Funzionalismo 2.0 – ecco a voi i nuovi bagni pubblici romani

Lo scorso anno a Roma – dopo anni caratterizzati da camminate barcollanti a gambe incrociate e mani strette al ventre, e dall’eccesso di caffeina necessario per poter liberare, nei bar, le vesciche dei poveri turisti a passeggio per la città – sono finalmente stati riaperti una serie di bagni pubblici in diverse aree centrali[1], a partire dal Colosseo dove, udite udite, “abbiamo posizionato un’installazione dello scrittore, performer e poeta visivo, Paolo Albani, che ha consentito di esporre gratuitamente un suo originalissimo quadro d’arte contemporanea”.

Il “quadro” in oggetto mostra la scritta verticale “SUCCESSO” mutata dalla scritta “SUL CESSO” a causa dell’inserimento di una “C”, che col suo arrivo da destra ha scalzato lo spazio e la “L” che mestamente precipita sulla sinistra descrivendo una larga parabola inclinata … un’opera di una finezza e di una profondità di significato davvero degne di un grande artista!

L’assessora alla Sostenibilità Ambientale di Roma Capitale, Pinuccia Montanari, inaugura la “significativa” opera di Albani

L’ingresso ai bagni del Colosseo, però, essendosi limitato a ripristinare quello della vecchia struttura chiusa da tempo, “purtroppo”, risulta perfettamente integrato nel contesto … sicché solo al suo interno, e dopo aver pagato un Euro, guardando la qualità delle ceramiche, soffitti, sanitari e porte, risulterà possibile trovare i “giusti stimoli” per gli avventori.

Ingresso ai bagni pubblici del Colosseo
Interno dei bagni pubblici del Colosseo

… Se ne deduce che, probabilmente, proprio il riconoscimento del grande limite di dover entrare nel bagno pubblico per trovare i giusti stimoli, debba essere stato quello che ha mosso i progettisti della nuova struttura appena inaugurata a Piazza San Giovanni, tra la Scala Santa e la Basilica principale della Cristianità romana!

L’ingresso ai bagni pubblici di Piazza San Giovanni a Roma in direzione della Basilica
L’ingresso ai bagni pubblici di Piazza San Giovanni in direzione della Scala Santa

Come potete ammirare nelle immagini, trattasi di una scatola di vetro, con un “design minimalista” anni ’70-’80 attribuibile uno studentello del primo anno della facoltà di architettura, obbligato dal suo professore-lobotomizzatore ad ispirarsi alle peggiori scatole vetrate di Philip Johnson e Mies Van der Rohe … perché, è bene saperlo, questo tipo di “falsificazione della storia” non solo non indigna nessuno dei colleghi e professoroni, ma addirittura viene imposto per poter passare l’esame!

Riflettendoci su risulta indubbio che, con un insegnamento dittatoriale del genere – al quale anche io sono stato sottoposto – e a seguito del lavaggio del cervello mediatico operato da giornali di settore e dagli inserti “culturali” di Repubblica, l’Espresso, Panorama, ecc. contenenti rubriche dedicate all’architettura, va da sé che la gente, i dirigenti degli uffici tecnici, i politici, ecc., del tutto in buona fede, ritengano più che legittimi certi inserimenti “moderni” all’interno dei tessuti storici!

Tuttavia, se questa giustificazione può aiutare a scagionare quegli “ingenui”, cosa possiamo dire dei responsabili della Soprintendenza che rilasciano pareri favorevoli per certe violenze?

Non dimentichiamoci ovviamente che a Roma i vari Prosperetti e Galloni hanno rivendicato in più occasioni il loro sostegno alla necessità della “contaminazione[2] moderna, sicché l’unica speranza che venga posta la parola “fine” a questo scempio è che la gente manifesti apertamente il suo disgusto per queste violenze, figlie dell’ignoranza, dell’arroganza e dell’ideologia!

È ora di uscire dal bozzolo omertoso che caratterizza il nostro popolo, sempre pronto a lamentarsi sottovoce delle cose che non vanno e sempre in attesa che sia qualcun altro a “sporcarsi” le mani e la reputazione facendosi portavoce del sentimento di indignazione generalizzato – ma non dichiarato apertamente per non esporsi!

È ora che la gente faccia pressione sui media affinché possa partire una vera e propria campagna contro questi inserimenti obbrobriosi nelle piazze e nei luoghi di pregio del nostro Paese.

Nel frattempo, però, riconosciamo l’unico grande valore della scatola vetrata di Piazza San Giovanni: Essa rappresenta un esempio sublime di “Funzionalismo 2.0”, perché mai architettura di cesso pubblico fu più “stimolante”!

A questo punto però, data la drammatica somiglianza con la struttura di Piazza San Giovanni, mi viene da chiedere a tutti voi esperti estimatori di cotanta bellezza funzionale: Potreste aiutarmi a capire il senso, o meglio la funzione, del gabbiotto di accesso al Foro Romano installato presso l’Arco di Settimio Severo? …

Nel frattempo lo spirito di Vespasiano, guardando il gabbiotto dall’interno del suo tempio, si dispera!

Il gabbiotto di accesso al Foro Romano presso l’Arco di Settimio Severo

Il gabbiotto di accesso al Foro Romano presso l’Arco di Settimio Severo


[1] https://www.ilmessaggero.it/foto/foto-3564946.html

[2] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/11/18/cio-che-non-fecero-ne-barbari-ne-barberini-lo-faranno-prosperetti-galloni-e-franceschini/

6 pensieri su “Funzionalismo 2.0 – ecco a voi i nuovi bagni pubblici romani

  1. Più è minimal più fa architetto!
    Più è già visto più piace!
    Più e alla maniera di più è alla moda!

  2. Ho smesso di tentare di capire perché a Roma succedono molte cose bizzarre. Però credo che quello di cui parli sia ciò che resta di un giro di soldi, di mezzi appalti, se non ricordo male già deliberati qualche anno orsono, che giravano ma non trovavano la pista d’atterraggio. Nella totale incapacità di sapere cosa fare e soprattutto pressati da chi, egli si, molto motivato a provvedere ai bisogni fisiologici dei frequentatori della città storica, i responsabili del pubblico interesse (?) abbiano infine sciolto la riserva per non rassegnare le dimissioni (le Banche so’ cattive ! ).

  3. Sembrano tutte teche da Ara Pacis…”la pace della vescica”.
    D’altraparte il classico è irraggiungibile…quando qualcuno vi si azzarda, fioccano le critiche al rapporto della trabeazione od al diametro delle colonne (… i critici moderni sono degli “espertoni” del linguaggio classico e non lasciano passare nulla…!.) cosicchè anche i più ben intenzionati recedono.
    Diverso il problema del vetro.. e delle supefici specchiate: non significano nulla e non devono significare nulla …( le teche delle esposizioni non debbono sminuire l’oggetto contenuto ! ) …”non sono”, oppure riflettono qualcosaltro… quindi , facilmente, mettono d’accordo tutti : come il verde che, al di fuori delle possibilita e del governo degli uomini, è sempre bene accetto….( .ovviamente .se non si piantano palme oltre un certo parallelo !…) ha valore costante .
    Il vetro e lo specchio sono, in questi frangenti , l’ammissione della propria inutilità…della vuotezza e dell’incertezza del proprio operare…. dell’in-significanza del proprio tempo.
    Una volta si addossava parte di questa responsabilità anche alla Saint Gobain che, a suon di milioni , convinceva (.. rectius …faceva da pusher… ) delle qualità irrinunciabili del proprio materiale.
    Oggi non ce ne è più bisogno…cucinati a puntino dal “particolare frame comunicativo” dell’architettura moderna gli addetti ai lavori sono “naturalmente propensi” all’uso del vetro…..anche quelli che per impostazione dovrebbero essere i difensori dei valori del contesto ; inevitabilmente perchè
    provenengono dalle stesse scuole ….fatti della stessa argilla.
    Il loro approccio è solo storico…se “è stato” è giusto ( …Vico qui non c’entra nulla però… ) a prescindere che si sia trattato di un’opera significativa o meno…e le qualità intrinseche sono ininfluenti , quelle geografiche, culturali, logiche, razionali valgono ancora meno; ovvero quando un un soggetto riesce ad imporre qualcosa al modo, ciò diviene immediatamente ed irreparabilmente parte patrimonio culturale.
    Così come nella galleria dei papi l’usurpatore che riuscì a calarsi sul capo la tiera per qualche ora ha il suo ritratto accanto a S. Pietro
    Con un atteggiamento così si riuscirà facilmente a storicizzare anche le scocchezze dell’ultimora …basterà che sia passato un certo numero di anni… ( sempre meno ) e si riuscirà a moltiplicare le occasioni di lavoro e di gloria per la critica, per la cinamatografia, per l’editoria, concorsi a cattedre, per tutti gli sconsiderati aedi del nostro tempo che avranno di che cantare.
    Saluto
    e Buon Anno Nuovo

  4. Sono sconvolto dall’orrore che ho potuto vedere nelle fotografie. Sarei quasi tentato di aprire una petizione per l’immediata rimozione di queste oscenità!
    Coloro che hanno dato il permesso di piazzare queste scatole nel centro storico di Roma dovrebbero essere sbattuti in galera (…senza neppure il diritto di difendersi).

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