Concorsi di architettura e lamentele … forse bisognerebbe porsi delle domande

Concorsi di architettura e lamentele … forse bisognerebbe porsi delle domande

A seguito dell’esito del concorso (discutibile) per l’ampliamento del Palazzo dei Diamanti di Ferrara[1], in questi giorni si è scatenata la consueta polemica tra gli oppositori e i favorevoli.

Rendering del progetto vincitore del Concorso per l’ampliamento del Palazzo dei Diamanti di Ferrara

Gian Antonio Stella, dalle pagine del “Corriere”, nel dare notizia della rivolta dei 200 firmatari contrari all’ampliamento, racconta che: «il Comune emiliano, da decenni amministrato dalla sinistra, ha avuto l’idea di recuperare nuovi spazi dal palazzo cui rese onore anche Giosuè Carducci […]. Troppo successo delle mostre temporanee, troppo poche le stanze dove concentrare, secondo Maria Luisa Pacelli, direttrice delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, servizi di base per la didattica, un punto ristoro, un percorso coperto, servizi igienici adeguati…».

Se fosse vero sarebbe l’unico luogo del pianeta dove si registrano certi successi … ma del resto un parere di parte non potrebbe essere differente!

Vittorio Sgarbi e Andrea Malacarne, presidente di Italia Nostra, promotori della battaglia, hanno giustamente sostenuto che, se proprio occorre trovare nuovi spazi, considerando la “sacralità” del Palazzo dei Diamanti, gli stessi potrebbero trovarsi al di là della strada, nell’inutilizzato Palazzo Prosperi Sacrati!

La vicenda, purtroppo, a causa dello squallido battibecco tra del sindaco ferrarese e Vittorio Sgarbi, è stata pateticamente ed irresponsabilmente buttata in politica, cosa che perfino Gian Antonio Stella, nel suo articolo, ha condannato: «Botte da orbi. Che rischierebbero di ridurre il tema a una baruffa da cortile se non ci fosse in ballo, appunto, uno dei palazzi più belli, più celebri e più importanti del Rinascimento».

Tra i firmatari dell’opposizione, oltre a Vittorio ed Elisabetta Sgarbi, figurano moltissimi autorevoli personaggi che, nonostante pensieri diversi su altre cose, si sono ritrovati tutti d’accordo nel voler “evitare lo scempio”: gli architetti Pierluigi Cervellati, Mario Bellini e Amos Gitai, il direttore della Treccani ed ex ministro della cultura Massimo Bray, gli scrittori Pietro Citati, Claudio Magris e Dacia Maraini gli storici dell’arte David Ekserdjian, Andrea Carandini, Marc Fumaroli, Christoph L. Frommel, nonché Andrea Emiliani, Salvatores Settis e Tomaso Montanari: «Stavolta ha ragione lui. Piena. Siamo alle solite: l’evento che si mangia il monumento».

Stella, nella chiosa dice: «Certo, mancano ancora il via libera definitivo della soprintendenza e del ministero dei Beni culturali. La voglia di aprire il cantiere, però, è lì. Incombe. E ti chiedi: ma se i giudizi sono così pesanti e così corali da compattare tanti amici e nemici di Vittorio Sgarbi, che si è giustamente intestato questa battaglia, che senso ha ripetere che con il «no» si rischiano di perdere tre milioni e mezzo di euro di lavori? Mah…»

E già, perché in questi casi torna sempre utile fare del “terrorismo” richiamando il “danno erariale” (per esempio nella vicenda dello Stadio a Tor di Valle) …

A certi “terroristi”, forse, bisognerebbe replicare mostrando i conti fallimentari di altre operazioni similari prodotte da svariati architetti autoreferenziali (star e non) nell’ultimo trentennio in Italia… ma risulterebbe impopolare, specie agli occhi di certi intellettualoidi radical-chic estimatori di certe porcherie.

Tuttavia, a certi personaggi della presunta sinistra liberale, come già ebbi modo di fare all’epoca in cui il sindaco Rutelli impose il progetto di Meier per l’Ara Pacis, gradirei ricordare un piccolo aneddoto in cui un dittatore dichiarato e non mascherato, mostrò un comportamento molto più liberale e rispettoso del loro: nella sua autobiografia, Armando Brasini raccontò:

«Ricorderò che al tempo in cui presentai a Mussolini i progetti della via Imperiale, della via del Mare, l’ingrandimento della Piazza dell’Ara Coeli (che venivano a formare un’unica visione con il complesso monumentale che circonda il Vittoriale), un giorno mi accorsi che tra il Palazzetto Venezia in Piazza San Marco e la via dell’Ara Coeli si allestiva un grande recinto che aveva l’apparenza di un cantiere edilizio. Meravigliato, per rendermi conto di quanto stava succedendo chiesi notizia in proposito al governatore di Roma, il Principe Boncompagni, il quale mi informò di aver ceduto l’area recintata alla “Confederazione dell’Industria” la quale avrebbe fatto costruire un grande edificio. Alle mie proteste mi fu risposto che non vi era più nulla da fare perché il progetto del costruendo palazzo era già stato approvato dai più eminenti architetti del consiglio superiore dei Lavori Pubblici, dal ministro Ricci e financo da Mussolini, il quale aveva firmato di suo pugno il progetto stesso. Posto di fronte al fatto compiuto scrissi una lettera vivacissima a Mussolini, facendo presente che l’approvazione da parte sua della costruzione di quel palazzo era in netto contrasto con quanto egli aveva approvato precedentemente, mentre lo stato di fatto veniva a compromettere irrimediabilmente l’intera zona. Mussolini rendendosi conto dell’errore mi fece chiamare, mi ringraziò, ed accettò il mio consiglio; dopo di che diede ordine di sospendere l’inizio dei lavori e ciò permise di salvare la visione del Campidoglio e di tutto quanto lo circonda e che forma la più grande visione della romanità nelle sue epoche».

A completare la diatriba, immancabilmente, si sono levati gli scudi degli architetti[2] ostili al rispetto ed alla conservazione in nome dello “zeitgeist”. L’ossessione per il rispetto dello “spirito del tempo” è infatti un baco talmente invasivo, una volta insinuato nel loro cervello ad opera di “professoron-lobotomizzatori” che, in tutta buona fede, non si accorgono che il senso del bene e bello condiviso per l’essere umano non lobotomizzato sui banchi della facoltà di architettura vada in direzione diametralmente opposta al loro!

Gli architetti pacati si sono limitati a lamentare il fatto che, se è stato fatto un concorso e se sono stati scelti dei vincitori, la cosa deve farsi perché, diversamente, il tutto non avrebbe senso. Ovviamente in molti hanno ripreso l’argomento “terrorista” di cui sopra, mentre altri hanno lamentato l’eccesso di “conservativismo” e “passatismo” degli italiani, incapaci di seguire l’esempio dei Paesi esteri dove certe addizioni risultano all’ordine del giorno, un argomento quanto meno inutile, se non addirittura dannoso.

Si pensi agli scempi di Libeskind in quel di Dresda o Toronto, ma anche alla tanto osannata (dagli architetti) Piramide del Louvre di Ieoh Ming Pei.

Museo di Storia Militare di Dresda, sulla sinistra il “delicatissimo” intervento di Daniel Libeskind
Il “delicatissimo ed opportuno” ampliamento del Royal Ontario Museum Toronto sempre ad opera di Daniel Libeskind
L’invadente presenza della Piramide del Louvre realizzata da Ieoh Ming Pei all’epoca delle Grandes Operations d’Architecture et d’Urbanisme volute dal megalomane Mitterand … un’operazione accompagnata dalla creazione delle tante banlieuses dove i francesi parcheggiarono i nuovi schiavi importati dalle ex colonie promettendogli la Francia dopo aver lavorato nei cantieri, per poi abbandonarli al proprio destino
Rendering del progetto vincitore del Concorso per l’ampliamento del Palazzo dei Diamanti di Ferrara

Ai colleghi dispiaciuti della polemica e convinti che il nostro Paese risulti troppo “conservatore” dico che, a mio modesto parere, se aggiungere significa violentare sarebbe meglio evitare di proporre interventi.

Il fatto che all’estero possano esserci psicopatici autoreferenziali che violentano a proprio piacimento gli edifici storici, non significa che da noi si debba consentire di fare altrettanto! Sarebbe come dire che, siccome c’è gente che si droga, tutti dobbiamo farlo.

C’è modo e modo di fare le cose e, soprattutto, esiste il senso del decoro e del rispetto, chiunque se ne strafreghi del senso del bene e del bello condiviso va isolato e condannato, piuttosto che trattato come vittima incompresa.

Personalmente ritengo che i firmatari di Ferrara abbiano ragione da vendere combattendo contro questo progetto autoreferenziale.

Tra l’altro, visto che molti colleghi benpensanti sono propensi a combattere il “passatismo” e la “falsificazione della Storia”, vorrei far notare loro che, in questo caso, ci troviamo anche davanti ad un chiarissimo caso di “falso storico” di carattere “Littorio“, per cui pongo a loro una domanda precisa: “In tutta onestà, ditemi, avreste difeso questo progetto usando le stesse argomentazioni se il vincitore avesse proposto un “falso storico” rinascimentale, armonizzato col Palazzo? E se no, quale sarebbe la ragione?

La verità è che, se gli architetti iniziassero ad essere più rispettosi, la gente e le associazioni risulterebbero meno ostili al loro lavoro. Da quando si è pensato di dover celebrare a tutti i costi lo zeitgeist (che in realtà è una mera giustificazione dell’autoreferenzialismo del architetto-Marchese del Grillo di turno), la gente è sempre più diffidente degli architetti e sempre meno innamorata dell’architettura.

A certi architetti piagnoni che si sentono incompresi, dico che dovrebbero imparare a farsi delle domande e darsi delle risposte, piuttosto che comportarsi come il pazzo che guida contromano in autostrada e si meraviglia che alla radio dicano di fare attenzione ad un solo pazzo che guida contromano mentre a lui sembrano in tanti!


[1] https://www.corriere.it/cultura/19_gennaio_08/palazzo-dei-diamanti-ferrara-sgarbi-appello-55b47682-1372-11e9-a4df-a6b0a8e62ca7.shtml

[2] http://www.amatelarchitettura.com/2019/01/i-concorsi-di-architettura-nel-paese-di-pulcinella/

7 pensieri su “Concorsi di architettura e lamentele … forse bisognerebbe porsi delle domande

  1. caro Ettore,
    Andrea Emiliani ha giustamente scritto che questo progetto rappresenta un abuso edilizio. Sui monumenti il Codice BBCC impone il restauro e non altro. Il caso tratta di un ampliamento, ovvero di una “nuova costruzione” del tutto incompatibile con il Codice. Su tal genere di concorsi andrebbe sollevata una questione sostanziale: può mai bandirsi un concorso criminogeno, per un’opera già abusiva? chi paga per tali macroscopiche irregolarità (illegittimità)?
    Voglio analogamente evidenziarti quanto la stampa non riferisce riguardo al Concorso per la costruzione sulla spiaggia di Bagnoli a Napoli, del museo di Città della scienza andato in fumo nel 2013, si disse per mano della camorra, in realtà mai nessun colpevole è stato individuato, e le assicurazioni hanno infine pagato. L’incendio commosse tanti e perciò la Regione Campania ha finanziato la nuova costruzione ma anche le attività della fondazione proprietaria e che lo gestiva, e tanti hanno pure sostenuto la pubblica raccolta di contributi. Il concorso bandito per la costruzione del nuovo museo aveva previsto la ubicazione “dov’era” della nuova struttura. contrariamente alle prescrizioni del prg di Vezio De Lucia (che prevede il trasferimento delle attività museali lontano dalla spiaggia), al vincolo paesaggistico (mirabilmente scritto da Antonio Iannello) che espressamente recepisce quelle prescrizioni individuandole quale corretta modalità per la tutela dell’area (mediante il ripristino della sua naturalità). Tale bando di concorso contrasta pure con la legge Ronchi per la bonifica di Bagnoli che pure recepisce le prescrizioni di prg.
    La questione è analoga a Palazzo dei Diamanti. C’è di peggio che a Bagnoli il premio riservato ai vincitori è stato garantito dalla Fondazione Inarcassa (e Inarcassa raccoglie anche tanti professionisti ai quali piace lavorare nella legalità…). Chi ha partecipato, all’atto della iscrizione ha dovuto versare una quota nelle casse dell’Authority del dott. Cantone, al quale abbiamo inviato una raccomandata (a firma mia e di tanti altri colleghi) nella quale, evidenziando l’illegalità urbanistica, contestavamo il conseguente indebito arricchimento da parte della stessa Autorithy… nulla è mai più (per il momento) accaduto. Il premio è stato assegnato, i soldi di Inarcassa sono stati incassati dai vincitori… e sono anni che non si muove (ancora) foglia… perchè non ne fai un approfondimento?
    Su Ferrara le considerazioni giuridiche che ti ho esposto non possono comunque sovrastare quelle prevalenti di carattere culturale che riassumo in una sola parola: vergogna.
    un caro saluto

    1. caro Luigi,
      sapevo qualcosa della vicenda di Napoli, ma non tutto quello che hai raccontato. Davvero allucinante!!!!!!
      Se vuoi scrivere un articolo sarò ben felice di ospitarlo sul blog

      Un caro saluto
      Ettore

  2. Bisogna evitare questi interventi perché per le prossime generazioni diventeranno tradizione del brutto.

  3. Se posso esprimere una mia opinione, sarebbe stato interessante anche valutare eventuali altre proposte di architetti che operano al di fuori dei canoni del movimento moderno. Magari sarebbe stato possibile trovare una soluzione più adatta al contesto. Un saluto

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