazione promuovendo progetti e giardini dannosi per l’ambiente, nonché a riflettere a fondo su cosa occorrerebbe realmente fare a tutela dell’immagine della strada simbolo del Rinascimento romano».

Già, che cosa si può fare per mettere la parola fine a questa scandalosa vicenda?

Pianta di Roma di G. B. Nolli, 1748. Nella parte evidenziata gli isolati di Palazzo Ruggia e Palazzo Lais demoliti nel 1939

Personalmente ritengo che, essendo venute meno le condizioni per la ricostruzione degli isolati di Palazzo Ruggia e Palazzo Lais, sulla quale tanto avevamo lavorato con il compianto prof. Paolo Marconi, ed essendo chiaro a tutti che risulti impossibile e insostenibile la realizzazione del “Giardino Barocco” su un solettone di cemento armato posto a copertura di tre piani di parcheggio, ciò che resta possibile è la realizzazione di una piazza, opportunamente dotata di spazi e strutture socializzanti compatibili con gli spazi sottostanti, che restituisca alla città quel vuoto, trasformandolo in un luogo di aggregazione e svago.

Soprattutto, dato che nessuno sembra essere disposto a realizzare interventi senza un ritorno economico, risulterebbe necessario imparare a negoziare come quando si stia trattando una pace che ponga fine ad una guerra che ha visto come unica vittima il popolo.

In questi negoziati occorre mettere da parte l’ideologia, le questioni personali, ecc. e cercare di ottenere il miglior risultato che accontenti tutti, nonostante le possibili rinunce di carattere personale e/o ideologico, avendo come fine ultimo il bene comune.

In questi negoziati occorre ovviamente essere realistici e, nel caso di Largo Perosi a Via Giulia, rendersi conto che non si potrà più tornare indietro, né continuare a sognare un “giardino farlocco”, soprattutto occorrerà pensare a cosa sarebbe possibile offrire a dei potenziali investitori affinché possano avere un ritorno dall’operazione in oggetto.

Questo significa dover mettere da parte l’ideologia che per decenni ha visto il centro storico intoccabile, perfino lasciando mostruosità derivanti da uno sventramento parziale, come quelle di Largo Perosi e Vicolo della Moretta, consentendo la realizzazione di nuovi interventi, rispettosi del carattere del contesto in cui sorgeranno.

Se infatti è da ritenersi un bene che per decenni non sia stata consentita l’edificazione nel centro di Roma, è anche vero che esistano dei luoghi deprimenti e indecorosi, caratterizzati da mura puntellate, abbandono e sporcizia, che necessitano di tornare ad essere parte integrante della vita e della cultura della città.

Ciò comporta sicuramente la necessità di mettere delle regole atte ad evitare interventi autoreferenziali avulsi dal contesto come il Museo dell’Ara Pacis, se non addirittura intenzionalmente realizzati in spregio dell’esistente (MACRO, MAXXI, La Lanterna all’ex Palazzo dell’Unione Militare, ecc.).

Nel caso di via Giulia si dovrebbe quindi poter pensare alla realizzazione di piccole volumetrie, compatibili con la presenza del solettone del parcheggio, che oltre a riportare nelle casse almeno parte del denaro speso, consentirebbero all’area di dotarsi di attività indispensabili per renderla pulsante di vita.

Ebbene, considerando che Roma, la città delle piazze e delle fontane, non ha più visto sorgere nulla del genere dagli anni ’20 del secolo scorso – si pensi a Piazza Perin del Vaga o Piazza Brin e alle fontane di Pietro Lombardi e Attilio Selva, l’ultima delle quali risale al 1928 – questo enorme vuoto urbano nel cuore della città, rinunciando all’impossibile giardino, potrebbe trasformarsi in una piazza, anzi una piazza e contro-piazza, punto di partenza di un sistema di piazze e piazzette che, partendo dal parcheggio posto di fronte al Ponte Mazzini, passando per Piazza della Chiesa Nuova, raggiungerebbe le altre piazze del Campo Marzio in direzione del Pantheon e della Fontana di Trevi da un lato e Ponte Sant’Angelo e Piazza San Pietro o Piazza del Popolo dall’altro.

Pianta di Roma che evidenzia l’area di Largo Perosi e Vicolo della Moretta prima della realizzazione del parcheggio della CAM – Si noti sulla destra il lotto recintato di pertinenza del Liceo Virgilio
La stessa Pianta trasformata realizzando una doppia piazza e restituendo al Liceo Virgilio la sua area di pertinenza, da utilizzare per le attività sportive

Parliamo dunque di una piazza e contro-piazza separate da una loggia – parzialmente chiusa per ospitare delle attività di ristorazione – che, al pari di un broletto medievale, divida e al tempo stesso unisca le due aree, come nei tanti esempi di “Piazza dei Signori” e “Piazza delle Erbe” in giro per l’Italia centro-settentrionale.

L’intervento dovrebbe anche considerare la restituzione al Liceo Virgilio dell’area recintata presente prima dei lavori per il parcheggio, un’area all’interno della quale realizzare, a ridosso del lungotevere, un campo per  la pallavolo e il basket che, negli orari di chiusura della scuola, potrebbe essere messa a disposizione dei ragazzi della zona.

Planivolumetrico dell’intervento proposto con la piazza lungo via Giulia e la contro-piazza verso il Tevere
Foto inserimento del modello 3D dell’intervento – Vista da Sud-Ovest
Foto inserimento del modello 3D dell’intervento – Vista da Sud-Est
Foto inserimento del modello 3D dell’intervento – Vista da Nord-Est
Foto inserimento del modello 3D dell’intervento – Vista da Nord-Ovest

In quest’ottica, all’estremità della piazza lungo via Giulia, potrebbe realizzarsi un ingresso monumentale al liceo che consentirebbe l’accesso al campo di pallavolo e basket anche negli orari di chiusura della scuola, un ingresso che, tra l’altro, potrebbe essere usato per accedere ad un parcheggio interno per professori e personale della scuola. In questo modo la piazza e la loggia risulterebbero di grande aiuto anche per i liceali in attesa di entrare o all’uscita di scuola.

Via Giulia come appare oggi e come potrebbe diventare con sullo sfondo, l’ingresso al Liceo Virgilio
L’ingresso al Liceo Virgilio e, sulla Piazza, la Loggia che ospita attività per la ristorazione
Passaggio tra il muro del Virgilio e la Loggia … qui si è pensato all’inserimento di nicchie atte ad ospitare statue antiche oggi destinate a vivere nell’anonimato di depositi museali.
Vista della “contro-piazza” con fontanone attraverso le arcate della Loggia

L’altra piazza, chiusa tra la loggia e il lungotevere, potrebbe fungere da “terrazza” sul fiume, realizzando una serie di piccoli volumi atti a contenere e mascherare quelli realizzati a servizio del parcheggio, volumi che potrebbero includere ulteriori attività di ristoro, una loggia prospiciente il Tevere e un fontanone centrale. Lungo vicolo delle Prigioni si è pensato ad un pergolato su cui far crescere del Glicine, piantato lungo il muro di vicolo delle Prigioni e all’interno di ampie fioriere al di sotto della pergola.

Di fronte al pergolato si staglierebbe il muro che divide il campo di pallavolo-basket dalla piazza che, piuttosto che essere concepito come un semplice muraglione, potrebbe essere articolato con archi rovesci sormontati da ampi vasi ove mettere a dimora piante da fiore cascanti in grado di portare ulteriore verde e colore all’interno della piazza e della scuola.

Vista della Contro-piazza dal pergolato
Vista della Contro-piazza e del muro di recinzione del Virgilio, dove è presente anche una fontana con “nasone”
Vista della Contro-piazza dalla Loggia prospiciente il Lungotevere
Vista della Contro-piazza dalle arcate di ingresso provenendo dal Lungotevere
Vista della Contro-piazza dall’arcata di collegamento con la piazza a ridosso del pergolato
Vista da Ponte Mazzini delle strutture poste a mascheramento e coronamento del volume del parcheggio

Infine, nei passaggi laterali della loggia centrale si è pensato all’inserimento di nicchie atte ad ospitare statue antiche oggi destinate a vivere nell’anonimato di depositi museali. In prossimità del passaggio a ridosso del Virgilio è stato pensato di inserire una fontana d’acqua potabile dotata di “nasone”.

La piazza lungo via Giulia è stata pavimentata con Sanpietrini incorniciati da lastre di Travertino, mentre quella “protetta”, che si configura come una sorta di “salone”, è stato ipotizzato di pavimentarla con un tappeto di mattoni disposti a spina di pesce incorniciati all’interno di 16 riquadri delimitati da lastroni di Travertino.

Una serie di lampioni in Ghisa con disegno ottocentesco illumineranno l’intera area dove una serie di ombrelloni potranno ospitare i tavoli all’aperto delle attività per la ristorazione e bar presenti.

In occasione dell’Estate Romana, la contro-piazza delimitata dalla loggia e dal lungotevere potrebbe ospitare una serie di eventi quali piccoli concerti, lettura di poesie e/o piccoli eventi teatrali, ecc. a completamento delle attività che si svolgono lungo gli argini del Fiume. Queste piazze divise dalla loggia, molto simili per concezione e forma ad una piazza-mercato, potrebbero altresì ospitare mercatini dell’antiquariato o dei libri durante tutte le domeniche.

Se mai questa mia proposta dovesse trovare il consenso dei romani, mi piacerebbe che la piazza venisse dedicata al compianto prof. Paolo Marconi, che tanto aveva fatto per rendere giustizia a questa parte di città, sfregiata da un capriccio del 1939, il cui recente “intervento riparatorio” sembra aver fatto più danni del primo.

Per la stessa ragione, nonché nel rispetto del grande lavoro di ricerca del Prof. Marconi – diretto al “Recupero della Bellezza” e delle tecniche costruttive tradizionali – ho pensato che gli edifici debbano realizzarsi in muratura portante e orizzontamenti in legno, mentre per le pavimentazioni, come si è detto, eseguite con Sanpietrini, lastroni di Travertino e laterizi.

Questa scelta costruttiva infatti, non solo consentirebbe di ridare vita a questo squallido vuoto urbano posto lungo una delle strade più importanti della Capitale, ma anche di allestire un grande “cantiere-scuola”, atto a formare nuovi artigiani esperti di tecniche tradizionali, indispensabili per il restauro del nostro patrimonio … è indubbio infatti che la creazione di una vasta manodopera specializzata, ergo di in regime di competizione professionale, consentirebbe di ridurre i costi del restauro.


[1] https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2023/03/08/via-giulia-da-giardino-barocco-a-giardino-farlocco-e-un-attimo/

[2] https://www.romatoday.it/dossier/ambiente/via-giulia-il-giardino-barocco-che-non-c-e.html

[3] https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/23_aprile_17/nessuna-risposta-sul-muro-di-via-giulia-denunciato-il-campidoglio-437e8758-51de-4ed8-a138-406ddf29exlk.shtml

6 pensieri su “Giardino “Farlocco” a via Giulia? No grazie, meglio una doppia piazza dedicata a Paolo Marconi

  1. Bellissimo progetto. Complimenti Ettore, ma come ben sai, la nostra società è votata al brutto e al disfacimento.. mi auguro comunque che la tua iniziativa possa avere seguito compresa la dedica al professor Marconi, che fu per me docente di restauro indimenticabile

  2. “…il restauro è l’altro modo di fare architettura …” come si legge nella breve prefazione. L’ umiltà professionale che il restauro porta con sè servirebbe a tutti coloro che si sforzano di progettare edifici che esulano dall’evoluzione lenta e selezionatrice della cultura architettonica che ha radici profonde che il restauro aiuta ad assimilare.
    Cordiali saluti
    Claudio

  3. It’s a shame that the two missing palazzi that were lost are not going to be reconstructed. For me, that would be perfection!

    1. With Prof. Marconi and my students, we had proposed the reconstruction of the two blocks by leaning on the ancient walls, which still existed underground before the illegal destruction in order to build the underground parking lot; a competition was to be organized based on the program we had written and the proposals of our students dictating the guidelines. The mayor at that time agreed with the idea … then “other interests” led him to do something else entirely. It was a disgrace that would have deserved jail time

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