Prima di condannare chi sollevi dei dubbi, probabilmente legittimi, forse occorre contare fino a dieci
La pagina Facebook del profilo “Roma fa schifo” di ieri postava questa lettera inviata dalla senatrice Lavinia Mennuni al Sindaco di Roma Gualtieri.

L’immagine era accompagnata dal seguente post:
«Se sei un cittadino per bene vai sotto al post di questa inquietante senatrice cui paghi 15mila euro al mese di stipendio e le fai notare le sciocchezze che ha scritto.
L’avete letta la minaccia? Mentre tutti i paesi del mondo eliminano posti auto in superficie per restituire spazio ai pedoni, ai bambini, agli anziani, ai disabili, alle famiglie, al verde, alla pedonalità e alla ciclabilità leggete cosa scrive questo personaggio incredibile: “faccio una legge che obbliga i comuni a ripristinare il numero di posti auto sottratti per fare ciclabili”.
Siamo alla follia vera e malata. Sono toni di minaccia istituzionali degni degli anni del Caso Matteotti. Solo all’epoca si parlava così nelle sedi istituzionali: “Non vorrei essere costretta ad ipotizzare”.
È una vergogna.
Rendetevi conto quanto sia profonda, intima e radicata la malattia italiana per le auto. Si arriva a minacciare istituzionalmente solo perché su una strada viene realizzata una ciclabile. È qualcosa di inaudito e impensabile da qualsiasi parte d’Europa.
Davvero non vi vergognate come ladri di votare gente così politicamente miserabile?»[1]
Ebbene, sono rammaricato, perché condivido sempre le denunce postate da “Roma fa Schifo”, ma questa volta non sono minimamente d’accordo.
Anche io infatti, spesso e volentieri e in modo del tutto indipendente da loro e da qualsivoglia partito, posto frequentemente critiche agli abomini che si realizzano a Roma … l’ho fatto con le vergogne urbanistiche e architettoniche di Rutelli, di Veltroni, di Alemanno, di Marino, della Raggi ecc., quindi l’ho fatto e lo faccio al di là del colore politico, in primis perché l’amore e la tutela di Roma non possono essere accomunati a nessun colore politico, poi perché a Roma, si sa, non governano i partiti ma gli speculatori fondiari e immobiliari, sicché appare errato attaccare il partito di turno.
Detto questo, ritengo che questa polemica non vada affrontata di pancia, né soprattutto ideologicamente in nome di un partito e/o dell’amore per la bicicletta, ma con la logica e, soprattutto con la necessità di rispetto della normativa urbanistica.
La norma urbanistica prevede infatti una dotazione minima di parcheggi … quasi sempre insoddisfatta.
Chi progetta un intervento urbanistico in Italia (Roma inclusa) è, giustamente, obbligato a rispettare la dotazione minima di parcheggi, cosa che, in una città dove il trasporto pubblico fa pena, risulterebbe ancora più importante!
Recentemente, non solo per opera della pessima giunta attuale focalizzata su ciò che secondo il sindaco risulterebbe “superinstagrammabile”, sono scomparsi migliaia di parcheggi, non solo per le piste ciclabili (molte delle quali a dir poco ridicole e pericolose), ma anche a causa di allargamenti di marciapiedi, realizzazioni di piazze abominevoli, concessioni per dehors rilasciate a gogò, modifica (spesso ingiustificabile) della posizione di parcamento, (per esempio Piazza Ceresi a Monteverde, Piazza Celimontana ecc.), nonché per le ignobili colonnine per la ricarica, figlie dell’ancora più ignobile Ecobonus, ecc. Il tutto con gravissimo danno per i cittadini romani i quali, da uno studio recente (probabilmente al ribasso), risultano trascorrere in media 12 ore al mese alla ricerca di un parcheggio[2]
Gli standard urbanistici, peraltro obsoleti perché risalenti al 68 con una modifica apportata dalla Legge Tognoli nell’89, dovrebbero essere rispettati da tutti, in primis da chi rilascia permessi e fa pagare gli oneri per le opere di urbanizzazione.
La legge Tognoli (122/89)[3] prevede la creazione di uno spazio destinato a parcheggio pari a 1 metro quadrato ogni 10 metri cubi di costruzione in caso di nuove edificazioni, sia residenziali che commerciali o industriali. Esistono poi normative locali e regionali, nonché piani regolatori generali (come quello di Roma), che possono stabilire requisiti più dettagliati o diversi a seconda della destinazione d’uso dell’edificio … a tal proposito, per il Comune di Roma esisterebbe anche la Legge Regionale 33/99[4] che prevede parcheggi pari al 30% della Superficie Utile Lorda di un immobile.
Si consideri inoltre quanto le dimensioni delle automobili negli ultimi decenni siano andate, orrendamente, crescendo fino a divenire obese … il tutto mentre il trasporto pubblico non riesce minimamente a garantire degli spostamenti degni di una capitale europea, semmai avvicinandosi a quelli di un paese del terzo mondo!
A questo si aggiungano gli immensi disagi causati dai cantieri infiniti … a Monteverde per esempio, un cantiere per rifare delle condutture lungo il Clivo Rutario e via degli Orti di Galba è durato oltre un anno, con divieti di sosta che apparivano e scomparivano (come gli operai), costringendo la gente a parcheggiare di notte lungo via Innocenzo X, beccandosi multe a iosa.
Che dire dei disagi alla mobilità causati dagli insopportabili autobus a due piani scoperti, le cui licenze e regolamentazione (per fare cassa) praticamente non esistono, visto che parcheggiano impunemente dove vogliono (Lungotevere Tor di Nona, Via di San Gregorio sono i nodi più problematici, specie a seguito della “ciclabile” che ha ristretto la carreggiata, pur non vietando questa sosta!)
Che dire dell’invasione, sempre per far cassa, dei Tuk-Tuk, delle vecchie fiat 500, 600 e Bianchina, delle Vespe Piaggio con sidecar, dei golfcart, dei monopattini e delle bici elettriche parcheggiati dovunque, dei taxi che piazza del Colosseo bloccano il traffico proveniente da via Claudia, ecc…
Qualcuno, commentando il post di “Roma fa Schifo” ha provato a far notare: “l’età media dei romani è di 48 anni, la città è mastodontica, tutta in sali-scendi, con un trasporto pubblico inesistente e totalmente insicuro, 5 mesi a 40 gradi, 2 con nubifragi… ma chi capperi ci va in bicicletta???” … “ moltissimi non possono farlo e anche fosse in assenza di adeguata pluralità di scelta a seconda delle esigenze di ciascuno penalizzare ideologicamente costruendo l’inutile o quasi senza implementare il necessario sconfina nella violenza ideologica”
Le piste ciclabili, le nuove “piazze”, e tante altre cose promosse dal Comune ci vengono presentate come “miglioramenti”, come “mobilità sostenibile” e quant’altro, ma sappiamo bene che non lo sono affatto … tuttavia, per il Comune spendaccione sebbene in bancarotta, queste iniziative si traducono in un grosso gettito proveniente dalle multe comminate a chi, per disperazione, finisce per parcheggiare in divieto di sosta …
Non si tratta dunque di essere contro le biciclette e a favore dell’automobile, ma di essere onesti e riconoscere il vero valore e/o motivo di certe iniziative. Chiunque, se ci fosse un sistema di trasporto pubblico come quello di Parigi o Londra, farebbe volentieri a meno dell’auto e dello stress alla ricerca di un parcheggio, ragion per cui, prima di realizzare interventi demagogici e illegali alla luce della normativa urbanistica in materia di parcheggi, il Comune dovrebbe concentrarsi seriamente sulla realizzazione di un sistema di trasporto sicuro, economico e puntualissimo … allora sì che Roma, magicamente, potrebbe divenire la città più sostenibile!
[1] https://www.facebook.com/photo/?fbid=1374537887568556&set=a.654717876217231
[2] https://www.theromanpost.com/2025/09/i-romani-passano-in-media-12-ore-al-mese-a-cercare-parcheggio/
[3] https://www.bosettiegatti.eu/info/norme/statali/1989_0122.htm
[4] https://www.comune.roma.it/web-resources/cms/documents/Eidotipo_dotazione_parcheggi_rev02_20dic16.pdf
Ho visto scorrere sotto i miei occhi chilometri di “progetti di piste ciclabili” dal 2010 al 2020, quando ero a lavoro al Dipartimento Mobilità, e ho ascoltato decine di “profeti della nuova religione a pedali” fra cui dei veri invasati, ma ho potuto apprezzare solo uno scarso 20% di progetti validi e accettabili sotto il profilo tecnico/normativo. Sarà l’ennesimo fallimento causato non per la fallacia della proposta in se che invece astrattamente sarebbe auspicabile, ma perché spesso tecnicamente impossibile e, soprattutto, perché formulata in assenza di una strategia urbanistica pubblica che prescinda dalle giunte amministrative che si succedono. Aggiungo che senza aver inondato Roma di “mezzi pubblici” ogni sforzo di mobilità alternativa è puramente velleitario.
esattissimamente Maurizio!