Evitare di morire di (mala)urbanistica si può – Fermiamo lo Stadio a Tor di Valle

Giorni fa, su questo blog, avevo pubblicato un post[1] nel quale muovevo non pochi dubbi circa la realizzazione dello Stadio “della” AS Roma a Tor di Valle. In quel post, limitandomi a fare i cosiddetti “conti della serva”, elencavo una serie di costi pubblici – chiari a chiunque mastichi un minimo questa materia tranne che ai promotori dell’iniziativa – che ci vengono tenuti nascosti da chi abbia interesse a farlo.

In quel post esprimevo anche le mie perplessità sull’immane volume di traffico, se rapportato alla viabilità carrabile e ferroviaria esistenti, facendo la Cassandra della situazione affinché tutti potessero riflettere sull’evidente rischio incidenti che quest’operazione comporterà … prendendosi, sin da ora, le proprie responsabilità civili e penali.

Ebbene, qualche giorno fa ho ricevuto una email dal caro amico, Prof. Ing. Paolo Leoni, già docente di Tecnica, Economia, e Politica dei Trasporti dal 1965 al 2010 presso l’Università di Roma La Sapienza, nonché Presidente Onorario AIIT Lazio (Associazione Italiana per l’Ingegneria del Traffico e dei Trasporti), membro del Cons. Dir. URIA (Università Romana Ingegneri ed Architetti) ed Esperto di Trasporti per Italia Nostra.

Il messaggio conteneva in allegato la “Lettera aperta al Direttore de IL TEMPO Gian Marco Chiocci, e p.c. alla sindaca di Roma Virginia Raggi, al Governatore del Lazio Zingaretti, ai parlamentari della Repubblica Italiana”, un preziosissimo documento che ho ritenuto di divulgare tramite questo blog perché, oltre a porre dei quesiti fondamentali sui quali non è possibile continuare a nicchiare, elenca in maniera estremamente chiara e professionale, una serie di problematiche che dimostrano l’assoluta inadeguatezza della scelta dell’area di Tor di Valle, al di là di ogni possibile ragione ideologica. Il testo, potrete leggerlo, non riguarda una critica nihilista tipica di coloro i quali “dicono sempre di no”, ma una critica costruttiva che si spinge a suggerire delle soluzioni trasportistiche che travalicano i confini romani, pur investendo il quadrante all’interno del quale ricade Tor di Valle, delle soluzioni che dovrebbero rivestire la priorità assoluta in campo urbanistico.

Del resto si fa un gran parlare del nuovo PRG riguardante l’intera “area metropolitana” di Roma, tuttavia la cosa più importante che un piano del genere dovrebbe seriamente curare è il sistema dei collegamenti che, alla luce dei fatti, sembra essere l’unico assente ingiustificato nell’urbanistica romana, a partire dalla proposta indecente per Tor di Valle!

Vi lascio quindi ale parole di Paolo Leoni … da leggere attentamente fino in fondo

Rendering del nuovo Business Park di Tor di Valle griffato Libeskind-Ratti

Caro direttore, carissimi tutti,

ci mancava anche la morte dell’amico Altero Matteoli, per “scontro frontale” sulla statale n.1 Aurelia, tipico frutto del mancato raddoppio della sua tratta toscana, impedito da quello stesso becero ecologismo che ha fino ad oggi privato di qualunque accessibilità stradale il quadrante sud orientale della Capitale, privo di viabilità quella fascia litoranea dove oggi vorrebbe collocarsi ed affacciare il Business Park con Stadio della Roma di matrice Americo – Pallottiana!

Mi chiedo e vi chiedo, anche se è uno strano modo quello di non costruire strade la protezione dell’ambiente, su doppia carreggiata l’urto ci sarebbe stato?

La sicurezza, l’affidabilità dei sistemi, l’esistenza delle persone e delle cose hanno valore?

Sì perché da antichissimo amico e collaboratore del tuo giornale, tante volte intervenuto ad impedire opere oltraggiose per l’economia dei territori e dei valori ambientali, non posso proprio condividere l’entusiasmo col quale tu ed i tuoi collaboraori, seppur con qualche timido e prudente distinguo, avete accolto le notizie favorevoli alla costruzione del nuovo Stadio della Roma, più “annessi e connessi”, in quel di Tor di Valle. Senza neppur l’intenzione di voler sfiorare quegli aspetti di natura urbanistico ambientale ed economico – finanziaria che tanto hanno occupato il tempo del colllega Berdini, intendo qui riferirmi a quelli solo di natura tecnico ingegneristica di mia maggiore competenza.

Ed allora diciamolo chiaro: l’area di Tor di Valle, allo stato delle cose, inesistente essendo qualunque viabilità interna al quadrante contenente un’ampia ansa del Tevere, ed identificabile come intercluso tra

  1. il GRA;
  2. il fiume Tevere e l’Autostrada per Fiumicino (da e verso Civitavecchia ed il litorale Nord);
  3. le vie Ostiense – del Mare – Colombo (da e verso Ostia);
  4. la via Pontina (da e verso il litorale Sud);

non possiede accessi stradali neppure per il minimo indispensabile all’apertura dei cantieri.

Questo, poi, a meno di non far anche viaggiare i mezzi su strade già oggi al limite della congestione, come del resto riconosciuto dallo stesso Studio sul Traffico di Eurnova.

Ora, nella situazione di una Capitale che soffre per totale inadeguatezza delle reti stradale, metro – ferroviaria ed aeroportuale, (anche della stradale quindi, perché le auto, per quanto elettriche ed “intelligenti” possano divenire sempre circolare dovranno!), e per altrettanto disastroso stato del sistema di servizio pubblico di trasporto dalle passività miliardarie, andare a chiedere di rivedere il vigente seppur superato PRG, solo per inserire nuova viabilità primaria totalmente nuova nel quadrante TdV, sembra veramente anacronistico ed urbanisticamente “fuori da ogni vocazione”!

Purtroppo però, dopo tante attese, per un’Amministrazione presentatasi ai cittadini come preparatrice di un PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) dal quale il cittadino avrebbe dovuto attendersi “un sostanziale cambio di rotta rispetto ad un passato caratterizzato da tante disastrose decisioni fonti del deficit infrastrutturale che la città si trova oggi a dover recuperare”,…. ed attraverso il quale sarebbe avvenuto il riconoscimento della:

  1. stretta connessione tra politica urbanistica e politica della mobilità, e
  2. la rivoluzione nel metodo di programmare con partecipazione istituzionale dei diversi dipartimenti comunali co-interessati”.

e sopra tutto, aggiungiamo noi, di un cittadino un po’ più informato da quanto comunemente da solo può vedere di evidente senza bisogno di “web”e “blog” della Sindaca Raggi, e cioè:

  • una municipale ATAC portata al fallimento; e
  • una scarsezza di metro per le quali, oltre tutto, si spendono miliardi su miliardi più per tirare fuori “cocci”, che per fare rapidamente nuove linee (si pensi solo che la linea C fu promessa da Rutelli per la fine dello scorso Millennio) ed adeguare le esistenti.

Ed allora, come perdere altro tempo colpevolmente? Dando l’ok al tanto agognato Stadio della Roma a Tor di Valle, con annessa “piccola Las Vegas”, pardon “Business Park”?

Se non fosse tragico, sarebbe veramente comico! È noto a tutti che non c’è giorno senza veder la piantina con le strade del Lazio apparire al termine del TG3 Regionale per segnalazione di code ed interruzioni a causa di incidenti, lavori, incendi, sulle solite vie Colombo, del Mare, Ostiense, Autostrada di Fiumicino, GRA sulle tratte Boccea – Magliana – Pontina, via Pontina stessa, …. !

E lo Stadio della ROMA dove lo andiamo allora a piazzare? Ma proprio a Tor Di Valle naturalmente, con tutta la viabilità di contorno già oggi in condizioni critiche, ed incapace di subire qualsiasi supplemento di turbativa, priva com’è di qualunque ipotesi d’implementazione!

Il GRA tra via Laurentina e via Pontina presenta già un livello di servizio critico con circa 6.800 veic.eq./ora in carreggiata interna e in condizioni di presaturazione di 7.100 veic.eq./ora in carreggiata esterna; il tratto via del Mare via Ostiense risulta in presaturazione in entrambe le direzioni, ….. . Dalla simulazione, l’Asse unificato via del Mare – Ostiense subirà un incremento dei flussi veicolari del 28% circa in direzione Roma e del 100% circa in direzione opposta”(!?)

Così lo stesso Studio sul traffico accompagnante la Relazione del Progetto Parnasi & C., il quale, anche se “saltando” le problematiche viarie locali e di prossimità durante le fasi di cantiere (sopra tutto a proposito della movimentazione carraia per gli ingentissimi movimenti di terra e materiali quotidianamente in entrata ed uscita dall’area) è costretto a segnalare lo stato di estrema criticità nel quale versa già oggi l’intera rete viaria.

Con riferimento, poi, all’insediamento integralmente realizzato, lo Studio giustamente tratta la mobilità autoveicolare per tipologie di scopi e di soggetti compienti (residenti, addetti, clienti o visitatori), dimenticandone molti altri. Successivamente, senza dare alcuna spiegazione sul come si sarebbe superata la pur constatata emergenza, lo Studio si “avventura” in una ricostruzione di flussi veicolari in “ore di punta”, mattutine e serali, singolari, con e senza partite allo Stadio (e con o senza “ponti”), e del tutto …. a “spanne”! Anche questo è un “metodo” con il quale non è detto che gente di particolare esperienza ….. non ci “azzecchi”, ma senza pretendere di approfondire in questa sede l’argomento, però, a questo punto lasciatemi libero di fare ancora il professore: “ogni volta si vogliano fare previsioni di traffico, o meglio di domanda, i conti farli sempre a partire dalla stima delle quantità di spostamenti in partenza ed arrivo nelle 24 ore del giorno feriale tipo”; è questo il modo per ridurre al minimo le possibilità di errore.

Le modalità di passaggio, poi, dai valori dei flussi in andata e ritorno nelle 24 h a quelli per fasce orarie, dipenderanno poi da una quantità di variabili che non sto qui ad elencare, ma che saranno principalmente conseguenza della tipologia e struttura delle attività che andrebbero ad insediarsi nell’area, e si metteranno a punto dopo. La giornata è infatti l’arco temporale entro il quale si conclude la massima parte delle attività cicliche, con bilancio di entrate ed uscite di spostamenti in equilibrio per ogni determinato sito (e varrebbe questo, nel caso ci fosse, anche per il nuovo Business Park). Poi i numeri, ……. sono numeri, e se ne può discutere!

Comunque, Presidente Zingaretti e Sindaca Raggi, se non volete che la cancrena da traffico coinvolga l’intera città cominciando col paralizzare il GRA, ed a seguire l’Autostrada per l’Aeroporto e la Pontina, fermate tutto: a Tor Di Valle un nuovo pezzo di città non c’entra proprio, come mai fino ad oggi si è andato a mettere!

L’insostenibilità del progetto si manifesterebbe sicuramente a lavori appena avviati, per i quali soli, per non provocare gravi interferenze con le attuali condizioni di circolazione su GRA, Autostrada di Fiumicino, Ostiense – via del Mare e Pontina, occorrerebbero almeno 2 nuove strade “dedicate”, da 2 + 2 corsie di marcia, di adeguato livello, altrimenti collegate alla rete urbana, per portate orarie dell’ordine delle 4.000 autovetture equivalenti /ora. In mancanza di questo una parte importante della rete stradale romana sarebbe indotta a necrosi, e la cancrena si diffonderebbe rapidamente impadronendosi in brevissimo tempo dell’intero tessuto viario della citta’, paralizzando una rete poverissima di itinerari tangenziali al CS. Questo avverrebbe nel brevissimo tempo: ai primi camion, alle prime perdite di volo; è scienza, non terrorismo.

Ove mai lo Stadio potesse essere miracolosamente realizzato, come pure l’intero complesso insediativo previsto, l’accessibilità al quartiere Tor di Valle da parte delle reti stradale e di quella altrettanto indispensabile dei mezzi pubblici metro – ferroviari, sarebbe in grado di garantirne almeno la sopravvivenza? Evidentemente NO!

Entrare ed uscire da Tor di Valle, anche in giornate senza manifestazioni allo Stadio, per la sola presenza in quell’area di Centri Commerciali e Direzionali attivi h 24 (oltre ad altre attività terziarie e residenziali) non sarebbe in nessun caso possibile.

Interventi al contorno come ponti stradali, ciclabili, pedonali o meccanizzati per collegamenti periferici a stazioni metro – ferroviarie o viabilità pur ammodernata che sia? Palliativi.

Come si possono sparare cifre quali quelle che ho lette in termini di passeggeri l’ora …. dei quali, portati dai mezzi pubblici, la metà su ferrovia tra la Lido e la Orte in termini di oltre 27000 persone/ora, per le partite? Ma ci si rende conto di quanti passeggeri possono essere portati da un solo treno? Tutto di un’evidenza scientifica tale che il sottoscritto molto si meraviglia che nessuno dei suoi tanti ex allievi giunti ormai nell’ambito della PA in ruoli nei quali il “parere” di merito per la possibilità di costruire un nuovo Quartiere con nuovo grande Stadio, dovrebbe risultare “vincolante”, non lo abbiano impedito, proprio trattandosi di evento coinvolgente un quadrante di città da almeno mezzo secolo “volutamente salvaguardato da qualunque investimento nel campo infrastrutturale”!

SÌ PERCHÉ QUELLO DI TDV È SPICCHIO DI CITTÀ CHE AFFACCIA SU UN INTERLAND STORICAMENTE GIUDICATO INVIOLABILE DA PARTE DI QUALUNQUE TIPO DI GRANDE INFRASTRUTTURA, FERROVIARIA O STRADALE CHE SIA, NEGANDO CONTINUITÀ A QUEL CORRIDOIO TIRRENICO CHE TANTO BENE AVREBBE INVECE FATTO ALL’ECONOMIA DELL’INTERO PAESE; QUESTO, ALMENO PER COLORO CHE I CONTI LI SANNO FARE.

Vero stra – romanista verdissimo, ma di poca memoria, Paolo Cento?

Per decenni si è politicamente voluto che in quel quadrante di città, anche troppo “per principio”, o se vogliamo “per dictat ideologico”, si è avversata la costruzione di un qualunque salvifico by pass autostradale – e ferroviario – tirrenico, lato sud di Roma, negando anche un tutto nuovo collegamento Roma – Latina ed una pedemontana dei Castelli, in soccorso della mobilità persone e merci nord sud della penisola. Si vorrebbe ora collocarvi perfino un nuovo enorme attrattore di traffico?

Di tutto è stato fatto fino ad oggi nel Paese per mantenere sul versante tirrenico dell’Appennino un unico corridoio ferroviario ed autostradale nord – sud, quello intermedio appenninico passante per Orte, pur in presenza di quantità di traffici difficilmente sopportabili in prospettiva da infrastrutture stradali e ferroviarie, nonché marittime, dalle dimensioni capacitative difficilmente estensibili al di là del loro massimo tecnico – economicamente sostenibile. Il risultato che ne è derivato è stato una rete nazionale altamente inaffidabile e messa più volte in crisi a causa di calamità naturali o accidentali (quali incidenti, nevicate, alluvioni, frane, disinnesco ordigni bellici, attentati, incendi, …. ); ed ora vogliamo andarci a mettere anche …… lo Stadio della Roma?

Chissà che non arrivi il “tifo” a far ravvedere gli storici contrari al completamento del Corridoio stradale e ferroviario Tirrenico, tra i quali purtroppo anche molti amici di Italia Nostra?

Che la presenza di importanti infrastrutture di trasporto di tipo “chiuso” (prive di accessi o stazioni, cioè) proprio in territori particolarmente sensibili, quali quelli alle spalle di Castel Porziano o lungo il litorale tosco – ligure, debba essere visto piuttosto come loro fisica armatura e presidio, che non quale irrimediabile danno, come fino ad oggi temuto?

Questo, ad ottenere come contropartita il far uscire il Paese dall’insistere sugli unici due Corridoi – per le comunicazioni nord – sud, quello adriatico e l’appenninico, con moltiplicazione del numero di corsie sempre sull’AutoSole, ed annessa stolta decisione di necessità addirittura di un “raddoppio” con la Variante Appenninica di Valico! Questo sì, fu scempio! L’alternativa?

Scegliere una tipologia (anche “topologia”) di rete nazionale di infrastrutture nella quale privilegiare la creazione al suo interno di “maglie”, piuttosto che “grandi corridoi” (da ridurre, come tali al numero minimo) insieme all’affidabilità dell’intero sistema, aumenta in maniera diffusa i valori socio economici territoriali proprio in un’epoca di così elevata esposizione a rischi climatici e demografici, omogeneizzando l’uso degli italici suoli. Una magliatura basata su 3 direttrici longitudinali (le due attuali, più la Tirrenica), oltre ad alcune trasversali a completamento di “magliatura” e numero di circuiti potrebbe costituire il riferimento (riduzione delle percorrenze) per il MIT, al di là del “connettere l’Italia” e dello SNIT 2030!.

Invece con quale realtà abbiamo a che fare? Tutto il traffico, ad ampia componente di mezzi pesanti in transito nord – sud, dall’intera fascia tirrenica continua a riversarsi sulla tratta del GRA tra Autostrada per Fiumicino e le vie C. Colombo – Pontina. Pertanto, il romano GRA, già in gestione ANAS, nato come circonvallazione esterna della città, ma ormai completamente inurbato, si trova ad assommare la duplica funzione:

  • di tramite per i collegamenti interquartiere e
  • di collegamento per quelli di attraversamento interurbano.

A sua volta, pur di non costruire un’arteria su sede del tutto nuova, come anche dal sottoscritto sempre sostenuto (Piano Reg. Trasp.BUR maggio ‘92), la via Pontina stessa, essendo costretta a divenire una sorta di autostrada di serie B! I risultati? Si leggono in numero di morti e feriti sull’intera rete viaria pontina, e nella constatazione che la fascia atmosfesferica chimicamente più inquinata di Roma abbia nel suo baricentro proprio l’attuale deserto di Tor di Valle, pur in assenza di traffico automobistico, proprio perché invasa da emissioni ……pontine!.

Eppoi, non sarà mica casuale se quell’area, per sua natura e storia, proprietà “del Tevere”, così da sempre è rimasta, seppure a due passi dal CS ?! Io, da esperto, posso solo aggiungere che con le Giunte Regionali e Comunali alternatesi negli ultimi tre decenni, tutte nemiche dichiarate dell’automobile e della mobilità privata, di nuove strade a Roma non si è più nemmeno parlato. Oggi, poi, dal cosiddetto PGTU di Marino, all’attuale PUMS “smart – biciclo-tranviario”, potrebbe mai qualcuno manifestare necessità di nuove strade?

Non se ne parla proprio, al massimo siamo al Ponte si – Ponte no, magari ciclopedonale e periferico a Tor di Valle, ma l’area rimarrebbe, indipendentemente da questa robetta, sempre variamente irraggiungibile. Rincorrere i Sistemi più Intelligenti, le tecnologie più avanzate, quando quelle che difettano a Roma sono le infrastrutture base del trasporto metropolitano, quelle destinate alla movimentazione di decine di milioni di spostamenti / giorno, è come voler costruire una palazzina a partire dall’impianto d’allarme!

Checchè se ne possa pensare intorno a qualche strano tavolo, realtà vuole che per l’accesso ai luoghi da persone e cose, quello necessario sarà comunque e sempre un efficiente sistema viario, integrato ad un altrettanto efficiente sistema metro ferroviario.

A Roma, purtroppo, ci si trova di fronte al paradosso per il quale pur essendosi riconosciuto da parte della nuova Giunta un pauroso deficit infrastrutturale sia stradale che ferroviario, a fronte di temi dall’enorme rilevanza urbanistico territoriale quali Stadio della Roma – Tor di Valle e futuro della linea C, ancora non esiste traccia di un doveroso nuovo Piano del Ferro per l’Area Metropolitana romana. Quello vigente, risalente agli anni ’90 (4 linee metro e 4 passanti ferroviari di Tocci-Rutelli), deve infatti essere considerato superato dato che:

  • La stazione Nomentana sulla metro B1 è stata cassata;
  • La certezza che la linea metro D non si farà;
  • la C non è stata per ora costruita nel suo “tracciato fondamentale” (del quale già progettualmente si sarebbero comunque perse le fermate S. Andrea della Valle, Chiesa Nuova, Argentina) in totale variante a S. Giovanni. Potrebbe essere continuata (forse) da un tram, anzi no;
  • la metro B-B1 ha le certezze che si trovano bloccati i prolungamenti e il prolungamento linea A verso il GRA Nord, resta sì ma con una funivia.

In conclusione caro Direttore stai plaudendo ad uno stadio che, ove costruito, non sarebbe raggiungibile in tempi accettabili con mezzi su gomma a 4 o 2 ruote, da qualunque provenienza di Roma e dintorni, e, state tranquilli, nemmeno tramite le sole ferrovie Roma – Lido, e Roma – Orte, perché utilizzabili solo da una minima parte dei cittadini (non metà!); quindi un “corpo” Stadio (e perdippiù …oltre il calcio… un direzionale – commerciale di giorno e “Las Vegas” di notte) che potrebbe non sopravvivere per mancanza di … circolazione sanguigna…pardon trasportistica. E se un tempo tutti baccagliaste perché la Protezione Civile era stata messa (a Nord) … a mollo in un’area ….. del Fiume Tevere, come mai oggi nessuno insorge per altra proprietà del Tevere, sì proprio quella a Tor di Valle in mezzo a quel …. quadrilatero?

[1] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/12/08/lo-stadio-a-tor-di-valle-si-fa-e-quasi-tutti-vissero-infelici-e-scontenti/

5 pensieri su “Evitare di morire di (mala)urbanistica si può – Fermiamo lo Stadio a Tor di Valle

  1. In occasione dei cent’anni di Roma Capitale 1970, Italo Insolera pubblicò un bel libro, un’analisi spietata circa le scelte urbanistiche operate in quel periodo, è passato un altro cinquantennio ma le logiche di potere sono sempre le stesse se non peggiorate…

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