Promozione dell’Arte (presunta) contemporanea all’estero e sciacallaggio politico.

il MAXXI a Roma

Nella guerra senza quartiere al M5S, da tempo imperversante sui media e social networks, in questi giorni stiamo assistendo all’ennesimo attacco nei confronti della Sindaca di Roma, questa volta rea di non essersi opposta al subemendamento alla Legge di Bilancio del governo giallo-verde[1], ritenuto offensivo per l’arte e dannoso per l’economia della Capitale.

Ma è proprio tutto vero?

Nel subemendamento alla legge di bilancio, chiaramente concepito in risposta alle pressioni della lobby dei mercanti d’arte contemporanea, si legge:

«[…] viene destinata per la promozione dell’arte contemporanea italiana all’estero una quota parte delle risorse di cui all’articolo 3, comma 1, della legge 23 febbraio 2001 numero 29, pari a 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 e a 1 milione di euro a decorrere dall’anno 2021».

E allora, prima di giudicare e fare sciacallaggio politico, perché non provare a capire cosa prevedesse quella norma concepita dal Governo in carica nel 2001[2]?

Visitando il sito del MiBACT, candidamente si apprende che:

«Il PAC – Piano per l’Arte Contemporanea – è il principale strumento grazie al quale lo Stato arricchisce il proprio patrimonio di arte contemporanea attraverso acquisti, committenze, concorsi e premi. Introdotto nel 2001[3] esso prevede uno stanziamento di fondi destinati a musei e istituzioni statali nonché alla realizzazione di opere d’arte pubblica, con l’obiettivo di avviare processi di riqualificazione delle periferie urbane.

La DGAAP ha il compito di coordinare l’attuazione del PAC e di definirne le priorità annuali. Partecipa inoltre alla programmazione individuando iniziative di rilievo che prevedono la collaborazione fra più istituzioni, anche a livello internazionale.

Il PAC ha cadenza triennale. Lo stanziamento di fondi varia di anno in anno. Fino al 2008 i fondi del PAC sono stati destinati alla realizzazione del MAXXI, al quale tutt’ora è destinato il 50% dell’importo totale».

In pratica, fino ad ora, l’inutile e fallimentare MAXXI, ha fatto la parte del leone in questo sperpero di denaro pubblico voluto dalla classe politica di inizio secolo nel suo programma neoliberista atto a distruggere e svendere il nostro patrimonio e la nostra cultura, in nome della sottocultura dominante promossa dai mercanti d’arte contemporanea “usa e getta”.

In pratica, certi individui, al pari di coloro i quali, ritrovandosi ad occupare senza diritto case popolari e locali commerciali pubblici inveiscono contro chi si accorga di questa ingiustizia, i “signori” del MAXXI, ritenendo ormai un diritto acquisito l’immane quantità di denaro pubblico che gli entra annualmente in cassa – sebbene la legge preveda una sua più equa distribuzione – hanno orchestrato l’ennesima bufala pur di non perdere l’ingiusto immane introito indispensabile per tenere in vita l’inutile, orrendo e costosissimo museo!

Leggendo il testo di legge risulta infatti chiaro che, se mai fosse logico dare un sostegno a questa pseudo arte, quei denari pubblici dovrebbero essere equamente ripartiti, piuttosto che concentrati su di un unico “contenitore culturale” quale il MAXXI!

La verità è che, come ha commentato su Facebook una cara amica (peraltro soprintendente), «Il MaXXI serve anche ad alzare il valore economico delle opere d’arte contemporanee. Nel suo CdA ci sono anche collezionisti. Ogni mostra viene decisa anche da chi se ne può giovare. Questa “cultura” produce “ricchezza”. Quella che piace a chi vuole arricchirsi in questo modo. Purtroppo va così in tutto il “primo” mondo, ma sarebbe almeno il caso di far marciare queste macchine senza ingenti costi per il povero cittadino che andrebbero limitati alle attività culturali vere e proprie».

E allora come è possibile indignarsi davanti ad una norma che tenti di redistribuire il denaro pubblico devoluto esclusivamente (o quasi) a questi ingordi mercanti d’arte?

Certi “giornalisti“, piuttosto che trovare l’ennesima ragione di attacco politico nei confronti della giunta attuale – del tutto estranea a certe scelte – farebbero dunque bene a ricordare che certi musei (specie MAXXI, e MACRO) sono un fallimento totale, tanto che, nei loro pochi anni di vita, hanno già dovuto cambiare diversi direttori a causa dell’enorme buco nero nei loro conti!

Inoltre, se fossero politicamente e culturalmente onesti (cosa che viene difficile ai pennivendoli e parolai dell’arte) quei giornalisti dovrebbero ricordare che certi contenitori di immondizia senza cultura, per dare un senso alla propria esistenza, espongono prevalentemente opere del XX secolo piuttosto che del XXI penalizzando così la GNAM!

Infatti la GNAM, a seguito dell’apertura delle strutture (Museo dell’Ara Pacis, MACRO e MAXXI) volute dagli stessi politici che concepirono la norma del 2001, si è vista privare di una serie di mostre che avrebbero avuto lì la loro giusta collocazione … ma, evidentemente, questa osservazione risulterebbe troppo logica per gli imbecilli che, indipendentemente dall’intelligenza, dai gusti e dalla reale voglia di cultura degli esseri umani, credono davvero che l’avere più musei simili, che si contendono certe porcherie contemporanee, possa consentire ad ognuno di loro grandi profitti!

Del resto, per non usare un’altra metafora romana più colorita, mi limito a ricordare che, quando fai il ricco coi soldi degli altri, viene davvero difficile rendersi conto della realtà!

Detto questo, suggerirei a certi giornalisti – e a tutti gli italiani, politicamente accecati, che oggi stanno rimbalzando questa notizia[4] inveendo con pesanti commenti sui social networks – che, se proprio necessitano di fare polemica, potrebbero argomentare diversamente le loro lamentele.

Per esempio, se davvero il loro interesse fosse l’arte, essi potrebbero onestamente riconoscere che quei milioni di euro, tolti (finalmente) a queste vergogne di Stato volute dalla legge del 2001, dovrebbero essere reindirizzati al malconcio patrimonio storico al quale, tempo fa, furono sottratti (dai politici della pseudo-sinistra), sì da creare e tenere in vita queste privatissime cialtronate che soddisfano gli interessi dei mercanti d’arte e degli intellettualoidi radical-chic.

Roma e l’Italia possiedono un patrimonio storico-artistico che, indipendentemente da queste idiozie, attira turisti da ogni dove, ergo che non necessita di alcun “adeguamento dell’offerta“, come vorrebbero farci credere certi mercanti d’arte i quali, nella loro infinita furbizia, sanno di poter far forza sull’idiozia degli intellettualoidi radical-chic i quali – senza mai riuscire ad argomentare – amano finger di comprendere il senso di opere prive di valore e significato.

Questa è dunque la ragione principale per cui mi sono profondamente indignato leggendo la frase riportata nell’articolo di Michele Anzaldi sull’Huffingtonpost:

«Questi due poli avrebbero dovuto colmare i ritardi accumulati da Roma, la cui offerta culturale tende spesso a concentrarsi solo sul passato, rispetto al presente dell’arte contemporanea. Ma l’arte contemporanea crea attorno a se stessa una sorta di indotto peculiare. E non solo perché un grande evento di arte contemporanea può essere un’occasione per tornare in città già visitate. Anche perché quello interessato ai grandi eventi contemporanei è un turista spesso facoltoso interessato a tutti i prodotti e i servizi dell’eccellenza ricettiva ed enogastronomica, oltre che artistica».

Ma chi può credere che, in giro per il mondo, possano esserci degli imbecilli – per quanto rigorosamente “facoltosi” come dice Anzaldi – disposti ad affrontare costosissimi viaggi, per tornare in Italia e non perdersi l’ennesima mostra dedicata a qualche pseudo-artista come quelle alle quali i recenti Ministri e Soprintendenti ci hanno abituato[5]?

Lo scorso anno, dalle pagine di questo blog, raccontai del mio assurdo e inquietante incontro con un rappresentante del MiBACT[6], il quale risultava interessato ad avere il mio parere favorevole al loro disegno di legge mirante alla confisca dei beni di chi non possa restaurare, alla svendita del patrimonio a soggetti privati, possibilmente stranieri – spesso privi del senso del decoro – nonché alla promozione delle zozzerie contemporanee, piuttosto che pensare ad una legge di tutela e recupero del patrimonio che preveda la diretta partecipazione dello Stato al business della cultura, attraverso la statalizzazione dei propri siti e musei!

Personalmente ritengo che il MAXXI – e tutte le strutture simili – portando “ricchezza” ai mercanti d’arte del loro CdA, se mai necessari, dovrebbero reggersi sulle loro stesse forze e non facendo affidamento sui contributi pubblici, senza i quali morirebbero come meritano.

Anni fa ebbi l’occasione di confrontarmi pubblicamente presso lo Steri di Palermo con Pio Baldi, all’epoca direttore del MAXXI. L’illustre personaggio si arrampicò sugli specchi per tentare di convincere le centinaia di persone presenti circa la validità della struttura, indipendentemente dai conti drammatici che egli stesso enucleò …

Credo proprio che, per lui, dovette essere un’esperienza imbarazzante dalla quale uscì annichilito, non solo per le mie parole e le immagini che proiettai tra gli applausi, ma soprattutto per le reazioni del pubblico nei suoi confronti… un pubblico evidentemente troppo colto per poter essere raggirato con frasi del tipo “è bello perdersi tra le opere d’arte esposte nei labirintici percorsi del museo di Zaha Hadid”.

Credo proprio che l’Italia debba trovare il coraggio di mettere alla porta tutti gli intellettualoidi pseudo-acculturati che si trovano a gestire il nostro patrimonio per ragioni politiche e lobbistiche, piuttosto che culturali e meritocratiche.

L’Italia, infatti, non necessita di “aggiornare la sua offerta culturale”, perché la gente che viene a visitarla lo fa per quel patrimonio che già esiste e che viene lasciato morire a causa del dirottamento di fondi verso certe indecenze.

Checché ne pensino i vari Franceschini, Prosperetti e compagnia bella infatti, ritengo che un Paese come l’Italia debba trovare il coraggio investire seriamente nell’arte e nella cultura – quelle vere – piuttosto che svendere il proprio patrimonio a loschi figuri stranieri. Per fare questo, soprattutto, l’Italia necessiterebbe che i suoi ministri, soprintendenti e rappresentanti della cultura – finalmente nominati per ragioni meritocratiche – trovassero il coraggio di smetterla con l’ipocrisia e il servilismo nei confronti di certi “intoccabili” architetti e artisti di grido, giudicandoli per ciò che sono … anche facendo appello alla celebre frase di Fantozzi sulla Corazzata Potemkin. Tutto il resto è fuffa!

Nella speranza di aver chiarito le idee agli italiani – almeno a coloro i quali, in buona fede, possano aver alimentato questa sterile e ingiusta polemica – mi aspetto che essi si facciano un esame di coscienza e rimuovano i commenti irriverenti con i quali hanno linkato questa bufala, il cui unico obiettivo è quello di tutelare i mercanti d’arte dei CdA penalizzati dalla norma …

Ovviamente, per prevenire squallidi giudizi di natura politica su queste mie riflessioni, tengo a ricordare che ciò che ho scritto non è il frutto di una difesa incondizionata nei confronti della Raggi e del M5S perché, se mi conoscete bene ed avete letto i miei precedenti articoli, sapete benissimo che, per esempio sul fronte di Tor di Valle e dei sanpietrini, non sono stato affatto delicato nei confronti di questa giunta che, dopo aver sostenuto l’irregolarità del progetto per il business center e palazzine mascherato da stadio, sembra essersi venduta per 30 denari.

La politica è cosa diversa dal tifo calcistico!

Buone vacanze a tutti

 

[1] https://agcult.it/2018/12/19/manovra-subemendamento-m5s-per-promuovere-larte-contemporanea-allestero/

[2] http://www.aap.beniculturali.it/pac.html

[3] Legge 29/2001, art. 3

[4] https://www.huffingtonpost.it/michele-anzaldi/il-governo-affossa-il-maxxi-e-la-gnam-nel-silenzio-della-sindaca-raggi_a_23624414/?ncid=other_facebook_eucluwzme5k&utm_campaign=share_facebook&fbclid=IwAR18iZIzB0edi5JJIYLAqfmoj8LXN_FvBONdNxvaKCTN-LyFf2ujuJojz0Y

[5] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/11/18/cio-che-non-fecero-ne-barbari-ne-barberini-lo-faranno-prosperetti-galloni-e-franceschini/

[6] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/10/21/dopo-via-ticino-incontri-ravvicinati-di-terzo-tipo-col-ministero-dei-beni-culturali/

6 pensieri su “Promozione dell’Arte (presunta) contemporanea all’estero e sciacallaggio politico.

  1. Caro Ettore,
    sciacallaggio politico: è proprio così. E figuriamoci se la sindaca o sindachessa che sia, fosse della Lega (alla quale vanno le mie simpatie e il mio voto e contro la quale la guerra dei media è ancor più senza quartiere, sostenuta anche dal pretame che non smentisce mai la sua antica vocazione antitaliana).
    E’ chiaro che gli attacchi all’attuale Amministrazione capitolina sono soltanto i segni dell’arroganza di quelli che, avendo sgovernato l’Italia per cinquant’anni, si ritengono abilitati a impartire lezioni di “competenza” a chi è subentrato da poco nel posto da cui loro, i competenti,sono stati clamorosamente estromessi e che ora anelano con tuttta l’anima di rioccupare……
    Quanto alle porcherie dell’A.C., che furbescamente si fanno rientrare nella categoria della cultura anziché in quelle, più pertinenti, della psichiatria e della criminologia, è sempre più evidente che il giro d’affari che se ne nutre ha ormai raggiunto dimensioni incommensurabili; che la manovalanza al suo servizio (recensori, critici, “esperti” vari….) costituisce un esercito a paragone del quale gli otto milioni di baionette din ridicola memoria fanno quasi tenerezza, e che le “archistar” – insigni per la qualità architettonica dei loro lavori nonché per l’inusitata rapidità con cui riescono a concepire in tempi brevissimi opere grandiose – non sono altro che la facciata brillante, il richiamo per le allodole che serve all’industria della paccottiglia per smerciare i suoi prodotti.
    Con i miei auguri per la festa che chiamano Natale (ma non si capisce di Chi) e un ringraziamento per avermi fatto rigodere il Fantozzi che sbeffeggia – applaudito – uno dei tanti tabù dell’ideologia politicamente corretta che mi ha rotto le scatole durante tutta la mia vita.

    1. caro Maurizio,
      credo e spero di averla spiegata in maniera abbastanza calma e pacata … su Facebook ho dovuto aggiungere parecchi commenti ad una serie di personaggi che si erano limitati a leggere il solo incipit senza approfondire l’intero testo e i link correlati.
      C’è stato anche un individuo ideologicamente compromesso che pur non avendo letto nulla ha deciso che stessimo mettendo in discussione il “valore” del MAXXI. Mi ha dato del “grillino” perché, a suo dire, ho usato dei cliché tipici degli esponenti del M5S facendo addirittura un “mega spot elettorale” …
      Se pensi che nel mio testo possa aver omesso qualcosa, ti prego di scrivere uno dei tuoi preziosi commenti che, come ben sai, sono sempre i benvenuti!

  2. Si, certo, nulla da eccepire sul tuo post e seguente commento, salvo il fatto che su tutti gli argomenti che affrontiamo servirebbe un approfondimento ulteriore, che però forse ne’ il tempo ne’ il mezzo rendono possibile, ma che nel caso di Tor di Valle, fino a oggi, è stato dato. Mi rendo conto che per farlo bisognerebbe avere competenze specifiche per ogni argomento, ma la curiosità è tanta e….uccise il gatto.

    1. e pensa che il personaggio di cui sopra – forse a giustificazione del suo disinteresse a leggere e capire – sostiene che io debba imparare le regole della “comunicazione efficace”, riducendo all’osso le notizie. A mio avviso più si riassume, più si evitano i riferimenti di approfondimento, più si rischia di essere dare notizie incomplete e soggette a fraintendimento, magari venendo pure accusati di dare delle fake news perché non si sono riferite le fonti e spiegate le ragioni. Insomma, come la volti e come la giri, verrai accusato … evidentemente in una società ignorante si preferisce il “consumismo applicato all’informazione”.
      Ciao e Buon Anno
      PS
      Grazie per il libro che mi hai segnalato via e-mail

  3. Non so chi sia “l’individuo ideologicamente compromesso” ma ne riconosco l’approccio terroristico alla questione: Guai a “mettere in discussione” il valore delle porcherie create dagli intoccabili santoni dell’A,C., ci si trova immediatamente l’etichetta appiccicata addosso, in questo caso “grillino”, ma in altri “retrogrado”, “passatista”, “incolto”, “chiuso alle nuove esperienze” eccetera.
    Qualcuno disse una volta: non ti curar di lor, ma guarda e passa……

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