L’ottimo articolo di Marco Alcaro, “Il superbonus che potrebbe trasformarsi in un boomerang[1]”, pubblicato lo scorso 26 gennaio su “Domani”, mette in guardia dal fenomeno che sta rivoluzionando il settore edile in Italia, facendo illudere tanti italiani di poter restaurare il proprio edificio a costo zero.
Alcaro, nel ricordare che l’articolo 119 del Decreto Rilancio possa essere «un’opportunità non ripetibile per riqualificare e rendere più sicure le nostre abitazioni», evidenzia come esso «potrebbe avere una grande ricaduta, sia per l’indotto che genera, sia in termini di posti di lavoro diretti e, non ultimo, per la riaffermazione dell’importante ruolo sociale dei professionisti coinvolti», sottolineando però come la farraginosa macchina burocratica e le diverse interpretazioni normative stiano rallentando il processo, limitandone fortemente l’applicazione.
È un male? È un bene?
Correttamente, Alcaro spiega «l’utilizzo massiccio di questo credito d’imposta avrebbe un costo enorme per l’erario che, in caso di utilizzo soltanto nel 20 per cento degli edifici compatibili con le prescrizioni della norma, inciderebbe nel bilancio dello Stato, per i prossimi 5 anni, per circa 200/250 miliardi di euro. Tutto ciò spiegherebbe il tentativo continuo dell’apparato burocratico (che in molti casi è una garanzia di salvaguardia) di mettere i bastoni tra le ruote a un’iniziativa politica avventata, con grave ricaduta sui conti pubblici.»
L’editorialista suggerisce che, per porre un freno a questa strana euforia, si potrebbe riportare l’aliquota al 90% (come per il Bonus Facciate) «per selezionare gli interventi dove realmente sono necessari ed evitare questo preoccupante fenomeno di ESCo e General Contractor, che si sono gettati nell’”affare”, andando a proporre a condomini interventi improbabili a costo zero, sfruttando imprese e professionisti costretti a ridurre i loro corrispettivi, generando gravi conseguenze sui singoli proprietari degli immobili, (con l’aiuto delle approvazioni facili in Assemblea condominiale), su cui l’Agenzia delle Entrate si andrà a rivalere in caso di problemi» … sicché l’autore scrive: «Inoltre questi grandi gruppi societari, che acquisiscono il credito e che hanno facilità di fare accordi con le banche, a differenza di piccole imprese e professionisti, non hanno, per espressa volontà legislativa, alcuna responsabilità diretta nell’operazione, avendo scaricato tutto sui professionisti che asseverano».
Il rischio che Alcaro evidenzia è che l’Agenzia delle Entrate, tra 5 anni, potrebbe bussare a casa dei condomini beneficiari degli interventi, presentando loro il conto del bonus di cui hanno erroneamente usufruito … conto che potrebbe arrivare a 90mila €/appartamento, cosa che porterà a «fare causa al professionista, con l’assicurazione che invocherà il dolo e si tirerà fuori e le grandi società che saranno al riparo con i loro ingenti guadagni (si stima circa il 20/30 per cento dell’indotto, ovvero diversi miliardi di euro)».
Tutto vero, tutto giusto, ma c’è qualcos’altro – di ancor più subdolo – che non viene detto, che tocca noi professionisti, che riguarda anche il Bonus Facciate 90% e che finirà per cadere come un macigno su tutti noi italiani, come contromisura al danno per i conti pubblici!
Si tratta di qualcosa che ho potuto verificare personalmente, in ben due occasioni, la prima per un restauro con Bonus Facciate 90%, la seconda per un possibile intervento di Eco Bonus 110%, dove una ESCo[2] ha proposto anche un pesante intervento con “Sisma Bonus”, sebbene il fabbricato in questione risulti essere stato monitorato, per ben due anni, da uno dei più importati studi di ingegneria mondiali, concludendo che non vi fossero problemi strutturali.
Ebbene, un contractor con il quale ho avuto modo di interagire mi ha candidamente rivelato come vadano le cose. Innanzitutto mi è stato riferito che molti fondi a supporto di questi investimenti arrivano dall’estero … “dobbiamo attirare capitali esteri” è lo slogan neoliberista che, in più occasioni, abbiamo sentito pronunciare dei nostri governanti.
Ma c’è di più, come Alcaro ha raccontato, noi professionisti, “per espressa volontà legislativa”, siamo quelli che, con le nostre certificazioni, andiamo ad assumerci ogni responsabilità sicché, nell’infinito elenco delle vessazioni e esborsi cui siamo esposti, siamo stati obbligati a fare una estensione della polizza assicurativa professionale (già di per sé una assurdità per molti professionisti che operano in settori privi di rischio), destinata a coprire specificatamente le “certificazioni”.
L’Ordine degli Architetti indica una estensione della polizza con un massimale pari a € 500mila … ma la ESCo con la quale ho avuto modo di interagire mi ha chiesto che fosse estesa ad € 1,5mln … ovviamente questo è un costo che va pagato per gli anni a venire, perché, nei prossimi 10 anni l’Agenzia delle Entrate potrebbe bussarti alla porta ed occorre farsi trovare coperti.
Ciò vuol dire che, se uno crede di poter non rinnovare la polizza perché dopo la prima esperienza non vuole più far parte di questo sistema, il rischio è grande. Le compagnie, ovviamente, fanno sapere che si può anche stipulare un contratto con clausola di retroattività estesa a 10 anni, ma i costi ovviamente, aumentano e le garanzie restano scarse, come ricordato da Alcaro.
ESCo e General Contractors ritengono inoltre le nostre parcelle una ulteriore ragione di disturbo! Per capire il rispetto che ci viene riconosciuto dovete sapere che il responsabile commerciale con cui ho interagito per un Bonus Facciate intervenuto in corso d’opera, dopo aver inviato i conti alla sede centrale (in una grande città del Nord d’Italia), credendosi simpatico, sebbene la mia parcella approvata dal condominio fosse onestissima e non affatto alta, mi ha detto «architè, sa che mi hanno suggerito per lei i miei superiori dopo aver visto la sua parcella? ABBATTILO!»
In pratica, per quello che ci riguarda come professionisti, il CNA (interessato alle società di ingegneria più che a noi) ci ha svenduto, per l’ennesima volta, decidendo il nostro futuro senza informarci, esattamente come accadde all’epoca della riforma delle pensioni e dei CFP!
La verità è che noi liberi professionisti freelance diamo fastidio a queste grandi società, poiché esse preferirebbero gestire il tutto in autonomia, gonfiando i lavori, ergo i prezzi, a proprio piacimento, sì da poter usufruire del più alto credito d’imposta possibile.
Ecco quindi che, con l’appoggio di chi dovrebbe tutelarci, noi irriducibili professionisti veniamo obbligati da queste società a farci carico di responsabilità, inoltre, in maniera diversa a seconda delle varie società in gioco, ci viene chiesto di produrre una mole assurda di documenti – molti dei quali ingiustificati (non sto qui a farvi l’elenco di quello che mi sia stato chiesto) – per farci la vita talmente difficile da farci capitolare … ovviamente tutto questo ritarda o impedisce l’avvio dei cantieri.
In pratica lo Stato, col suo modo di legiferare a favore di ESCo, General Contractors, Banche e istituti d’Assicurazione, e il CNA con il suo esporci a certi soprusi, si rendono conniventi nel sistema di mobbing[3] che affligge i “non più liberi” professionisti!
Queste società finanziarie – come ho avuto modo di verificare personalmente – in un intervento di Bonus Facciate, una volta ricevuto il costo dell’appalto da finanziare al 90%, lo rivalutano drasticamente (nel caso da me verificato, l’aumento è stato pari al 62,5%), calcolando il contributo del 10% a carico del condominio sul prezzo rivalutato e non su quello del reale appalto.
Questo aiuta a comprendere il perché, in assenza di un libero professionista onesto che indichi, in un regolare Capitolato Speciale di Appalto e Computo Metrico Estimativo, quali siano le reali opere necessarie ad un fabbricato – ergo il costo reale dell’intervento – queste società tenderanno a gonfiare mostruosamente i lavori e i costi, per poter beneficiare di tutti quei 90mila euro ad appartamento previsti dalla norma!
La persona di cui sopra infatti, mi ha candidamente detto “architè, questi finanziamenti si fanno per grandi appalti, quelli piccoli non ci interessano!”
Ma la cosa che più mi ha colpito, confermando il mio sospetto che questa trasformazione dell’edilizia in finanza risulti una bomba ad orologeria, della portata della vicenda dei “bond argentini[4]” degli anni Novanta, è il fatto che mi abbia candidamente confessato come queste società, una volta acquisito il credito, possano rivenderselo ad un’altra società che farà altrettanto, fino a che la cosa ricadrà drammaticamente sui conti dello Stato … che siamo noi tutti!
Egoisticamente, da condomino miope potrei ritenere questa operazione interessante, promuovendo il “cappotto a costo zero” per casa mia, ma da “buon padre di famiglia” lungimirante non posso tenere per me queste notizie, perché ne va del futuro del nostro Paese, ovvero quello dei nostri figli e nipoti, cui dovremmo lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo trovato.
Probabilmente qualche malpensante mi accuserà di “complottismo”, ma me ne frego, perché non parlo sulla base di fake news ma, come ho raccontato, sulla base di informazioni di prima mano, tuttavia non volendo apparire disfattista, propongo un’alternativa, molto più valida per tutti, Stato in primis, piuttosto che ad esclusivo beneficio delle “società-prendi-i-soldi-e-scappa”.
Non si tratta di niente di nuovo, ma di qualcosa già raccontato tante altre volte[5] e che riguarda norme e sistemi validissimi già esistenti, che risultano esser stati dimenticati o stupidamente abbandonati in nome di politiche votate al neoliberismo.
In primis potremmo finalmente realizzare, su tutto il territorio nazionale, dei Piani di Recupero secondo i dettami della legge 457/78 e seguendo i criteri attuativi e gli incentivi indicati dalla Legge Regionale 47/78[6] dell’Emilia Romagna – l’unica ad aver legiferato in materia – inoltre l’IVA potrebbe ridursi al 4% e si potrebbero rispolverare gli incentivi previsti dalla Legge 1552/61 per i beni vincolati, estendendoli a tutto l’edificato necessitante di interventi di “efficientamento”, ecc. … ma, soprattutto, dovremmo ricordarci che in Italia esistono molte altre norme e strumenti in attesa di tornare alla luce, dopo decenni di oblio, norme e strumenti che consentirono al Comune di Roma ed allo Stato italiano di venir fuori dalla bancarotta causata dalla speculazione privata post-unitaria e, al contempo, di dar casa a chi ne avesse bisogno, senza venir strozzato dai mutui bancari.
A tal proposito è infatti utile rammentare ciò che scrisse Italo Insolera del tentativo del sindaco Luigi Pianciani[7] di rendere il Comune un soggetto attivo con spirito imprenditoriale: «in una città che ha l’edilizia come sua unica attività industriale, il deficit dell’amministrazione, già allora cospicuo, può essere sanato proprio con una diretta partecipazione in tale ramo di investimenti»[8].
Quell’insegnamento potrebbe dunque portarci a capire che lo Stato, piuttosto che farsi strozzare dal debito nel quale si trova per le stesse ragioni di fine ‘800, potrebbe investire del denaro pubblico per produrre un guadagno pubblico, o perlomeno pareggiare i conti, instaurando un sano regime di concorrenza con gli investitori privati.
Immaginate infatti cosa succederebbe se venissero tirate fuori dagli archivi, adattandole al tema della conservazione, dell’efficientamento e della rigenerazione, norme e criteri elaborati all’epoca del Sindaco Nathan per emancipare l’ICP dalla speculazione privata e risanare i conti comunali, consentendo la realizzazione non solo di case popolari, ma anche di locali commerciali e case da vendere e/o affittare e perfino costruite per conto terzi. Quelle norme e strumenti, infatti, non solo risolsero il problema casa, ma addirittura portarono i conti pubblici nettamente in positivo!
Uno Stato che ha a cuore i suoi cittadini, piuttosto che solo le banche, le ESCo e i General Contractors, dovrebbe comprendere che, piuttosto aumentare il proprio debito sperperando miliardi in progetti per opere spesso inutili[9] e/o in operazioni rischiose come quelle dette in apertura, potrebbe investire lo stesso denaro per mettere in atto una strategia come quella descritta; cosa che tornerebbe molto più utile alla gente e al nostro patrimonio, perché consentirebbe di produrre lavoro per tutti, risanare il bilancio e far tornare a splendere le nostre città che oggi si presentano in stato di desolazione o necessitanti di “efficientamento” e “rigenerazione”, per usare parole di moda.
In fondo non occorre reinventare la ruota, ma semplice buona volontà!
[1] https://www.editorialedomani.it/idee/voci/il-superbonus-che-potrebbe-trasformarsi-in-un-boomerang-swdrlqq4?fbclid=IwAR0ENCANnXkh7OzChqJJVaIosgwY_DYvBX2PnDVeoxclJ7ENq8JJqvnropI
[2] https://fire-italia.org/cose-e-come-opera-una-esco-energy-service-company/
[3] https://www.lavoroediritti.com/abclavoro/il-mobbing
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_economica_argentina
[5] Per esempio: https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/08/01/il-quartiere-testaccio-di-roma-e-la-politica-dellicp-agli-albori-della-sua-esistenza-un-importante-precedente-da-cui-imparare/ https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/10/21/dopo-via-ticino-incontri-ravvicinati-di-terzo-tipo-col-ministero-dei-beni-culturali/
[6] http://www.legislazionetecnica.it/17623/fonte/lr-emilia-romagna-07-12-1978-n-47
[7] Dopo 6 facenti funzioni, Pianciani fu il primo Sindaco di Roma liberata e annessa al Regno d’Italia, dal novembre 1872 al luglio 1874. A lui l’ing. Alessandro Viviani consegnò il primo Piano Regolatore per Roma datato 1873.
[8] Italo Insolera, Roma – Immagini e realtà dal X al XX secolo, Laterza Edizioni, Roma-Bari 1980, pag. 32.
[9] https://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2021/02/06/rigenerazione-urbana-e-sperpero-di-denaro-pubblico-riflessioni-sul-bando-creative-living-lab-iii-edizione/
Le cose stanno esattamente così e l’esperienza descritta lo dimostra in modo palmare. Utile potrebbe essere anche ripercorrere la vicenda del MOSE a Venezia, esempio macroscopico di truffa ai danni dei cittadini italiani tutti, perpetrata a mezzo degli stessi artifici finanziari-tecnico-amministrativi.
Grazie Ettore.
Grazie a te Maurizio.
La vicenda del Mose, come quella del miliardo e duecento milioni spesi per la sola, inutile, progettazione dell’assurdo Ponte di Messina, gli 850 mln per lo scheletro dello Stadio del Nuoto di Calabria, o le cifre mostruose per il G8 a La Maddalena e tante altre ancora, urlano vendetta
Ciò che mi stupisce però davvero è che i dragoni del finanzcapitalismo (copyright di Luciano Gallino) di ieri, vogliano diventare i draghi keynesiani di oggi, a chiacchiere naturalmente, con seguito di giornalisti accreditati, televisioni appecorate ecc…ecc…
…e mi è tornata sottomano una dichiarazione di Henry Ford : “meno male che la gente non capisce il nostro sistema bancario e finanziario, perché se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione “. Era il 1921 e la grande crisi del ‘29 era alle porte. Ora invece è il 2021 e non ci sono più neanche le porte !
Saluti appassionati.
giusto!