Stadio a Tor di Valle – stato dell’arte e proposte concrete

Schema riepilogativo delle cubature elaborato da Luciano Belli Laura per dimostrare l’inconsistenza delle dichiarazioni della Sindaca di Roma che ha affermato: «Ero contro “quel” progetto specifico, che avrebbe comportato l’ennesima colata di cemento in un’area della città. Ricordo che quel progetto prevedeva che, su un milione di metri cubi di cemento, lo stadio avrebbe rappresentato il 14% del totale. Noi abbiamo migliorato il progetto rendendolo innovativo ed eco-sostenibile. Abbiamo ridotto le cubature del 50%, con edifici a ridotto impatto ambientale realizzati con gli standard energetici più avanzati al mondo e un superamento del rischio idrogeologico della zona»

Dopo l’esposto/denuncia di FederSupporter e C.A.L.M.A. indirizzato al Sindaco di Roma ed al Governatore della Regione Lazio, in attesa di conoscere il contenuto (irrilevante in termini tecnico-amministrativi) della Relazione del Politecnico di Torino, le cui anticipazioni “catastrofiche” difficilmente potrebbero modificarsi, a meno di 30 denari, raccolgo l’invito di Luciano Belli Laura di pubblicare il suo breve ma dettagliatissimo riepilogo della situazione urbanistico-amministrativa della vicenda Tor di Valle, che sarebbe bene divulgare affinché, una volta per tutte, si comprenda che, indipendentemente dalla manipolazione della realtà messa in atto da chi pensi di poter creare un sistema politico-amministrativo fondato sulla regola “io sono io e voi non siete un c…!” tanto cara al Marchese del Grillo, in un mondo in cui l’onestà doveva tornare di moda, certe cose non dovrebbero neppure immaginarsi!

Il nostro Paese è maestro nell’infervorarsi in occasione di qualche scandalo giudiziario, oppure a seguito di un fattaccio di cronaca, tuttavia, una volta che il polverone mediatico si è placato, il popolo viene colto da un’amnesia impressionante, lasciando andare le cose anche peggio di prima!

A Roma in molti, ipnotizzati dalle menzogne che girano su Tor di Valle, sembrano essersi già dimenticati le vicende dell’inchiesta Rinascimento e così, quando si parla dello Stadio a Tor di Valle, nessuno sembra ricordare più come stiano realmente le cose, né sembra che qualcuno prenda in considerazione la possibilità che esistano delle norme e dei Piani che prevedano iter diversi da quelli da Marchese del Grillo ipotizzati per lo Stadio “della” AS Roma.

Lascio quindi la parola al collega biellese che, sebbene lontanissimo da Roma, sembra essere molto più interessato alla vicende della Capitale, che non i nostri amministratori politici, cittadini e colleghi.

RIEPILOGO (a cura di Luciano Belli Laura)

In modo schematico occorre evidenziare che:

  1. C’è differenza sostanziale tra VARIANTE Urbanistica al Piano Regolatore Generale e modifica o adeguamento a qualsiasi progetto d’edificio o di complesso edificatorio;
    1. La procedura di Variante Urbanistica al P.R.G. è d’esclusiva competenza comunale e prevede: ADOZIONE, pubblicazione, osservazioni, controdeduzioni, APPROVAZIONE;
    1. Il comma 2-bis, art. 62, Legge 96/2017) consente – ove necessario – che il “verbale” dell’ultima Conferenza di Servizi sul “progetto” costituisca ADOZIONE di Variante Urbanistica;
    1. La suddetta leggina (c.d. ad Pallottam) stabilisce che il “verbale” costituente ADOZIONE di Variante Urbanistica sia inviato al Sindaco che provvede alla APPROVAZIONE;
    1. La Regione, in quanto amministrazione procedente sul “progetto”, invece, il 22 dicembre 2017, erroneamente stabilisce che il “progetto da adeguare” costituisca ADOZIONE di Variante Urbanistica;
    1. Sicché, il 25 gennaio 2018, la Regione “invita” il Proponente ad adeguare il “progetto” alle prescrizioni-ottemperanze e poi trasmetterlo a Roma Capitale per essere PUBBLICATO come Variante Urbanistica;
    1. Roma Capitale pubblica, in quanto Variante Urbanistica al Piano Regolatore Generale, il “progetto” che il Proponente NON HA ADEGUATO come richiesto dalla Regione;
    1. Cittadini ed associazioni presentano OSSERVAZIONI a ciò che Roma Capitale pubblica come Variante Urbanistica al P.R.G. Vigente; alcuni osservano la non procedibilità in quanto Variante Urbanistica di ciò ch’è solo un “progetto” non adeguato;
    1. Il Comune non ha limiti temporali sia per le CONTRODEDUZIONI alle “osservazioni” presentate entro l’11 giugno 2018 sia per APPROVARE la Variante Urbanistica;
    1. Il Dipartimento P.A.U. di Luca Montuori prevede di portare alla APPROVAZIONE del Consiglio Comunale la Variante Urbanistica assieme alla Convenzione necessaria a realizzare il “progetto”;
    1. Il Presidente dell’Assemblea Capitolina Marcello De Vito dichiara che la “Variante Urbanistica va considerata come coda della D.A.C. 32/2017 riconoscente “interesse pubblico” al “progetto”;
    1. A Marcello De Vito andrebbe ricordato che la Variante Urbanistica al P.R.G. non c’entra NULLA con la suddetta deliberazione, ch’è un semplice step nella procedura sul progetto;
  • Il “progetto definitivo” considerato di “interesse pubblico”, con Delibera Assemblea Capitolina n° 32 del 14 giugno 2017, perviene in Regione il 15 giugno 2017, contestualmente all’archiviazione del “vincolo” sulle Tribune dell’Ippodromo di TdV;
    • La Regione Lazio indice la Conferenza di Servizi decisoria asincrona e semplificata per l’esame del “progetto definitivo” che si conclude senza decisione alcuna;
    • Il 19 settembre 2017, la Regione indice una Conferenza di Servizi decisoria in forma simultanea e modalità sincrona che si conclude il 5 dicembre 2017;
    • Il 22 dicembre 2017, la Regione emette la Determinazione G18433 di chiusura positiva della Conferenza di Servizi e di “ASSENSO CON PRESCRIZIONI” al “progetto definitivo”, che non significa “assenso” pieno o “diniego” totale;
    • Il 25 gennaio 2018, la Regione “invita” (ved. Punto 1.6.) il Proponente ad adeguare il “progetto definitivo” alle prescrizioni ed ottemperanze espresse in Conferenza di Servizi da Enti ed Amministrazioni (Stato, Regione, Città Metropolitana e Comune);
    • Nella suddetta comunicazione al Proponente ad adeguare il “progetto definitivo”, viene specificato che solo ove adeguato il “progetto” da adeguare potrà eventualmente essere approvato;
    • La Regione tuttavia, pilatescamente, non prevede di dover controllare che il progetto venga effettivamente adeguato prima d’essere pubblicato in quanto Variante Urbanistica; limitandosi a chiedere d’aver copia di quanto trasmesso a Roma Capitale;
    • La Regione potrà concludere la procedura d’approvazione del “progetto” solo dopo che Roma Capitale abbia concluso la procedura di Variante urbanistica;
    • La procedura d’approvazione del “progetto” si concluderà in Regione solo con Delibera della Giunta Regionale che darà il “permesso di costruire” ossia di realizzare il progetto;
    • Il permesso di costruire realizzando il progetto è un “titolo abilitativo” che ha valore di “pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza” alla realizzazione delle opere progettate; vale a dire, un titolo comportante diritti assolutamente rilevanti;
    • Sino alla emanazione della Delibera regionale assegnante il “titolo abilitativo” al progetto, nessuno ha possibilità di minacciare cause milionarie ovvero sostenere diritti acquisiti;
    • Eventuali modifiche progettuali dovrebbero essere valutate in “nuova” Conferenza di Servizi decisoria regionale e, prima, anche in una Conferenza di Servizi preliminare comunale.

Come si può notare, la faccenda è complessa, ma nessuno può continuare a mistificarla, pensando si possa far finta di nulla di quanto emerso nella INCHIESTA RINASCIMENTO.

Sarebbe inoltre deleterio procedere sia nel “progetto” sia nella “Variante urbanistica” senza considerare che gli atti emanati dalla Regione siano sub iudice, per il “ricorso” al TAR presentato da CODACONS e per le conseguenze penali derivanti dalla suddetta inchiesta della Magistratura.

Si tenga inoltre presente che, nelle “osservazioni” presentate, viene chiaramente argomentata la NON procedibilità sulla Variante urbanistica.

Si tenga infine conto che, dopo aver presentato a Raggi e Zingaretti la “diffida” a procedere, ovvero con invito a sospendere in autotutela ATTI che l’inchiesta della Magistratura evidenziano come ILLEGITTIMI, i rappresentanti delle associazioni FederSupporter e CALMA (in rappresentanza di 13 associazioni) hanno depositato in Procura l’esposto/denuncia per accertare supposti reati di cui all’art. 328, comma 1, C.P. ed all’art. 328, comma 2, C.P. !

Dopo tutto quanto sopra sinteticamente esplicitato, sarebbe quindi necessario considerare se possa aver senso:

  • Chiedere l’annullamento della DAC 32 del 14 giugno 2017 che, essendo semplicemente un mero passaggio (step) nella procedura d’approvazione del “progetto”, non ha alcun valore. La procedura d’approvazione del “progetto”, infatti, è ancora aperta e, si spera, non proceda neppure se interviene una “modifica progettuale” che reintroduca “ponti” non finanziati dal Proponente ed ora promessi da Conte o da Toninelli … giacché nessun governo “amico” potrebbe far pagare da tutti un’opera privata che si configura solo ed esclusivamente come la più rilevante SPECULAZIONE FONDIARIA ED IMMOBILIARE, mai tentata a Roma;
  • Sostenere – con ogni mezzo legale – la NON procedibilità della Variante Urbanistica; soprattutto perché, una volta ottenuto il RADDOPPIO della capacità insediativa concessa a Tor di Valle dal vigente Piano Regolatore, gli speculatori (Luca Parnasi prima, e forse James J. Pallotta dopo) potrebbero lucrare plusvalenze indebite con la valorizzazione dei terreni di Tor di Valle, per poi FREGARSENE di COSTRUIRE lo STADIO … Dalle carte dell’Inchiesta Rinascimento emerge che tale obiettivo fosse perseguito dal Proponente del “progetto” di business park ed affini con annesso stadio, poi finito ar gabbio! Sicché, se le cose fossero andate come perseguito dal Proponente di tal “progetto”, il Richiedente una simile “Variante Urbanistica” avrebbe poi ceduto i terreni acquistati da SAIS Spa per € 40 milioni (neppure interamente pagati) a Real Capital od a chicchessia per € 200 milioni;
  • Proporre di fare chiarezza piena sulla vicenda che, ai sensi della c.d. Legge Stadi (comma 304, art. 1, della L. 147/2013), doveva concludersi entro il 180° giorno dall’inizio del procedimento ossia entro 180 giorni dal 12 settembre 2016!

15 pensieri su “Stadio a Tor di Valle – stato dell’arte e proposte concrete

  1. Ancora un ringraziamento per il minuzioso lavoro. Svetta su tutto per stupidità “…il superamento del rischio idrogeologico…”. ( a carico dei cittadini).

  2. Feder supporter, Calma, Codacons, rappresentanti di chi ? Queste pseudo associazioni che si nutrono di cavilli per esistere sono il nulla. Articolo fondato sul nulla cosmico , il ponte di Ariccia tra qualche giorno sarà pieno di gente.

    1. Non so chi tu sia, visto che da bravo vigliacco non ti qualifichi, però è chiaro che sei uno che parla senza conoscere assolutamente nulla di ciò che dice e che, al di là del tifo calcistico e/o fede politica, non riesce a ragionare.
      Sappi che, grazie al comportamento stupido di chi si comporta come te gli impostori e gli arroganti continuano e continueranno sempre a fare i loro sporchi affari FACENDOSELI PAGARE DALLA COMUNITA’, TE COMPRESO!! …o più probabilmente dai tuoi genitori, perché dal modo in cui ti esprimi dimostri di essere un povero ragazzino capriccioso che non comprende nulla.
      Dovresti vergognarti di scrivere idiozie come queste e quella del successivo commento, piuttosto che indignarti davanti all’arroganza di chi voglia fregarti … quando crescerai, probabilmente, comprenderai e ti vergognerai

      1. Non prendo le difese di nessun commentatore apparso su questo website, ma vorrei comunque evidenziare che il progetto iniziale nato da Ignazio Marino e Giovanni Caudo si proponeva di rilanciare un’area oggi abbandonata al vuoto ed al degrado, proiettando la città verso il futuro.

        Vorrei quindi ricordare a coloro che troveranno questo mio commento che l’Universita La Sapienza aveva certificato che l’impatto economico generato dal progetto dello stadio firmato da Ignazio Marino sarebbe stato superiore perfino a quello dell’Expo di Milano, consentendo una plausibile ripresa economica a tutta la città di Roma.
        Al tempo, infatti, la Giunta Marino approva il progetto dello stadio e spreme il più possibile gli imprenditori, tanto che gli investimenti effettuati sull’area garantivano un 30/35% di opere pubbliche rispetto ad una media romana inferiore al 10%: un autentico miracolo urbanistico frutto della visione di Ignazio Marino e delle capacità del migliore assessore all’urbanistica che la città abbia mai avuto dal dopoguerra: Giovanni Caudo.

        Arrivano al potere i grillini. A questo punto l’intero processo – il quale, trovandosi ormai ad un passo dall’inizio dei cantieri, avrebbe generato posti di lavoro e ricchezza economica mai visti nella capitale – viene messo in discussione. I personaggi oggi al governo della città ci hanno spiegato che le tre belle torri disegnate da Daniel Libeskind erano dei palazzi che “rovinavano il panorama” (siamo in una delle zone più assurdamente degradate della città, altro che panorama) e hanno utilizzato l’abbattimento di questi edifici come inquietante arma ideologica. Pronti a tutto pur di togliere di mezzo le tre torri che avrebbero invece dato finalmente uno skyline moderno alla periferia della città offrendo ad aziende e società uffici direzionali di qualità, i grillini hanno bocciato il vecchio progetto e ne hanno riscritto uno totalmente folle: niente più opere pubbliche ma palazzine basse al posto delle torri, guadagni enormi per i costruttori e infrastrutture non più finanziate.
        Addirittura l’area di Tor di Valle, che nel progetto di Marino veniva servita da due punti (il Ponte di Traiano verso la Roma-Fiumicino e la rinnovata Via Ostiense\Via del Mare), veniva lasciato alle sole potenzialità trasportistiche (su gomma) dell’Ostiense. Praticamente il progetto grillino trasformava tutta la penisola di Tor di Valle in un cul de sal pericoloso e ingestibile. Sarebbe bastato un semplice incidente in uscita dalla partita per trasformare tutta l’area in una trappola per topi. Solo la diffusa lobotomia grillina poteva non arrivarci.

        Il progetto era perfetto nel suo originale assetto ed avrebbe trasformato un luogo che oggi viene condiviso da prostitute dell’Est Europa, rifugiati illegali, frigoriferi abbandonati, rane protette dal WWF ed una tribuna ricca di amianto e frutto del bombardamento dell’era Alemanno. Ma anche la tribuna viene “tutelata” così come devono essere tutelate le centinaia di metri lineari di discariche abusive che si trovano a Tor di Valle.
        E dopo tutto questo, stiamo qui a pignolare sulla carta X, il comma XY0, il codice XY11, gli atti 0000, il C.P. 777 e la procedurina xxx?

        Non ho parole.

        P. S. Non sono romano ma bolognese.

        1. purtroppo le cose non sono affatto così.
          La delibera Caudo-Marino è stata una delle peggiori vergogne della storia di Roma. Non c’entra nulla la politica della cosiddetta sinistra o quella cosiddetta “grillina”. Il progetto era una immensa porcata necessaria a chi vantava un immenso credito da parte di Parnasi che, da molti anni, provava a realizzare una speculazione su quell’area dove, leggi e piani alla mano, non si poteva fare un bel nulla. La stampa asservita ha provato a fare il lavaggio del cervello agli italiani circa la versione iniziale e quella successiva ma, nella realtà dei fatti, la situazione è quella che, in questi oltre due anni abbiamo documentato ampiamente dalle pagine di questo blog e altrove, evitando di scadere in discorsi politici che non farebbero altro che svilire un problema molto più grande che non lo squallore della fame di potere politico.
          Risulterebbe troppo lungo ripetere tutto quello che si è scritto negli anni e che smonta pezzo per pezzo l’idea di realizzare lo stadio. Chiudo solo ricordando che non sono stati i “grillini” a fare la battaglia, (i quali semmai hanno fatto un vergognoso voltagabbana), ma sono state le associazioni dei cittadini, è stata Italia Nostra ed altre istituzioni ambientaliste, ci aveva anche provato la soprintendente Eichberg, che però è poi stata silurata, sicché è con immenso piacere sapere dell’azione della magistratura di ieri che, tra gli altri, ha incluso il soprintendente Prosperetti, l’architetto suo amico Desideri, l’assessore Civita ed altri personaggi discutibili

          1. Mi scusi ma non mi risulta proprio che l’operazione iniziale (quella della giunta Marino) fosse di speculazione. Anzi, il contrario. Il progetto, infatti, avrebbe provvisto Tor di Valle di standard altissimi sia in termini di urbanistica, che in termini di architettura; nonché servizi pubblici pagati dal medesimo costruttore.
            Questo ben esula dall’essere la solita speculazione edilizia alla quale Roma è tragicamente abituata (vedi costruttori che ergono edifici senza aver creato né strade, né fognature, né marciapiedi, né parchi, né null’altro).
            Combattere contro l’unico grande progetto che avrebbe finalmente sottratto Roma dal baratro nel quale si trova oggi è un errore per il quale i romani pagheranno per i decenni a venire. Ed è proprio questa ideologia, frutto di un lavaggio cerebrale proveniente da personaggi sinistri e sostenitori di modelli vecchi e dannosi sulla scia di Paolo Berdini (occorre bloccare tutto perché la parola ‘sviluppo’ equivale a ‘golade di cemento’ e/o ‘spegulazione’) la vera causa dell’inarrestabile caduta della capitale.
            No allo Stadio.
            No alle Torri Ligini.
            No alla Ex Fiera.
            No ai grattacieli.
            No …no…no. È tutto un no ideologico.
            Nel frattempo, però, Italia Nostra non si è certo preoccupata di liberare Tor di Valle dalla discarica in cui si ritrova tutt’ora. Ma allora che battaglia è questa dei “NO”? Arrivano investimenti, posti di lavoro, recupero urbano e ricchezza economica; si tolgono le discariche e si crea un parco manutenuto perfettamente a carico del privato; si sviluppa la città, si attraggono nuovi capitali e si potenziano pure i mezzi pubblici con fondi privati, ma attenzione: Italia Nostra prepotentemente vuole bloccare tutto poichè preferisce tutelare le tantissime tonellate di discariche, le orrende macerie del vecchio ippodromo e le numerose prostitute presenti a Tor di Valle da Lunedì a Domenica, 24 ore su 24.

            Allora non lamentiamoci quando Roma crollerà (e pure presto).

          2. il degrado è stato programmato da chi voleva la speculazione, esistono filmati che mostrano i “signori” di questa storia smontare gli infissi (di proprietà pubblica) dell’ippodromo per venderseli e accelerare il degrado della struttura. Il progetto iniziale, che prevedeva le abominevoli torri di Libeskind era semplicemente un trucco per spararla grossa e potersi far tagliare la cubatura per realizzare comunque molto più del possibile, peraltro facendosi eliminare le spese per le opere pubbliche come contropartita per la “perdita di cubatura”. I posti di lavoro ipotetici dell’ennesimo centro commerciale, avrebbero fatto perdere molti posti di lavoro agli esercenti che avrebbero chiuso a seguito dell’apertura del business centre mascherato da stadio. Infine, facendo i conti della serva, per poter rendere possibile il capriccio privatissimo di Pallotta e Parnasi occorrerebbe spendere non meno di 1,2 miliardi di euro per sistemare la Roma Lido e la via del mare … a che pro, quando sarebbe stato possibile fare lo stadio in uno dei quattro siti individuati con Italia Nostra, dove senza andare contro la legge e i piani, le infrastrutture risultavano già presenti. Purtroppo, però, in quei siti gli interessi dell’istituto bancario creditore di Parnasi non c’erano, così P&P si sono categoricamente rifiutati di raccogliere l’offerta. Non è tutto oro quello che luccica

  3. Ora vedremo come se la cava il sindaco con i chiamati a processo…i vari Lanzalone, Parnasi e i loro metodi trasparenti. In alternativa, molazza, cofana e cazzuola e i lavori li comincia il primo cittadino, da sola, per dare l’esempio.

  4. Mi soffermo solo sui frigoriferi abbandonati : se bastasse questo per decretare una variante al Piano, per un ciclopico cambio di destinazione d’uso, allora sarebbe lecito pensare che lo stato d’abbandono di molte aree urbane sia voluto da chi quella intenzione persegue. Evidentemente decenni di studi sulla rendita urbana e la speculazione edilizia/finanziaria sono serviti a nulla.

  5. E che fine ha fatto poi la questione delle idrovore ??? Qualcuno ne sa qualcosa?? Perché quelle andavano calcolate, compresa la manutenzione, a carico pubblico ! Ne sai qualcosa, Ettore ? Lo dico per il tuo interlocutore.

    1. Caro Maurizio, le idrovore fanno parte del pacchetto di 46 pagine di “condizioni” indispensabili per l’adeguamento del progetto al fine di poter essere realizzato … un adeguamento che, sebbene necessiterebbe di avvenire prima dell’approvazione per poter essere valutato e mandato avanti, in realtà nella mente geniale degli “urbanisti-marchesi-del-grillo”, non avverrà mai!
      Essi, infatti, pretendono di approvare il progetto sulla “fiducia” e, addirittura non solo come progetto, ma anche come variante urbanistica!!
      Ovviamente nessuno lo adeguerà mai, o forse nemmeno lo realizzerà mai perché, come qualcuno ben informato sostiene, pare che tutta sta caciara miri ad ottenere il permesso di costruzione che consentirebbe di rivendere il terreno acquistato per 42 mln (non ancora pagati), a 200!
      Sinceramente credo che, presunta speculazione fondiaria a parte, bisognerebbe trovare il modo per poter, sin da ora, accusare i vari progettisti, politici, speculatori, “professoroni torinesi”, ecc. di omicidio colposo per le morti che dovremo tristemente registrare lungo la Via del Mare a partire dall’apertura dei cantieri!

      1. Certo che le cose stanno così, è di palmare evidenza. Come lo è la nullità di certe “figure” professionali scelte dalla Giunta per rappresentare l’interesse pubblico, tipo Montuori all’Urbanistica. Dei signor nessuno, in alcuni casi degli utili idioti, in altri solo idioti. Quando il tribunale certificherà il ruolo di quel tale…Lazzarone, ad esempio, vedo improbabile poi millantare che le critiche, le diffide e i ricorsi avviati, siano un’operazione di alcuni pericolosi passatisti magari bolscevichi, di sicuro marxisti, atta a bloccare lo sviluppo di Roma e screditare ” i capitani coraggiosi “.

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