L’urbanistica dell’Arroganza – ancora sullo Stadio “della” AS Roma Calcio

il modello dello stadio della AS Roma nell’ultima versione

Nei giorni scorsi, le notizie circolate su giornali e social networks sul “via libera” allo Stadio “della” AS Roma[1] avevano suscitato non poche perplessità. Si è iniziato il 24 novembre con la prima notizia dei 100 milioni regalati dal governo per la realizzazione di ciò che, se mai lo stadio dovesse realizzarsi in quel luogo, dovrebbero realizzare i proponenti, e si è arrivati a quella del 30 novembre che ha annunciato la cancellazione dei vincoli[2] sull’Ippodromo di Tor di Valle!

Avevo commentato su Facebook la prima notizia con un breve e polemico post:

«L’Urbanistica dell’arroganza – Poco alla volta i “signori” Pallotta e Parnasi (e l’Unicredit nell’ombra) riescono a manipolare ciò che vogliono, così, grazie a ministri/pupazzi al loro servizio, le opere di urbanizzazione saranno a carico pubblico. Del resto lo sapevamo bene sin dalla farsa del progetto ipertrofico, presentato ad-hoc, per poter giocare il ruolo dei “buoni” che accettano di “ridurre” quella cubatura … autoeliminandosi però l’obbligo di realizzare tutta una serie di infrastrutture indispensabili che risulteranno a carico pubblico.

Ovviamente le spese non si limiteranno a quelle elencate nell’articolo … per poter raggiungere lo stadio (e il maledettissimo centro commerciale) del suburbano Pallotta, le strade e ferrovie risulteranno infatti comunque bisognose di adeguamenti che non possono limitarsi all’area dell’intervento, ma all’intera tratta Roma-Fiumicino … che ovviamente pagherà Pantalone-Stato!

Nel frattempo, cosa ne sarà dell’Olimpico e del Flaminio, splendidi e perfettamente funzionali stadi urbani?

… A, già, nella mentalità ignorante, suburbana e consumista del presidente Pallotta e degli ignorantoni al suo seguito, quella è roba che, come un I-phone superato di modello, può essere gettata nell’immondizia per passare al nuovo!»

La seconda l’avevo commentata con questo più breve e laconico commento

«In un Paese in mano ai burocrati, con leggi fatte ad-hoc, per tutelare gli esseri tentacolari e complicare la vita alle persone oneste, può capitare che un ignobile cavillo – certamente sollevato da avvocati senza scrupoli – spiani la strada alla speculazione»

Con questo triste stato d’animo, quando ieri Luciano Belli Laura mi ha chiesto ospitalità sul blog per il suo nuovo testo sull’argomento, ho quindi accettato con grande piacere di farlo.

Non so a quanto potrà servire questa ennesima denuncia, davanti a certi poteri forti, tuttavia da romanista e da romano innamorato di Roma ed offeso da tanta arroganza ed ignoranza, ritengo doveroso dare spazio alle parole di Luciano Belli Laura, allegando anche la sua lettera inviata al Presidente della Conferenza di Servizi (arch. Manuela Manetti) ed al Responsabile del Procedimento (arch. Gianni Gianfrancesco), affinché tutti possano provare a capire meglio come stiano realmente le cose.

 

Il testo di Luciano Belli Laura

Le aree di Eurnova particella 19

Credo opportuno segnalare che:

  • La tifoseria da “Curva Sud“, in particolare con il Romanista, esulta per la “doppia vittoria” del club-covo d’immobiliaristi, palazzinari, bancarottieri che ritengono sia spianata la strada per realizzare, a Tor di Valle, la “Speculazione fondiaria” del Business Park ed affini, con annesso stadio per tifosi giallorossi e fan grillini.
  • Italia Nostra ha emesso un comunicato che AGV (Agenzia Giornalistica il Velino) riporta così: «Il vincolo all’ippodromo di Tor di Valle è stato respinto dal MIBACT e anche il vincolo “d’autore” è ridotto a carta straccia. Nessuna tutela per i beni architettonici del Paese e un letto di rose per lo Stadio della Roma grazie ad una Penelope che di giorno tesse vincoli e al momento opportuno li azzera». Lo denuncia Italia Nostra Roma secondo cui «quello stadio si può fare anzi, si deve fare ma l’ansa del fiume a Tor di Valle è il luogo sbagliato per una funzione giusta. L’azzeramento delle tutele sull’ippodromo progettato da Julio Lafuente è un atto grave ed intollerabile. Il Senatore Giovanni Spadolini aveva tutte le ragioni sull’affermare che il neonato Ministero dei Beni Culturali doveva essere un organismo con indipendenza assoluta da tutti i poteri politici del Paese. Roma vedrà esplodere dopo il Velodromo all’Eur anche l’ippodromo progettato da Julio Lafuente».

Cosicché, vorrei dire che l’articolo de ilRomanista.eu fa saltare ogni “vincolo inibitorio” al vituperio di queste volgarità intollerabili. Per chi lo sport dovrebbe praticarlo (nei campi o nelle piste, ecc.) e non solo vederlo (negli stadi o in TV, nei bar, ecc.). Se stadio per Roma-calcio fa da “Cavallo di Troia” alla cementificazione dell’ansa del Tevere. Ovvero, molto più realisticamente, permette la semplice valorizzazione dei terreni acquistati da Eurnova srl. Valorizzazione fondiaria praticabile anche solo con la Variante urbanistica che comporta il raddoppio della SUL prevista dal PRG vigente. E vorrei dire, anche, che faccio fatica ad immaginare Federica Galloni come “Penelope d’Itaca“. Indi, pensare d’arroccarsi su posizioni meramente vincolistiche. Inefficaci tanto contro i Lanzichecchi quanto contro i Proci.

Se per Lanzichenecchi s’intende coloro (ministri Lotti & Delrio) che, a gamba tesa, gettano in campo cento milioni di tutti per realizzare lo stadio di Totti. Anziché, senza oneri per la collettività: come prescrive la c.d. “Legge Stadi“, ovvero il comma 304 dell’art. 1 della L. 147/2013.

E se per Proci s’intende chi ha perseguito la meticolosa distruzione, gabellata come riforma del MiBACT, del potere di salvaguardia dei Beni Culturali, ecc. ecc., esercitato dalle Soprintendenze. Distruzione messa in atto da Renzi & Franceschini. Nel caso de quo avvalendosi d’un Prosperetti o Prosperini. Ovvero, d’una Federica Galloni che si crede Gentiloni.

Occorre, tuttavia, tornare a vedere le cose in concreto. Con un po’ di serenità e di maturità. Senza stracciarsi le vesti lamentandosi contro chi tesse e/o disfa la tela dei “vincoli“. Vedendo cosa si può fare contro chi, invece, tesse la tela esternamente al procedimento autorizzativo: attualmente, in Conferenza di Servizi decisoria regionale.

Sapendo bene che né Lunedì né Martedì della prossima settimana si potrà suonare la marcia nuziale. Il procedimento autorizzativo, infatti, sebbene iniziato il 12 settembre 2016, non sarà certamente chiuso alla fine del 2017. Molti sono ancora i passaggi da compiere. In particolare la definizione della Variante urbanistica. A mio modesto avviso, definibile solo con procedura legale sovraordinata (art. 8 Legge 1150/42) a quella subordinata (o ad pallotam) a decretazione balneare (art. 62 D. Leg. 50/2017, convertita in L. 96/2017). Se qualsiasi Variante a qualsivoglia Strumento Urbanistico deve essere adottata, pubblicata, osservata, controdedotta ed approvata in qualunque Consiglio Comunale. E se, quindi, il “verbale conclusivo” d’una banale Conferenza di Servizi (in quanto organo tecnico istruttorio) dovesse pur considerare necessario adottare una Variante Urbanistica per concludere il procedimento d’approvazione d’un progetto, allora non è possibile che la Variante sia definita “a valle” dell’approvazione del progetto (o masterplan che dir si voglia). Occorre, definirla “a monte“, come hanno sempre sostenuto in Regione ed in Campidoglio (tanto Giovanni Caudo quanto Paolo Berdini).

Indipendentemente da quello che sostiene Luca Montuori. Un sedicente architetto-urbanista che appare un chierichetto-romanista. Ovvero un “ministrante” di chi ha abbandonato il ruolo di pubblico amministratore del bene pubblico per diventare committente di: «Un progetto privato adeguato, chiaramente, soltanto a raddoppiare la Superficie Utile Lorda permessa dallo Strumento Urbanistico vigente. Onde, semplicemente esaltare la valorizzazione delle aree acquistate da un privato al prezzo di realizzo, per realizzarvi ciò che il Piano Regolatore non consente, ma vuole il proponente. Anche se, magari, lo stadio di Roma-calcio resterà solo sulle carte progettuali modificate ad ogni stagione. Anche se, forse, tale speculazione fondiaria d’altri tempi sarà fermata o rimandata solo da inevitabili “ricorsi”. Anche se, tuttavia, chi l’osteggiava nella precedente versione (né più né meno riprovevole dell’attuale) non ha saputo sottrarsi alla pressione di forze immobiliariste, palazzinare, bancarottiere perpetuanti “mani sulla città”, non ha voluto pretendere un po’ di “onestà”, ma ha dovuto piegarsi indegnamente e soltanto alle “opportunità”».

Così, concludo la disamina che invierò al Presidente della Conferenza di Servizi (arch. Manuela Manetti) ed al Responsabile del Procedimento (arch. Gianni Gianfrancesco). Da semplice cittadino, non ambisco certo di cambiare il corso degli eventi, ma solo sento il dovere di non tacere.

Arch. Luciano Belli Laura

 

Atto di Significazione ed Intervento nel procedimento

Il sottoscritto Luciano Belli Laura, cittadino indipendente (ma riconoscente) ad Associazioni e Comitati, in considerazione sia d’eventi sorprendenti sia di dichiarazioni usanti l’impattante trasformazione urbana di Tor di Valle come strumento di propaganda o di scontro tra fazioni politiche, in merito alla possibile conclusione del procedimento autorizzativo, aperto fin dal 12 settembre 2016 ed ora improvvisamente in chiusura senza plausibile ragione, condividendo appieno le prese di posizioni espresse in Comunicato stampa dal Comitato “Salviamo Tor di Valle”, in Nota dal WWF Lazio ed in Appello da Carteinregola, esprime innanzitutto:

  1. avversità al progetto che mette a rischio lo stato di fatto urbanistico-ambientale dell’Ansa del Tevere. Per realizzarvi una speculazione fondiaria, camuffata da finalità realizzative d’impianti sportivi per e NON, come prevede la c.d. “Legge Stadi”, di società sportive. Avversità aggiornate e pertinenti sul progetto definitivo che, ora, si vorrebbe approvare anche attenuando le minime condizioni prescrittive e non specificando rigorose modalità di controllo per il rispetto di leggi e regolamenti vigenti. Innanzitutto, di salvaguardia ambientale, paesistica, culturale;
  2. perplessità sulla dilatazione extra legem dei tempi d’un procedimento iniziato il 12 settembre 2016. E dall’Amministrazione procedente già interrotto il 5 aprile 2017 con il preavviso di diniego al “progetto definitivo”, esaminato in Conferenza di Servizi dal 3 novembre ’16 al 3 Marzo ’17; riaperto prima per l’esame d’un “progetto definitivo adeguato” con le osservazioni del proponente, giunte stranamente il 15 giugno (anziché il 15 aprile) 2017, onde portarlo all’esame d’una Conferenza di servizi asincrona semplificata; indi, tenuto aperto per l’esame d’un “progetto definitivo adeguato”, ulteriormente adeguato e più volte integrato, ora all’esame della Conferenza di Servizi, avviata il 29 settembre 2017, in forma simultanea e modalità sincrona. Anche, perché, dai pareri espressi dai Rappresentanti Unici non è stato possibile (ovvero consentito) estrapolare nella loro naturale eterogeneità un’emergenza qualitativa di assenso o di dissenso netti oltre che motivati. Pareri eterogeni e finanche contrastanti riproposti nella seconda seduta dell’ultima CdS. Pareri, ora, stranamente considerati “tutti favorevoli”. Sebbene, non sia affatto chiaro come altri procedimenti paralleli (vincoli MiBACT e di rischio idrogeologico) o prodromici (V.I.A. e V.A.S.) potranno essere definiti durante e/o prima del procedimento base sul progetto, proprio ai sensi del comma 304, art. 1, L. 147/2013, oltre che nel rispetto della L. 241/1990 e s.m.i.!
  3. contrarietà al varo di variante urbanistica con procedura incostituzionale, onde facilitare l’approvazione del masterplan 2.0. Considerato contrario al pubblico interesse soprattutto dal punto di vista ecologico, culturale ed ambientale. Contrarietà all’ipotesi di qualsivoglia Variante Urbanistica al vigente Piano Regolatore soprattutto per la sua eventuale adozione in sede di Conferenza di Servizi. Prassi che, sebbene non sia possibile (vista la recente facoltà eventualmente prevista dal comma 2-bis dell’art. 62 L. 96/2017) definire extra legem, dovrebbe essere considerata incostituzionale se l’adozione finale in CdS non fosse anticipata – a monte – da adozione formale e sostanziale nella sede prevista dall’art. 8 della Legge Urbanistica 1150/1942. Cioè dal precetto non messo in discussione da norma specifica e contingente, di snellimento di procedure, tra l’altro varata in “manovrina” economica-finanziaria di sapore balneare o per nulla urbanistico-ambientale.

Anche perché il mega progetto edilizio denominato masterplan 2.0 non può essere legittimato con semplici variazioni alle N.T.A. (Norme Tecniche di Attuazione) del P.R.G.: destinazione d’uso, indici, parametri edilizi, standard, ecc. Nel caso specifico, la Variante comporterebbe una diversa Tipologia di Attuazione dello Strumento Urbanistico Generale: non attraverso “intervento diretto“, bensì con Piano Esecutivo o Piano di Recupero o Piano Particolareggiato, ovvero tramite Comparto Edificatorio, già previsto dagli artt. 23 e 28 della Legge Urbanistica 1150/1942 e dagli artt. 21, 22 e 23 della Legge Regione Lazio 35/1978.

Vale a dire, uno strumento finalizzato anche alla ripartizione di oneri e benefici tra proprietari consorziati per realizzare un intervento di trasformazione urbana compatibile. Anziché, permettere la realizzazione di valori immobiliari di singole proprietà a scapito d’altre, che verrebbero anche iniquamente espropriate.

In buona sostanza, con un piano esecutivo che preveda la contestuale esecuzione delle infrastrutture e delle opere edilizie private, da contemplare in apposita CONVENZIONE, anche secondo le prescrizioni della Legge 96/2017. Inoltre, tale piano esecutivo dovrebbe essere essenzialmente esteso territorialmente ben oltre l’ambito interessato dal progetto edilizio. Esteso, pertanto, a comprendere ad esempio tutto il Fosso di Vallerano, da arginare preventivamente e non solo nel tratto finale. Esteso, finanche, a comprendere tutte le aree di sedimi viari d’accesso all’area di progetto e realizzabili contestualmente o prima delle opere private.

Allo stato attuale, però, una Variante urbanistica di tale portata potrebbe essere messa in cantiere solo ed esclusivamente se fosse indispensabile a legittimare un progetto approvabile. E la qualcosa non pare affatto plausibile e, financo, possibile. Se ben altre questioni sono emerse in Conferenza di Servizi decisoria. Questioni che dovrebbero tradursi in pareri negativi insuperabili. Cioè da comportare un altro preavviso di diniego anche sull’ultima versione del progetto. Ché il Proponente ha ritenuto debba essere approvato senza che almeno fossero rimossi rilevanti motivi ostativi.

Motivi ostativi in precedenza evidenziati in “pareri” dei Rappresentanti Unici delle Amministrazioni partecipanti al procedimento autorizzativo, che inspiegabilmente si trascina dal 12 settembre 2016. Motivi ostativi che, ora, pare possibile obnubilare con elementi di “mitigazione” inspiegabilmente individuati per trasformare valutazioni di diniego nette e precise in valutazioni di assenso comunque ed a prescindere. Contenuti, adesso, anche nei pareri di Amministrazioni pubbliche non trasformatesi (come, Roma Capitale) in “committenti” del progetto del proponente privato.

Un progetto privato adeguato esclusivamente a generiche riduzioni dell’impatto del c.d. Busines Park. Con semplice abbattimento dell’altezza di tre prismi (o parallelepipedi) prima foggiati a “torri”, con estensione delle basi di più prismi (o parallelepipedi) adesso formanti “corti”, ma sempre dalla stessa archistar siglati.

Un progetto privato adeguato colpevolmente a:

  • Ignorare il rischio idrogeologico determinante l’inedificabilità delle aree classificate “r4” e le prescrizioni cautelative sulle aree classificate “r3”; rischio idrogeologico non attenuabile o rimovibile senza la preventiva e totale realizzazione della messa in sicurezza del Fosso di Vallerano, come prescritto dall’autorità di Bacino, e per tutti i suoi 23 km. di estensione; rischio idrogeologico non esorcizzabile con escamotage progettuali che fan riferimento al piano di campagna (solitamente considerato a quota ± 0,00) ma posizionato a – 7,50 m., onde realizzare autorimesse sovrapposte al livello attuale del terreno, ricoperte da scarpare di terra per occultarle alla vista come se fossero “interrate”, mentre sono sottostanti il piano di calpestio artificiale della soprastante piastra pedonale, ingannevolmente elevata a + 7.5 m., per mantener i piedi sempre asciutti;
  • Il programma d’indagine archeologica preventiva sia sulle aree interessate all’edificazione sia su quelle inerenti le opere di urbanizzazione, come prescritto dal MiBACT;
  • La salvaguardia delle tribune di Lafuente, Rebecchini e Birago né adeguatamente vincolate come previsto dal MiBACT diretto da Margherita Eichberg né da procedimento per il riconoscimento “dell’importante carattere artistico (…) sulla protezione del diritto d’autore”. Da alcuni settori del MiBACT considerate: «un’opera di architettura contemporanea di notevole rilievo, che nonostante il forte degrado, ancora presenta integre e ben identificate le strutture in cemento armato testimonianza tecnologicamente ardita ed avanzata per l’epoca di costruzione». Da altri settori dello stesso MiBACT, demolibili solo perché pare siano state accettate le “osservazioni” del proponente, sollecitanti archiviazione e/o dichiarazione d’irricevibilità d’ogni proposta di vincolo e di salvaguardia di strutture esistenti. Da demolire senza riguardo alcuno solo per far posto ad altre strutture in progetto non altrove collocabili. Da ricostruire, in simulacro aberrante travisando funzione, struttura, forma e relazione con il contesto dell’ippodromo; benché, una sola porzione delle tribune sia staticamente irrealizzabile e sia inadeguato localizzarla in area di rispetto dei “casali”;
  • Non rispettare la fascia di rispetto delle sponde del Tevere, sebbene ritenuta non derogabile per le opere il progetto, sia dal P.R.G. sia dal P.T.P. vigenti; e pertanto, assolutamente non superabile con fasulli elementi di mitigazione d’elementi così alti e tanto prossimi al fiume come in nessuna altra parte di Roma; proprio dove «ci sono sponde naturali, con vegetazione ripariale fortemente caratterizzata, e un letto scavato che conferisce al corso d’acqua la sua connotazione di segno ‘inciso’»;
  • A considerare accessibile comunque un’area con un complesso commerciale-terziario rilevante e con un impianto sportivo per cinquanta mila spettatori; affluenti e/o defluenti al 50% su mezzi pubblici inadeguati e al 50% su strade solo in minima parte attrezzate. Aree accessibili con infrastrutture aggiunte, poi soppresse, indi rinviate sine die e calibrate solo in ragione di quanta volumetria compensativa debba essere concessa; senza neppure un’analisi seria dei flussi di traffico riguardanti gli insediamenti esistenti già precari;
  • Ad impiegare in modo improprio e/o illecito i proventi del costo di costruzione dovuto; tra l’altro conteggiato al ribasso e ad esclusivo vantaggio del proponente.

Un progetto privato adeguato, chiaramente, soltanto a raddoppiare la Superficie Utile Lorda permessa dallo Strumento Urbanistico vigente. Onde, semplicemente esaltare la valorizzazione delle aree acquistate da un privato al prezzo di realizzo, per realizzarvi ciò che il Piano Regolatore non consente, ma vuole il proponente. Anche se, magari, lo stadio di Roma-calcio resterà solo sulle carte progettuali modificate ad ogni stagione. Anche se, forse, tale speculazione fondiaria d’altri tempi sarà fermata o rimandata solo da inevitabili “ricorsi”. Anche se, tuttavia, chi l’osteggiava nella precedente versione (né più né meno riprovevole dell’attuale) non ha saputo sottrarsi alla pressione di forze immobiliariste, palazzinare, bancarottiere perpetuanti “mani sulla città”, non ha voluto pretendere un po’ di “onestà”, ma ha dovuto piegarsi indegnamente e soltanto alle “opportunità”.

Arch. Luciano Belli Laura

 

[1] https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/24/stadio-della-roma-vicino-il-via-libera-definitivo-ma-con-i-soldi-del-governo-100-milioni-per-un-altro-ponte-sul-tevere/4000344/

[2] http://www.iltempo.it/roma-capitale/2017/11/30/news/stadio-della-roma-cancellato-il-vincolo-galloni-sull-ippodromo-1039013/

11 pensieri su “L’urbanistica dell’Arroganza – ancora sullo Stadio “della” AS Roma Calcio

  1. Speriamo che per alcune affermazioni qualcuno chiami a rispondere in tribunale con qualche querela !! Si insultano i proponenti chiamando palazzinari e bancarottieri i proponenti e dando del suburbano a Pallotta solo perchè ha avuto l’ardire di investire un milirado di euro in un paese come l’Italia !! Più che suburbano il termine giusto sarebbe stato di pazzo o incosciente, visto che non aveva idea in che ginepraio si sarebbe andato ad infilare !! Vorrei soltanto segnalare che i proponenti hanno usato e seguito le leggi dello Stato Italiano, perchè, visto lo schieramento avverso che si è attaccato ad ogni minimo appiglio disponibile, fino ad inventarne di sana pianta a diecine, il progetto sarebbe stato stoppato senza se e senza ma !! Se la prenda eventualmente con la insulsa politica italiana che di progetti ne hanno voluti tre: con torri, senza torri, con il ponte di Traiano, poi senza !! Accorgendosi che senza ponte allo stadio non si arrivava !! O con i legislatori che queste leggi hanno scritto ed approvato e non con i proponenti che hanno seguito le vie legali in un paese dove la legalità è diventata un optionals !! E poi scusi, ha provato a fare una semplice ricerca in youtube ? Provi a digitare ” visita a tor di valle ” e vedere lo stato di degrado della zona, discarica a cielo aperto, dove gli unici che dovevano alzare alta la loro protesta non si sono sentiti: i papponi delle prostitute che lavorano nell’area o le pantegane che proliferano allegramente della zona !! Ovviamente ai contrari allo stadio tor di valle tutto questo non ha mai interessato, visto che il degrado della zona và avanti da oltre quindici anni !! Saluti e mi stia bene !!

    1. lei è totalmente disinformato e fa il gioco di chi si stia adoperando per i suoi interessi piuttosto che per la Roma e la città.
      Provi lei a documentarsi sulle denunce inequivocabili presentate dall’assessore Frongia nel 2014 … ovvero prima del voltagabbana post elettorale.
      Se conoscesse l’urbanistica, probabilmente capirebbe che progetto in quell’area è totalmente illegittimo! Il Signor Pallotta ambisce a realizzare a Roma ciò che in America nessuno più realizza perché ormai anacronistico (centro commerciale) e lo fa con Parnasi che, su quell’area, aveva già presentato un progetto nel 2012 che venne bloccato per le stesse ragioni per cui questo progetto non potrebbe realizzarsi … Anche con Italia Nostra, abbiamo provato a far ragionare i proponenti, offrendo aree alternative dove il progetto risulterebbe perfettamente rispondente alle norme ed ai piani (diversamente da Tor di Valle), ma gli interessi su quell’area sono così grandi che si possono manipolare le norme e la realtà, facendo sì che persone come lei credano davvero le cose – assurde – che ha scritto. Personalmente sono romanista ed ho votato per questa giunta, tuttavia la mia onestà intellettuale mi fa dire che questa operazione è una vergogna assoluta, ragion per cui ho ritenuto giusto ospitare lo scritto di Luciano Belli Laura. Vada a leggersi i post precedenti sullo stesso argomento, inclusi quelli scritti su archiwatch prima della morte delsuo amministratore, probabilmente comprenderà di essere gravemente in errore!

      1. Da quello che scrive Lei e il suo collega c’è una tesi complottista di tutti i cattivi che vogliono distruggere un parco idilliaco, che dico, un Eden immacolato !! Avete visto in che stato è ridotto ?? Una discarica a cielo aperto !!
        Leggo dal progetto: ” Sono previste delle aree a verde, che si estendono per 83 ettari, con piste ciclabili e collegamenti pedonali, l’integrazione con 14.000 alberi. ” Poi teniamo conto della messa in sicurezza di tutto il fosso del Vallerano con i quartieri limitrofi !!
        Voi partite dal principio che tutto questo non sarà realizzato !! E quello in malafede sarei io ?? Da quello che scrive Lei e l’architetto che leggo in risposta non si sono rispettate le leggi ?? E allora come mai i ricorsi sono stati bocciati ?? Perchè chi ha giudicato è venduto, oppure che erano improponibili ? Io in uno stato di diritto opterei per la seconda … Ancora, l’ippodromo tor di valle, con le tribune è fallito e le corse di cavalli non vi verranno mai più svolte !! Avete visto le immagini ? È in rovina e voi cosa vorreste salvaguardare ?? Delle tribune ?? Per farne chè ?? E anche ammesso che ( non sò con quali soldi !! ) venissero restaurate, che uso ne vorreste fare delle tribune ?? Mi sembra tutto grottesco e surreale !! Vi rendete conto ?? Vi siete impuntati perchè non volete la riqualificazione dell’area che è abbandonata e usata come discarica da oltre un decennio e la cosa non vi ha mai interessato, solo ora che qualcuno ci vuole investire un miliardo di euro !! E il Flaminio che ogni tanto riciccia ?? Non si può toccare, perchè protetto da vincoli architettonici e stà andando in rovina pure lui come vorreste continuare a mandare in rovina l’area di Tor di Valle !! Mi sembra di aver scritto cose ragionevoli …

    2. Caro Paolo Guercini, mi stia bene, anche se Lei sembra propenso a buttar via l’acqua sporca con il bambino. Nonché, a rigirar la frittata, considerando rispettosi della legge i proponenti (e J J. Pallotta non è affatto tra loro), quando le norme ed i regolamenti vigenti sono almeno aggirati. E, per quanto ho cercato pacatamente d’argomentare, variando anche il Piano Regolatore tramite “Variare Urbanistica”, appunto per approvare un masterplan di mera speculazione fondiaria. E, per quanto si sa, trascurando anche le norme precauzionali sul rischio idrogeologico. E, per quanto lei stesso ammette, facendo carta straccia delle norme di salvaguardia di beni architettonici ed ambientali: prima tutelati e poi archiviati dallo stesso MiBACT. E, per quanto molti hanno scritto, anche eludendo la stessa legge sugli stadi (L. 147/2013) che non prevede aiuti di stato a stadi privati. Pertanto, stia bene e sogni pure quello che crede da tifoso. Immaginando anche insultati coloro che, in realtà, dovrebbero essere messi alla porta.

      1. Ho provato a rispondere anche a Lei nella replica alla sua collega. Al limite la legge è sbagliata, la cosiddetta ” Norma sugli Stadi ” , perchè i proponenti quella hanno usato e lì sono le norme che permettono di aggirare il piano regolatore e la compensazione in cubature in cambio di opere pubbliche !! C’è stata tutta una battaglia per escludere dalla norma l’edilizia abitativa per evitare il sorgere di quartieri residenziali !! Nella norma è il proponente a proporre l’area e il comune può dare o no il suo benestare !! Se gli hanno dato l’ok gli amministratori pubblici, prima Alemanno, poi Marino e infine la Raggi ( ob torto collo !! ) ditemi voi che centrano i proponenti … a questo punto chiedete di indire un bel referendum per farla decadere ed evitare ulteriori speculazioni in giro per l’Italia !!

        1. i proponenti hanno ottenuto ciò che volevano sin dall’inizio: il progetto originario, (comunque irrealizzabile su quell’area perché non rispondente ai piani ed alle norme) era stato chiaramente gonfiato per poter giocare il ruolo dei ‘buoni’ che avrebbero accettato la riduzione di volumetria (ottenendone comunque una superiore al progetto palazzinaro presentato e bocciato nel 2012 da Parnasi) vedendosi anche eliminare le spese urbanistiche!
          La legge sugli stadi prevede che il proponente debba essere una squadra di calcio e non un privato che cederebbe alla squadra l’uso della SUA struttura.
          L’area, come non lo era nel 2012, non è edificabile non solo per le norme tecniche di attuazione del PRG, ma anche per quelle relative alla Legge Galasso.
          Il vincolo sulle sole tribune non aveva senso, semmai andava su tutto l’ippodromo che, necessariamente, andava rimesso in funzione, così come andrebbe rimesso in funzione il Flaminio, magari ingrandendolo, piuttosto che pensare ad uno stadio suburbano dove non sia possibile andare a piedi come in tutti gli stadi inglesi … ma con un presidente suburbano non ci si può aspettare che l’idea di città possa essere compresa. Peccato che però anche gli italiani tendano a non comprendere questa logica.
          A Parnasi interessava solo ed esclusivamente quell’area (in realtà andrebbero aggiunti i nomi di Armellini e dell’UNICREDIT), ergo non ha minimamente preso in considerazione altri luoghi.
          Quanto al degrado, il 9’% di quello che si è detto e mostrato, è artefatto al fine di poter dimostrare l’assoluta necessità di provvedere alla “riqualificazione” dell’area. La testimonianza del figlio del custode dell’ippodromo, che dimostra come siano state fatte sparire le vetrate per causare il degrado del cemento è un esempio lampante … del resto non c’è da meravilgiarsi se il socio in affari di Pallotta presieda una società che si interessa di situazioni “politicamente degradate” in giro per il mondo dove occorre un intervento “democratico”
          Il problema su Tor di Valle lo hanno causato Marino e Caudo con la delibera della vergogna e la cosa è andata peggiorando con il voltagabbana di Frongia, tuttavia il problema attuale non è da ricercarsi a livello politico, quanto nell’arroganza dei proponenti e nella differenza di trattamento tra un proponente ed un professionista qualsiasi ed un proponente ‘di peso’.
          Da professionisti non possiamo non indignarci per certe ingiustizie come questa e quella di via Ticino … oppure modifichiamo la frase nei tribunali che ricorda che “la legge è uguale per tutti”

  2. Ma scusi, i comuni cittadini ( escluse le prostitute e chi si deve liberare di rifiuti ingombranti ! ) frequentano l’area degradata di Tor di Valle ? No ! Da più di 10 anni ! La vostra proposta sarebbe di lasciare lo status quo magari per un altro decennio ? Almeno in questo modo viene riqualificata un area persa per la comunità e messo in sicurezza il fosso del Vallerano con i quartieri limitrofi a rischio alkagamento da sempre, senza che nessuno se ne sia mai preoccupato !! Voi vedete tutto nero, con i cattivi che assaltano il bene pubblico !! Di positivo non cè proprio nulla ? Neanche il parco di 83 ettari, con piste ciclabili e collegamenti pedonali e l’integrazione con 14.000 alberi ? Macchè !! Il criminale Pallotta è visto come un lanzichenetto venuto dagli USA per mettere a sacco la città !! E ancora il Flaminio.
    Il Flaminio è il paradigma della vostra talebana visione del bene architettonico che produce ruderi nel deserto, una volta erano cattedrali .. È protetto dalla legge di tutela architettonica e stà andando in rovina … la battaglia per permettere alla comunità di usufruirne è stata ingaggiata da diverse amministrazioni comunali di tutti i colori politici, ma nessuno ne è riuscito a venirne a capo proprio per la ottusità dello stesso vincolo che non permette modifiche e che vorreste porre anche ad un ippodromo fatiscente decadente e inutile, visto che la gestione è fallita perchè le nuove generazioni hanno cambiato abitudini per scommettere e nessuno frequenta più gli ippodromi, così come stà fallendo Capannelle … Cominciate a preoccuparvi anche di quello e preparate un bel vincolo a prescindere per Capannelle non sia mai che la SS Lazio ci voglia costruire il proprio stadio con Business Park annesso !!

    1. Talebani? Ma riesce a rileggere le sue verità assolute?
      Non sono un amante dell’architettura dell’ippodromo e non l’ho mai nascosto, ma esistono delle norme e vanno rispettate.
      La riqualificazione – presunta – di un’area nel mezzo del nulla è l’equivalente delle promesse fatte per ottenere i permessi per il centro commerciale di Porta di Roma … poi si è visto quello che è successo.
      In una situazione economica come quella odierna, le città andrebbero ricompattate piuttosto che continuare a sperperare territorio e obbligare la gente ad usare le macchine. I costi per adeguare TUTTA la viabilità e non solo lo svincolo in prossimità dell’ippodromo o stadio che dir si voglia, graverebbero sull’intera comunità, e non sul furbacchione che finge di volere uno stadio (suo e non della squadra) per poter realizzare l’ennesimo centro commerciale che andrebbe a far chiudere molti altri negozi altrove – togliendo sicurezza alla città -in attesa di chiudere lui stesso a causa di Amazon.
      I piani vanno studiati a medio lungo termine, e non solo con la politica “prendi i soldi e scappa” che interessa a queste persone. Se davvero volevano lo stadio DELLA la Roma e non un centro commerciale con annesso stadio, potevano farlo subito e senza litigare (visto che perfino Italia Nostra era d’accordo) in una delle tante aree alternative già pronte per l’uso.
      Invece c’era una situazione specifica su quell’area, come lo stesso assessore Frongia aveva denunciato nel 2014 senza mai essere smentito, che vedeva ben altre cose in ballo.
      Per citare un altro film di Woody Allen, purtroppo, Frongia ha deciso di interpretare Bananas facendo un discutibile voltagabbana sul quale mai capiremo il perché.
      A lei farebbe piacere accontentare questi personaggi facendo gravare su tutti noi le spese necessarie al loro capriccio?

  3. L’ultima replica perchè tanto non ne verremmo a capo nemmeno con altre 50 !!
    Quando parlo di parco con piste ciclabili di oltre 80 ettari ( Villa Borghese è 85 ettari !! ) con reimpianto di 14000 alberi non è una verità assoluta, ma è un dato oggettivo.
    Definire la zona Tor di Valle ” un area in mezzo al nulla ” quando si trova a due passi dall’aereoporto, di fronte alla Magliana in un ansa del Tevere tra la via Ostiense e la Roma – Fiumicino e servita dalla ferrovia Roma-Lido mi sembra un pò azzardato.
    Più che sperperare il territorio si tratterebbe di recuperare una parte della città ora abbandonata a se stessa senza speranza che qualcuno investa mai un euro per il suo recupero, come è stato del resto da oltre un decennio !!
    Per quanto riguarda la proprietà dello stadio, come dice lei, del furbacchione, una società italiana di calcio non potrà mai investire 600-700 ml. ma soltanto una società esterna si può assumere il rischio, visto che un investimento del genere è impensabile ( la AS Roma ha un fatturato annuo di 200 ml circa che non copre neanche le spese !! Da qui lo stadio di proprietàper aumentare il fatturato ) quindi per forza di cose deve essere svincolata la proprietà di AS Roma !! Certo, se uno realizza un opera chiamata Stadio della Roma, uno stadio di calcio, si ha la ragionevole certezza che la AS Roma giocherà nello stadio vita natural durante !! Che cosa ci potrebbe fare ” il furbacchione ” con uno stadio di calcio ? Smontarlo e portarlo negli USA ? Oppure destinarlo ad altro uso ? E quale ? Almeno su questo punto l’amministrazione capitolina ha posto paletti precisi che coprono questa eventuale preoccupazione !
    Poi non ho capito il punto centro commerciale !! Metterebbe in campo il furbacchione, proprietario della AS Roma tutto questo progetto, non per realizzare lo stadio con annesso centro di allenamento, ma sarebbe soltanto una scusa per realizzare un megacentro commerciale ?? Un vero furbacchione !! Un genio !!
    Non sono così imbecille, come non lo sono i tifosi della Roma, di non comprendere che Pallotta non è un benefattore, ma come tutti gli imprenditori mira a ricavarne un guadagno, vendendo in un futuro non troppo lontano una società pagata uno a tre, quattro volte il prezzo pagato, con l’unica strada che ha ! Aumentarne il fatturato, munendola di uno stadio di proprietà !! Alla fine venderà tutto il pacchetto completo di squadra e stadio infiocchettato a qualche fondo o imprenditore danaroso !
    Per finire il termine ” talebano ” era riferito allo Stadio Flaminio che stà cadendo a pezzi, vincolato senza speranza di poter essere modificato, anche se questo ne comporta l’abbandono al proprio destino per la ottusità di una norma, che per salvaguardare un bene nella sua bellezza architettonica lo condanna alla rovina !! Più che talebana direi che è una norma demenziale !! O no ??

    1. Qualcuno sta legando un bel cappio al collo dei “beni pubblici” , in cambio di bei soldoni a chi governa e amministra la “cosa pubblica”, da svariati anni, per dimostrare che o si accettano le condizioni dello speculatore privato o la morte del pubblico è cosa certa ! Un bel giochetto vecchio ma sempre in voga. D’altronde ormai sembra che i capitali necessari, anche solo per respirare fra un po’, siano solo nelle mani di alcuni privati…che vivono di una sola cosa chiamata speculazione.

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