Sul deturpamento “ecosostenibile” della città

Bici nel Tevere … un’immagine che sembra essere ormai far parte delle bellezze offerte dalla città più bella del mondo

Lo scorso 2 luglio diverse testate giornalistiche hanno pubblicato la notizia dell’ennesima “bravata” messa in atto da un paio di imbecilli in danno alla nostra città. Due italianissimi idioti si sono infatti divertiti lanciando nel Tevere una bicicletta del nuovo sistema di bike-sharing della Capitale, filmando il tutto e postandolo su Instagram[1].

La Sindaca Raggi ha commentato l’accaduto dicendo «Non ci sono parole davanti a queste immagini. Incivili. Spero i responsabili di questo gesto insensato e vergognoso siano individuati al più presto. Non solo per punirli ma soprattutto affinché imparino cosa sia il rispetto del bene comune».

Personalmente, poco dopo aver letto la notizia e visto il video, ho commentato sulla mia pagina FB così:

«Gli autori di questo video sono degli imbecilli incivili che meritano una giusta punizione, inclusa la divulgazione su tutti i social delle loro belle facce da cretini!

Detto questo, voglio però portare l’attenzione di tutti e della nostra sindaca su questo sistema indecoroso e sciatto di “bike sharing”, che porta la nostra città ad essere infestata da queste orrende biciclette lasciate ovunque, (marciapiedi, piazze, strade, parchi, fontane, laghetti, Tevere, ecc.) ostruendo il passaggio e aggiungendo disordine e sciatteria ad una città già di per sé sporca, disordinata e sciatta.

Passeggiando lungo il Tevere di Roma (ma anche lungo i navigli milanesi) è possibile vedere moltissime biciclette grigio-gialle sott’acqua … suppongo sia diventata una nuova moda da imbecilli simile a quella dei lucchetti ai lampioni.

Forse è ora di fare scelte impopolari e mettere delle regole!

Se il noleggio avvenisse in maniera differente e ci fossero i dovuti controlli (che nel sistema in oggetto evidentemente non servono, perché ci sono altre opportunità di guadagno per i gestori che non vengono danneggiati dalla perdita di qualche bici) i nominativi degli utenti responsabili di queste bravate da idioti, così come quelli di chi lasci le bici nei luoghi più improbabili, si saprebbero e questo fenomeno incivile, magicamente, avrebbe fine!

Il parcheggio ed il noleggio delle bici va necessariamente regolamentato perché la semplice “funzione” non può, come al solito, venir considerata più importante del DECORO URBANO!»

Mi spiego meglio, visitando il sito della oBike[2] è possibile leggere che la stessa è

«Un’azienda globale leader nel bike-sharing senza stazioni che offre un servizio innovativo per il trasporto di breve distanza. La piattaforma è attualmente presente in 3 diversi continenti per un totale di quasi 20 stati nel mondo. Il trasporto con oBike permette la riduzione del traffico, delle emissioni di CO2 e, di conseguenza, aiuta a rendere le città più ecosostenibili.

L’app, scaricabile comodamente sul proprio smartphone, consente agli utenti di individuare e noleggiare le biciclette utilizzando una tecnologia del tutto innovativa: le bici presentano sia un blocco incorporato sia un sistema GPS, che consente loro di essere lasciate ovunque e non esclusivamente in un’area di parcheggio».

Guardando al costo[3], all’apparenza molto conveniente (dai 30 ai 50 centesimi di Euro per 30 minuti, a seconda delle città – a Roma, per il momento la tariffa è di 30 centesimi) e considerando che la bicicletta può esser presa e lasciata dove si vuole, la cosa può apparire molto positiva … anzi un vero e proprio incentivo all’uso dei pedali direi!

Tuttavia, non è da sottovalutare il fatto che, a lungo andare, davanti a certe offerte la gente possa abbandonare l’idea di acquistare una bicicletta privata, realizzata da un’azienda nostrana, a tutto beneficio dei produttori “globali” di questi mezzi che, però, almeno per il momento sembrano non soddisfare affatto gli utenti.

Infatti, mentre gli utenti appartenenti al mondo civile si limitano a lasciare pessime recensioni sul sito dell’azienda, (p. es. “l’idea è molto bella, l’app funziona bene, peccato che le bici fanno schifo, fanno fatica ad andare anche in discesa! Ci ho rinunciato![4]) quelli incivili sembrano prediligere la “vendetta personale” attraverso la vandalizzazione dei mezzi[5]

Del resto, il sistema non prevede la possibilità di vigilare, perché non prevede l’esistenza degli “inutili e costosi dipendenti da stipendiare” per registrare i documenti degli utenti e prendersi cura delle bici … siamo nell’era del “fai da te che risparmi”, la nostra era liberal e globalizzata è infatti quella che considera ormai inutile la possibilità di interagire con la cassiera di un supermercato o di un negozio, o col bigliettaio dell’autobus, figuriamoci del noleggio delle bici … va da sé che nessuno potrà mai accorgersi se qualche incivile vandalizzi le biciclette grigio-gialle o le lasci dove meno te le aspetti[6]! … E il problema non è né romano, né italiano, perché è ben documentato ovunque nel mondo!

Bici oBike “parcheggiate” ad fermata del bus
Bici oBike “parcheggiate” in una fontana di Ravenna
Bici oBike “parcheggiate” in un naviglio milanese
Bici oBike “parcheggiate” davanti ai cassonetti dell’immondizia a Torino

Ora, per quanto possa indignarmi davanti all’inciviltà di chi vandalizzi le bici, voglio tornare al problema che più mi preme e del quale non solo nessuno dei presunti “ambientalisti” sostenitori di questo efficiente sistema di “mobilità sostenibile” sembra preoccuparsi, ma che addirittura viene sbandierato come una grande conquista, usandolo come argomento principe del successo nei siti che pubblicizzano il sistema di bike-sharing: “oBike è il servizio con bici a flusso libero nato a Singapore all’inizio del 2017 e sbarcato in Italia lo scorso autunno, che sta riscuotendo un notevole successo nelle grandi città come Roma, grazie alla particolarità di prendere e lasciare le bici senza utilizzare rastrelliere apposite”.

A mio avviso questa “libertà” di poter prendere e parcheggiare le bici dove si voglia risulta gravemente limitativa della libertà degli altri, di poter vivere in una città ordinata e decorosa, dove i marciapiedi risultino liberi da ostacoli, la vista dei monumenti non ostruita da bici “parcheggiate” e/o abbandonate ecc.!

Il fatto che – si legge nei siti che pubblicizzano la oBike – “Le istituzioni municipali e la compagnia di bike-sharing si raccomandano di lasciare le bici in maniera corretta per non intralciare il funzionamento di altri servizi o il passaggio dei pedoni sui marciapiedi”, appare come l’ennesima ipocrisia di un mondo perbenista, dove i nuovi Erode sono pronti a scaricare le proprie responsabilità sugli altri, nascondendosi dietro frasi come questa, che suona esattamente come quelle stampigliate sul pacchetto delle sigarette o sulla pubblicità dei siti di scommesse!

Agli ambientalisti vorrei quindi ricordare che il rispetto dell’ambiente non riguarda solo la possibilità di utilizzare slogan sulla “eco-sostenibilità” – spesso a sproposito – ma passa anche per il rispetto del decoro dello spazio costruito, diversamente si tratterà di mero deturpamento “ecosostenibile” della città.

Bici oBike “parcheggiate” davanti alla Fontana di Trevi a Roma
Bici oBike vandalizzata
Il problema non è solo italiano … Bici oBike “parcheggiate” su di un palo a Sydney
Biciclette di una società di bike-sharing abbandonate ed ammassate in prossimità di un parco in Cina
Biciclette di una società di bike-sharing abbandonate ed ammassate in prossimità di un parco in Cina

[1] https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/07/02/roma-buttano-la-bicicletta-a-noleggio-nel-tevere-e-postano-il-video-sui-social-raggi-incivili-spero-vengano-puniti/4464856/

[2] https://play.google.com/store/apps/details?id=com.obike&hl=it

[3] https://www.money.it/Obike-Roma-come-funziona-prezzi

[4] https://play.google.com/store/apps/details?id=com.obike&hl=it&showAllReviews=true

[5] https://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_tevere_biciclette_noleggio_bike_sharing_tevere_foto-3514498.html

[6] https://www.money.it/obike-bici-rubate

8 pensieri su “Sul deturpamento “ecosostenibile” della città

  1. Grazie, caro Ettore.

    ragionando di trasporti a Firenze, la mia città, osservo che il Comune di Firenze dimostra avversione alle bici proprie, perché a parte l’anarchia dei furti delle bici medesime, per i quali siamo a livelli record:

    https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/bici-rubate-furti-1.3043101,

    in centro sono stati levati quasi tutti i parcheggi delle bici che c’erano… cioè, vai in centro con la bici, che per Firenze è sempre stata l’ideale, perché per i mezzi pubblici e le auto, ma anche i motorini, con la zona blu allargata, non ci puoi andare, e anche con i lavori per la tramvia 3, il traffico è paralizzato… quindi, se arrivi con la tua bici in centro, ma non sai dove lasciarla, devi, alla meglio, cercare qualche palo. Sono stato da poco a Amsterdam: città in pianura, bici a valanghe, ma ciascuno ha la sua, non c’è Mobike (flusso libero), perché hanno visto che creava caos:

    https://www.bikeitalia.it/2017/08/09/amsterdam-mette-al-bando-le-bici-del-bike-sharing-flusso-libero/,

    vedi anche qui, un’altra analisi del rapporto costo/benefici dell’iniziativa, prodotta anche questa da bikeitalia, pensando proprio a Firenze:

    https://www.bikeitalia.it/2017/06/06/8-mila-biciclette-bike-sharing-firenze/

    alla quale aggiungo il fatto, non considerato nei due articoli precedenti, che il bike-sharing è prevalentemente dedicato ai non residenti, piuttosto che ai residenti, ai quali serve una bici propria, a casa loro (il bike sharing in sostanza è solo in centro), efficiente, della quale si possa disporre con libertà. Non mi pare una gran pretesa, ma sembra che, man mano che si va avanti, anche le cose più elementari diventino proibitive. Le amministrazioni paiono fare l’esatto contrario di quel che dovrebbero.

      1. Ovviamente, il discorso degli inconvenienti del bike-sharing free-flow, che ho portato per Firenze, vale, in linea di massima, anche per Roma.

        …caro Ettore, grazie a te e ai tuoi amici, come Luciano Belli Laura, per la preziosa e documentatissima serie degli articoli sulla questione dello stadio a TdV.
        Anche a Firenze si vuole fare un nuovo stadio, nel già cementato quartiere di Novoli:

        https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/stadio-castello-1.3954537

        Ho seguito poco la vicenda, ma a buon senso mi pare un’operazione speculativa come quella di Roma. Purtroppo, a Firenze non abbiamo figure come te e Belli Laura, che mettano il dito sulle problematiche che nelle stanze del potere si tendono a celare… mentre il popolo, ormai più o meno sottilmente “trattato” dagli operatori di quelle medesime stanze, generalmente esulta alla prospettiva del “nuovo che avanza”.

        Resta il fatto che, Roma o Firenze, o Milano, o altrove, la speculazione edilizia resta sempre ai primi posti della “top ten” della politica.

        A fronte di questi “fatti spiacevoli”, come li definiva il poeta, consentimi di proporre la consueta osservazione, per la quale, a mio parere, non si potrà evolvere da questa situazione, se non nella misura in cui potrà crescere la “società partecipativa” secondo Dottrina sociale:

        http://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2015/09/LA-SOCIETA-PARTECIPATIVA-P-L-Zampetti.pdf

  2. Come scrisse F. Purini molti anni fa in un suo memorabile pezzo in cui descriveva non senza accenti poetici l’artificialità anche immanente del modo in cui siamo immersi, il mondo degli oggetti e, direi io, delle merci totali citando C. Marx. Dove la città e l’architettura sono parte indispensabile di quel processo e il surplus di capitale circolante è plasicamente visibile e tragicamente pervasivo, al punto che il frutto comunque del lavoro di qualcuno può essere spregiativamente riversato nei luoghi più delicati dello spazio in cui tutti viviamo. È un po’ come quello che si taglia il pisello per far dispetto alla moglie fedifraga…meglio, è come cacarsi addosso perché si vuole danneggiare la multinazionale che produce la carta igienica tagliando gli alberi. Follie del capitalismo !

    1. intanto era “ …pezzo descriveva non senza…”. Poi “…K. Marx…”. Poi “…immanente del mondo…”. Infine “ . La città e…” senza “ Dove “.

    2. E cito solo un dato, per capirci : dal 1900 al 1999 gli Stati Uniti hanno consumato 4500 milioni di tonnellate di cemento. Fra il 2011 e il 2013 la Cina ne ha consumate 6500.

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