Sulla “bonifica” dei terreni per realizzare un parcheggio al posto del previsto parco presso il porto e il Castello di Barletta

Con la Determinazione n°224 della Regione Puglia del 23 settembre 2022 è stato dato il via alla più grande idiozia che la città di Barletta potesse concepire, peraltro in difformità rispetto a quanto previsto dai piani e dai vincoli relativi all’area posta tra il Castello e il Porto … oltre che in spregio alla volontà dei cittadini barlettani di veder realizzare, finalmente, un parco atteso da quasi 50 anni.

Eppure, come ricordavo in un articolo pubblicato ad ottobre 2022[1], su Barletta esiste uno studio, molto preoccupante, pubblicato a dicembre 2021 sulla prestigiosa rivista e&p – Epidemiologia e Prevenzione che, senza mezzi termini, portò l’allora presidente del comitato Operazione Aria Pulita BAT, avv. Michele Cianci a dichiarare: «Non giriamoci attorno, parliamo di un’incidenza maggiore di leucemie, neuroblastomi e tumori del sistema nervoso centrale sui nostri bambini da 0 a 14 anni. Patologie che, guarda che caso, sono strettamente correlate a un maggiore inquinamento atmosferico e non. E queste non sono le uniche, essendo strettamente connesse anche ictus, infarti, malattie polmonari e sistemiche di diversa patogenesi[2].

Avevo sperato che il sindaco – peraltro un medico – riflettesse su quella emergenza sanitaria e su quanto da me spiegato relativamente alla possibilità di abbattere drasticamente le sostanze tossiche che ammorbano l’aria della città, ma lui ha preferito andare dritto per la sua strada, sempre più convinto, pur non essendo un tecnico, che la realizzazione di un parcheggio per 200 autovetture serva a rendere più “sostenibile” il traffico cittadino.

Appare paradossale parlare di sostenibilità relativamente a questo intervento, così come appare assurdo che a rispondere alle interrogazioni mosse da alcune associazioni cittadine sia la Società Eni Rewind S.p.A in qualità di mandataria Eni Sustainable Mobility S.p.A … o forse non c’è alcun paradosso, perché nell’era della “tecnica del claim”, l’abuso terminologico necessario ad influenzare gli animi sensibili è la regola, così tutto risulta “sostenibile”, “rigenerante”, “resiliente” ed “ecologico” … una vera offesa all’intelligenza delle persone che non amano farsi infinocchiare da certe “paroline magiche”.

Un parcheggio in area centrale infatti è un concentratore di traffico che, semmai, aumenta il congestionamento del traffico a causa dell’aspettativa dei residenti dei quartieri periferici di riuscire a parcheggiare in prossimità del centro cittadino … dove si riversano alla ricerca dei luoghi socializzanti che gli sono stati negati nei quartieri di residenza.

Esistono centinaia di studi che dimostrano la dannosità dei parcheggi[3] e che, in molte realtà straniere, hanno portato le amministrazioni pubbliche ad eliminare i parcheggi esistenti sostituendoli con parchi e luoghi socializzanti … migliorando drasticamente l’aria delle città!

Come avevo già raccontato al sindaco e ad alcuni membri della sua giunta, esistono anche degli studi scientifici che dimostrano il comportamento dei cosiddetti “alberi anti smogin grado di catturare quasi 4000 chili di anidride carbonica (CO2) nell’arco di vent’anni di vita, bloccando anche le pericolose polveri sottili PM10 e abbassando la temperatura dell’ambiente circostante durante le estati più calde e afose[4] … ma non c’è peggior sordo di chi non voglia ascoltare, e quindi Barletta non solo si doterà di un grande parcheggio, ma manterrà nel suo sottosuolo una serie di veleni dei quali la ASL locale, apparentemente, non interessa affatto!

La lettura della Determinazione Regionale n°224/2022 evidenzia infatti che la ASL, sebbene chiamata ad esprimersi in Conferenza di Servizi, non ha mai espresso il suo parere, lasciando la possibilità di adottare il “silenzio assenso”.

Il documento della Regione, che ricostruisce per intero la storia di questo progetto, spiega:

«II procedimento ambientale è stato attivato sulla base dei risultati delle indagini ambientali preliminari eseguite nel 2010, consistenti in saggi esplorativi e in otto sondaggi geognostici (PM1-PM8), di cui sette attrezzati a piezometro (PM1 – PM3, PMS – PM8), che avevano hanno evidenziato nei suoli per il parametro idrocarburi pesanti C>12 superamenti dei limiti tabellari per i siti commerciali e industriali e superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione nelle acque sotterranee per i parametri idrocarburi totali (PM6), benzene (PM7 e PM8) e metalli Ferro, Manganese, Piombo e Arsenico nei piezometri PM1, PMS, PM6, PM7 e PM8.

La Società Eni ha attivato, sulla base dei risultati delle analisi di laboratorio, misure di prevenzione al fine di evitare la diffusione della contaminazione, consistenti nell’installazione di un sistema Pump&Stock in corrispondenza dei punti a valle idrogeologica del sito, in cui sono stati rilevati superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione nella falda e nello svuotamento delle acque presenti nel bacino di contenimento dei serbatoi posti fuori terra»;

Dal documento è possibile avere conoscenza delle tappe del monitoraggio che ha condotto alle scelte progettuali di bonifica definitiva e di sistemazione superficiale:

Con l’«atto dirigenziale n. 353 del 05.12.2019 del Servizio Bonifiche e Pianificazione regionale con cui è stata approvata – con prescrizioni – l’analisi di rischio sanitaria ambientale che ha evidenziato rischio sanitario non accettabile da suolo superficiale per i percorsi di contatto dermico, ingestione di suolo e inalazione di polveri per i seguenti contaminati: Piombo, Piombo Tetraetile, ETBE, Benzo(a)antracene, Benzo(a)pirene, Benzo(b)fluorantene, Dibenzo(a,l)pirene, Dibenzo(a,i)pirene, Dibenzo(a,h)antracene e Indeno (1,2,3-c,d)Pirene. La suddetta analisi di rischio ha individuato gli obiettivi di bonifica per la matrice suolo superficiale.

Con il provvedimento regionale sono state poste le seguenti prescrizioni:

  1. attivare le misure di prevenzione per la sicurezza degli operatori, nelle more dell’intervento di bonifica/messa in sicurezza permanente;
    1. effettuare monitoraggio delle acque sotterranee per ulteriori quattro trimestri (fino a marzo 2020) in continuità con le attività già effettuate. In funzione degli esiti del suddetto monitoraggio, qualora divergenti dal modello concettuale definitivo adottato, dovranno essere rimodulati l’analisi di rischio e il relativo progetto di bonifica/MIS;
    1. presentare entro il termine di cui all’art. 7 del d.lgs. 152/2006, il progetto operativo di bonifica/messa in sicurezza permanente».

Sulla base di queste prescrizioni, «la Società Eni Rewind S.p.A., con nota prot. 2338/2020/PVR del 04.06.2020, per conto di Eni Refining & Marketing, ha presentato il documento “Progetto operativo di bonifica e messa in sicurezza permanente [omissis]. Tale proposta progettuale è articolata in un intervento di bonifica per asportazione off-site dei terreni superficiali contaminati nella parte a verde situata nella porzione sud-est del sito e in un intervento di messa in sicurezza permanente del suolo superficiale nella restante parte del sito mediante la realizzazione di una nuova pavimentazione di diverse tipologie: in asfalto al di sopra della pavimentazione esistente e con un materiale drenante in corrispondenza dell’area non contaminata in passato occupata dal parco serbatoi. Tale progetto prevedeva che la tipologia di pavimentazione finale fosse definita in funzione della destinazione d’uso delle sub-aree da identificare nella fase di sviluppo del progetto architettonico dell’area».

Taglio degli alberi avvenuto il 19 dicembre 2022 … gli alberi non sembrano affatto sofferenti e il terreno non sembra essere stato interessato da prospezioni che hanno portato, prima dell’abbattimento degli alberi, a ritenere l’area contaminata

In pratica si capisce che, molto prima del giugno 2020, sia stato sentenziato che l’unica porzione di suolo da bonificare in profondità (relativa) mediante “asportazione off-site dei terreni superficiali”, stranamente, risultasse quella selva inaccessibile dove, fino al 19 dicembre 2022, crescevano rigogliosi gli alberi abbattuti scatenando l’ira dei cittadini, mentre la restante area necessitasse di una semplice «messa in sicurezza permanente [omissis] mediante la realizzazione di una nuova pavimentazione di diverse tipologie: in asfalto al di sopra della pavimentazione esistente e con un materiale drenante in corrispondenza dell’area non contaminata in passato occupata dal parco serbatoi».

Appare quindi più che legittimo il dubbio mosso da molti cittadini relativamente alla strana casualità che ha portato all’allargamento dell’area, liberata dalle alberature, da poter destinare a parcheggio … nonostante il vincolo del 1974 e le previsioni di piano; risulta altrettanto legittimo il dubbio relativo alla reale efficacia della “messa in sicurezza permanente”.

A tal proposito occorre infatti ricordare che, sempre dalla lettura della Determinazione Regionale si apprende che: «La Provincia di BAT, [omissis], ha evidenziato diverse criticità e ha formulato osservazioni sull’intervento come articolato, esprimendo perplessità sulla pavimentazione con autobloccanti drenanti, quale sistema di copertura finale in quanto non in grado di assicurare la continuità e l’efficacia del sistema di messa in sicurezza permanente. In definitiva l’Amministrazione Provinciale ha ritenuto non accoglibile la proposta progettuale».

Mentre «II Comune di  Barletta [omissis], ha posto l’attenzione sulle previsioni urbanistiche dell’area dallo strumento urbanistico vigente tipizzata come “Area per le urbanizzazioni secondarie – Parco Urbano” e ha formulato osservazioni e richiesta di integrazioni al progetto evidenziando che la “realizzazione del capping  impermeabile[5] superficiale costituisce un vincolo di utilizzo dell’area che non sarebbe più possibile destinare a verde pubblico …“.

Inoltre, cosa molto importante: «Nel corso del confronto, il Servizio Bonifiche e Pianificazione, sulla base di rischi individuati con l’analisi di rischio approvata (rif. Atto_2019_353_090_DIR del 5 dicembre 2019) ha richiamato alla necessaria coerenza che il progetto operativo di bonifica/messa in sicurezza permanente deve avere con la modellazione del rischio nella proposta di modificazioni allo stato dei luoghi strettamente necessarie e funzionali alla interruzione dei percorsi di diffusione dei contaminanti che generano rischio non accettabile per i bersagli considerati nel modello concettuale definitivo. L’analisi approvata ha individuato esclusivamente rischio sanitario per contatti diretti (ingestione, contatto dermico) e inalazione di polveri da suolo superficiale in determinati areali della sorgente secondaria mentre, essendo non attivi i percorsi di lisciviazione in falda, di volatilizzazione della contaminazione e successiva inalazione in ambiente outdoor e indoor, in ragione della assenza dello specifico rischio non sussiste giuridicamente necessità di impermeabilizzazione delle superfici a contatto con le acque piovane sull’intero sito. Sulla base di tale presupposto, ha osservato che il “sistema di copertura finale” di cui al progetto operativo di bonifica e messa in sicurezza permanente, sebbene proposto con la finalità del taglio dei percorsi diretti nelle aree diverse da quelle a verde, nella misura in cui è sovrapposto alle aree pavimentate esistenti non fornisce alcun contributo incrementale al fine di ricondurre entro i limiti di accettabilità il rischio derivante dallo stato di contaminazione preesistente nel sito e pertanto possa essere espunto dalla proposta d’intervento».

In pratica, come si legge al punto successivo, «non sussistendo il requisito della impermeabilizzazione delle aree, la pavimentazione esistente assolve ex se alla funzione di messa in sicurezza permanente in ragione della mera interposizione con i percorsi di rischio attivi (e come tale non costituisce intervento da approvare a termini del comma 7 dell’art. 242 del TUA, ma unicamente comporta l’obbligo di manutenzione monitoraggio e controllo, e altresì di limitazioni d’uso rispetto alle previsioni degli strumenti urbanistici con annotazione del vincolo sulle particelle catastali interessate), tal che la procedura ambientale corrente si può concludere con l’approvazione di un intervento di bonifica unicamente per le aree scoperte».

Davvero un gran bel risparmio per le opere di “bonifica” … un qualcosa di simile alla massaia che spazza il pavimento nascondendo la polvere sotto il tappeto!

Il documento torna più e più volte sui rischi dell’area ricordando che «nell’eventualità di ulteriori future trasformazioni dei luoghi, ivi inclusa la rimozione anche solo parziale della pavimentazione esistente, dovrà essere sottoposta all’autorità competente:

1. in caso di permanenza di sorgenti secondarie di contaminazione, l’analisi di rischio sanitaria ambientale nella configurazione del progetto di trasformazione delle aree per l’approvazione ai sensi dell’art.242, comma 4 del D.lgs. 152/2006;

2. In ogni caso, il progetto dei soli interventi di bonifica e degli eventuali presidii di messa in sicurezza permanente necessari ad assicurare l’accettabilità del rischio nella nuova configurazione prevista per l’approvazione a termini dell’art. 242, comma 7 del D.lgs. 152/2006».

In pratica: i veleni stanno al sicuro sotto il pavimento, quindi evitate di fare buche cercando di rimanere nei limiti della “accettabilità” del rischio …

La ENI rewind S.p.A., per conto di Eni Refining & Marketing, a valle della Conferenze di Servizi, ha quindi presentato il documento “Revisione del Progetto operativo di bonifica e messa in sicurezza permanente” che ha «previsto, in linea con gli esiti della modellazione del rischio, l’intervento di asportazione off-site dei terreni superficiali contaminati, per la profondità di 1 m, nella parte a verde situata nella porzione sud-est del sito, in cui i percorsi di contatto dermico, ingestione di suolo e inalazione di polveri sono attivi e il mantenimento della pavimentazione esistente, prevedendo la verifica dello stato di conservazione e la manutenzione nel tempo, nella porzione di sito in cui non sono attive percorsi diretti di esposizione ai contaminanti».

Conoscendo il modo rigoroso con il quale a Barletta vengono fatti gli interventi manutentivi, pubblici o privati che siano, i barlettani possono dormire sonni tranquillissimi, certi che la salute propria e della propria progenie risulti costantemente salvaguardata dagli operatori del futuro parcheggio che vigileranno sulla tenuta dei pavimenti esistenti!

La successiva Conferenza di Servizi ha portato ad una ulteriore revisione del progetto operativo di bonifica sulla base di quanto emerso nel corso dei lavori, di seguito in sintesi riportato:

«Il Comune di Barletta [omissis], ha chiesto integrazioni al progetto in esame sulle modalità di gestione delle acque meteoriche, inoltre nel ribadire che la soluzione proposta di mantenimento della pavimentazione esistente non possa essere risolutiva del quadro, ha formulato osservazioni necessarie a garantire nel tempo adeguate condizioni di salvaguardia della salute pubblica, chiedendo che “dovrà esser garantito che non esistano superfici in cui i fruitori dell’area possano venire a contatto con il terreno contaminato presente sotto la pavimentazione esistente, pertanto dovranno essere previste verifiche dell’integrità dell’impermeabilizzazione provvedendo tempestivamente agli eventuali ripristini necessari con cadenza minima annuale e a tempo indeterminato”. In conclusione, ha rilasciato parere favorevole all’approvazione del progetto operativo di bonifica proposto con le prescrizioni e i chiarimenti formulati.

Richieste che appaiono come fumo negli occhi atto a poter affermare, in caso di eventi non auspicabili: “io l’ho chiesto e sono a posto con la coscienza!

Altrettanto dicasi delle richieste della Provincia della BAT che ha aggiunto: «È stato chiesto di trasmettere la documentazione tecnica relativa al decommissioning del parco serbatoi fuori terra e di integrare la proposta d’intervento con le informazioni relative al sistema di gestione delle acque meteoriche, al piano delle azioni di monitoraggio e controllo per la verifica nel tempo dell’integrità e continuità della pavimentazione, con le modalità operative di scavo e di gestione delle terre escavate.

In considerazione dell’ubicazione dell’ex deposito in prossimità del mare in area soggetta a tutela paesaggistica, è stato chiesto alla Società e al Comune di Barletta, in relazione alle funzioni paesaggistiche delegate, di chiarire la cantierabilità dell’intervento proposto in relazione all’esigenza di acquisire specifiche autorizzazioni/pareri/nulla osta dell’attività di sradicamento degli alberi attualmente presenti nella porzione interessata dall’asportazione del suolo superficiale».

Parere favorevole che la Soprintendenza – la stessa che aveva rilasciato il parere favorevole al condono illegittimo dei  volumi esistenti e per la successiva realizzazione del Supermercato LIDL accanto al Castello[6] – ha prontamente rilasciato … probabilmente senza nemmeno leggere il contenuto del DM del 14 novembre 1974, pubblicato sulla G.U.339 del 30.12.1974,DICHIARAZIONE DI NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO DEL PORTO E DEI LITORALI PROSPICIENTI IL CASTELLO ANGIOINO, IN COMUNE DI BARLETTA” che prevede, come poi riportato nel Piano Urbanistico vigente, un’“Area per le urbanizzazioni secondarie – Parco Urbano”, come richiamato in Conferenza di Servizi dallo stesso Comune!

Jacob Philipp Hackert 1790, “Il Porto di Barletta”, (conservato presso la Reggia di Caserta)

La Soprintendenza sembra altresì ignorato le ripetute comunicazioni del dr. Nicola Palmitessa il quale, da decenni, studia i documenti storico-archeologici dell’area del porto, segnalando la probabile presenza di un porto greco-romano e quella ancora più certa di un porto Normanno, al quale apparterrebbero le arcate dei ponti ritratti nelle piante storiche e in più di una veduta della città, come per esempio nel dipinto del 1790 di Jacob Philipp Hackert conservato presso la Reggia di Caserta.

A conferma dei dubbi sulla situazione vincolistica dell’area, la Determinazione ricorda anche che, a marzo 2021, «il Servizio Bonifiche e Pianificazione [omissis] ha indetto la conferenza di servizi[omissis] per la valutazione del progetto operativo di bonifica/messa in sicurezza permanente e acquisire i pareri, le autorizzazioni, i nulla osta, i permessi o gli assensi, richiesti dalla vigente normativa, allargando la partecipazione alla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Barletta-Andria-Trani e Foggia competente per territorio, poiché l’intervento di bonifica proposto nella porzione di sito a verde comporta modificazione dei luoghi in quanto per l’asportazione off-site del suolo superficiale contaminato occorre procedere all’abbattimento delle alberature presenti. Dato che il sito è interessato da vincolo paesaggistico diretto, istituito ai sensi della L. 1497/1939 con decreto ministeriale del 14.11.1974 (in G.U. n. 339 del 30.12.1974) di dichiarazione di notevole interesse pubblico del porto e dei litorali prospicienti il castello angioino nel comune di Barletta ed è sottoposto a tutela ai sensi dell’art. 136 del D.lgs. 42/2004, pertanto l’attuazione dell’intervento è soggetta all’acquisizione di parere paesaggistico».

La Determinazione 224 informa infine che, mentre tutti i pareri dell’ARPA Puglia, della Provincia di BAT e della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia sono stati acquisiti, non è pervenuto alcun contributo da parte della ASL BAT e del Comune di Barletta … sebbene quest’ultimo nella precedente sessione di conferenza di servizi, nel formulare alcune richieste di chiarimenti e precisazioni, aveva comunicato che “non si rilevano motivi ostativi all’approvazione”.

Ebbene, se può apparire discutibile che la Soprintendenza possa aver rilasciato un parere favorevole con prescrizioni di compatibilità paesaggistica, risulta assolutamente assurdo che la ASL BAT, nonostante la gravità della situazione di pericolo ambientale e sanitario emersa dai sondaggi effettuati, possa aver deliberatamente deciso di non esprimere alcun parere in merito alla diminuzione delle dotazioni di verde pubblico cittadino e, soprattutto, in merito alla bonifica dai veleni dispersi per decenni nell’area in oggetto che, con un intervento di bonifica che esclude azioni nel sottosuolo dell’area pavimentata sottostante i serbatoi rimossi, resteranno lì ad ammorbare la città!

Appare altrettanto sconcertante che il Servizio Bonifiche e Pianificazione regionale abbia approvato il progetto operativo di bonifica e messa in sicurezza permanente con la semplice prescrizione che «la Società dovrà presentare a conclusione dei lavori di bonifica e messa in sicurezza permanente relazione tecnica descrittiva di tecnico abitato con asseverazione dello stato di integrità delle aree pavimentate. In riferimento, inoltre, al rischio di inalazione polveri da suolo superficiale emerso con la modellazione del rischio, la Società nella redazione del piano di sicurezza e coordinamento dovrà attentamente prevedere l’adozione in fase di cantiere delle più idonee procedure di utilizzo dei dispositivi di protezione personale per la protezione dei dipendenti dal rischio derivante da eventuali discontinuità nella pavimentazione esistente, in conformità alle norme vigenti in materia di protezione dei lavoratori».

In pratica si ammette l’esistenza dei pericolosissimi veleni nel terreno sottostante le pavimentazioni esistenti, ma si ritiene che il metodo della massaia svogliata che nasconde la polvere sotto i tappeti vada bene e non risulti nocivo per la popolazione … Giustamente, la Regione avrà pensato, se va bene alla ASL, perché non dovrebbe andare bene anche a noi?” così nella Determinazione Regionale, prima di procedere alla approvazione del progetto si legge:

«Ritenuto acquisito, ai sensi dell’art. 14 ter comma 7 L 241/1990, l’assenso di ASL BAT all’approvazione del progetto operativo di bonifica/messa in sicurezza permanente attesa la mancata trasmissione di un parere formale nonché di osservazioni, prescrizioni e/o eventuale richiesta di aggiornamento della conferenza di servizi per la discussione collegiale».

Barletta, grazie anche ai Barlettani che poco si interessano alle scelte di Palazzo, decide di tenere nel suo sottosuolo una bomba chimica che prima o poi finirà per avvelenare la città, in nome della mobilità sostenibile decisa da parte di chi non abbia nemmeno la più lontana idea di ciò che il termine “sostenibilità” e determinate funzioni urbanistiche possano significare.


[1] https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2022/10/14/parco-o-parcheggio-vale-piu-un-parcheggio-o-la-salute-dei-cittadini/

[2] https://barlettalive.it/2022/02/10/inquinamento-ambientale-a-barletta-oap-deposita-esposto-in-procura-basta-svegliamoci/

[3] https://greenreport.it/news/mobilita/i-12-modi-piu-efficaci-per-ridurre-il-traffico-automobilistico/

[4] https://www.coldiretti.it/ambiente-e-sviluppo-sostenibile/piante-mangia-smog

[5] https://www.maccaferri.com/it/soluzioni/impermabilizzazione-per-capping/

[6] https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2021/04/25/approfondimento-sul-con-dono-del-supermercato-presso-il-castello-di-barletta/

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