In tante occasioni[1], anche nel recente passato, mi sono ritrovato a chiedere: ma perché la più bella città del mondo deve avere le strade e i marciapiedi più osceni a livello planetario?
Non volendomi ripetere su ciò che ho già ampiamente documentato negli articoli linkati in apertura – ai quali rimando per chi volesse approfondire il tema – oggi mi limiterò a fare alcune riflessioni, necessarie per lanciare una proposta risolutiva.
Nella Capitale d’Italia, lo squallore delle pavimentazioni di strade, piazze e marciapiedi, nonché delle aiuole spartitraffico, regna sovrano … e non oso nemmeno aprire il capitolo relativo allo stato in cui versano i parchi!
Eppure, a guardare quanto paghiamo per le opere di manutenzione delle strade e infrastrutture cittadine[2], nonché quello che sono le nostre imposte comunali[3], viene davvero da chiedersi: “che fine fanno i nostri soldi?”
Come diceva Giulio Andreotti, “a pensar male si fa peccato … ma spesso si è nel giusto!”, sicché viene da pensare che il denaro venga sperperato a causa di lavori, spesso inutili e fatti male, rigorosamente accompagnati da laute bustarelle a garanzia dell’appalto … eppure, quando si tratta di opere di opere pubbliche, specie quelle di “piccola entità”, i lavori vengono affidati alle cosiddette “ditte di fiducia”.
Del resto è cosa nota, tra chi viva nel mondo dell’edilizia, delle manutenzioni e del restauro, che certe ditte – come mi disse amaramente un giorno il signor Costanzo, un vero “mastro” muratore con cui ho avuto la fortuna di lavorare – operano secondo il criterio della “tegola del convento” … principio consistente nel creare le condizioni per avere sempre qualcosa da riparare: in pratica, quando certe ditte sono nelle grazie di un priore, di una badessa o di un parroco, quando vengono chiamate ad intervenire per riparare un tetto, prima di andare via, spostano una tegola in un’altra parte del tetto, lontana da quella dell’intervento svolto, sì da assicurarsi che, dopo qualche settimana, verranno richiamate per intervenire nuovamente o, magari, per fare un intervento più radicale per il tetto che si suppone essere un colabrodo! … bella riconoscenza per la fiducia accordata!
Ma veniamo al punto.
Spesso, davanti allo squallore delle nostre strade, tendiamo ad inveire contro i politici ultimi arrivati, talvolta lo facciamo per rabbia e senza riflettere, nella maggior parte dei casi dando credito ai pennivendoli della carta stampata a servizio di politici sciacalli che, magari, fino a poco prima avevano male amministrato la stessa città!
Rarissimamente, invece, riflettiamo sul fatto che, probabilmente, le responsabilità di tanto scempio debbano ricadere sui dipendenti comunali (che non cambiano con le amministrazioni) e sulle loro “ditte di fiducia”, che pensano solo al loro malaffare!!! Questo è infatti il vero male del Belpaese!
E allora, perché non provare a lanciare un’iniziativa che spiazzi questo indegno sistema?
La nostra discutibile società neo-liberista, piuttosto che guardare ai modelli virtuosi di municipalizzazione dei servizi di un tempo, sembra sempre più settata sulla necessità di privatizzare tutto il settore pubblico[4], non curandosi affatto delle possibili truffe e malversazioni di cui si rende, volontariamente, vittima e complice.
Di questi tempi, per come stanno le cose, cambiare il sistema degli appalti, delle ditte e dei tecnici di fiducia, sembra impossibile, tuttavia si potrebbe provare, “a piccole dosi” a creare un sistema (… udite, udite) privato, che però, venendo gestito direttamente dagli stessi cittadini, verrebbe a tutelarli, piuttosto che spremerli come limoni senza manco mostrargli il succo!
Provate ad immaginare cosa potrebbe succedere se si organizzasse una sorta di “competizione urbana” tra condomini che condividono i marciapiedi lungo le strade.
Si potrebbe immaginare, seguendo lo schema delle cosiddette Unità Minime di Intervento previste per un Piano di Recupero, che tutti i condomini di un isolato si consorziassero in una sorta di “super-condominio”, sì da intervenire all’unisono per ripavimentare in maniera decorosa, durevole e semplice da manutenere, il proprio marciapiedi. Per facilitare l’adesione dei cittadini, si dovrebbe prevedere che per l’anno in corso, i residenti che partecipano a quest’opera di riqualificazione, vengano sgravati delle imposte comunali necessarie alla manutenzione delle strade, poiché con quel denaro hanno contribuito, in proprio, a rendere la città più decorosa.
Immagino dei veri e propri “tappeti” realizzati con materiali durevoli (sanpietrini in basalto o porfido, mattoni, lastre di pietra, basole, ecc.) che, oltre a risultare belli e sviluppare il “senso di appartenenza” dei residenti, risultino facili da manutenere ovviando all’abominio delle “toppe di asfalto”.
Se mai così fosse, memori della lezione dell’ICP che, esattamente 100 anni fa, dopo il successo dell’esperienza di Testaccio, coniò lo slogan “la casa sana ed educatrice”, potremmo essere certi che quei pavimenti, con il loro aspetto estetico di qualità, andrebbero a svolgere anche un ruolo educativo nei confronti di certi trogloditi abituati a lasciare i ricordini dei propri cani sul marciapiedi!
Non credo di dire un’eresia se penso che una semplice operazione del genere – a scala ridotta, ovviamente – potrebbe stimolare nei cittadini orgogliosi del proprio marciapiedi una sorta di “campanilismo” – che potremmo chiamare “marciapiedismo” – in grado da far difendere con i denti e con gli artigli le proprie strade da chi manchi di senso civico!
Come tutte le competizioni che si rispettino, dovrebbe esserci un premio per i vincitori di questa competizione, che magari potrebbe essere quello di un ulteriore anno di sgravio fiscale dell’imposta comunale destinata alla manutenzione delle strade!!
Ovviamente, in un’operazione del genere, i tecnici e le ditte incaricate per le lavorazioni andranno decise e pagate dai condomini consociati e, come tali, non assoggettati al sistema degli uffici tecnici comunali … Roma, miracolosamente, senza aver speso un centesimo di denaro pubblico, potrebbe ritrovarsi arricchita esteticamente con pavimentazioni degne del suo illustre passato!
Ma non è tutto, perché è chiaro che, da un sistema del genere, trarrebbero un immenso beneficio anche tutte le piccole e medie imprese edili, l’artigianato locale e i professionisti del settore, sempre più in crisi e sull’orlo del lastrico.
Se mai così fosse, Roma potrebbe divenire un modello per il resto d’Italia e del mondo … sognare non costa nulla, proviamo a farlo tutti insieme!
[1] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/10/24/marciapiedi-piazze-e-strade-roma-meriterebbe-un-maggior-senso-del-decoro/
[2] https://blog.openpolis.it/2016/04/06/manutenzione-delle-strade-e-infrastrutture-quali-citta-spendono-di-piu/6868
[3] https://initalia.virgilio.it/le-imposte-comunali-a-roma-una-panoramica-6628
[4] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/08/14/privatizzazioni-deleterie-e-municipalizzazioni-virtuose/
Temo che la questione sia molto più complicata.
Ottima idea ed ottimo articolo! Quello da lei ideato sarebbe rivoluzionario.
Ma non ci sarebbe modo di proporlo in comune? O a qualche Municipio? O a qualche CdQ?
Buona giornata.
Ovvio che si potrebbe proporlo, l’ho scritto con questa speranza …però occorrerebbe avere un interlocutore interessato