Caro Ministro Bonisoli, intervenga Lei sul Complesso di Sant’Agostino a Modena

Modena, il Complesso di Sant’Agostino nello stato attuale

Da qualche anno Modena è teatro di una polemica intorno al futuro dello storico Complesso di Sant’Agostino, già Ospedale Estense.

Avendo infatti cessato la sua funzione nel 2004, l’antica struttura è finita nelle mire di una Fondazione bancaria che ne ha promosso la “trasformazione[1]”, affidando la progettazione allo studio della defunta archistar nostrana Gae Aulenti …

Il progetto di trasformazione in Polo Librario

E già, perché quando si promuovono certe iniziative, usare nomi altisonanti come cavalli di Troia, viene ritenuto sinonimo di successo … poiché si è certi che nessuno – per ragioni di sudditanza “psicologico-culturale” – troverà il coraggio di opporsi. Peccato però che certi nomi, nella totalità dei casi, risultano rispettosi di se stessi e mai degli edifici e dei contesti: l’autoreferenzialità è la prassi! Sicché, nel caso in oggetto, l’assetto del lotto risulta stravolto, con la demolizione di due corpi di fabbrica.

Il progetto è ormai indirizzato infatti ad una variante urbanistica che nega il restauro, in nome di una radicale ristrutturazione dell’intero Complesso che, però, è considerato nella sua totalità come “monumentale”, ergo sottoposto a tutela da parte della Soprintendenza!

Tra le tante voci contrarie alla trasformazione, s’è levata quella di Italia Nostra[2] che, anche a seguito di una pregevole ricostruzione storico-archivistica dell’intero Polo, ha motivato in maniera inoppugnabile la necessità di respingere l’irrispettoso progetto.

Il confronto tra il progetto dell’archistar e la preziosa ricostruzione d’archivio della vicenda storica del Complesso, elaborata dalla dr.ssa Frascaroli, ha evidenziato come l’intervento proposto preveda addirittura la demolizione della Casa degli Esposti, già ex Casa Grande, corrispondente alla quarta ala del Chiostro del più antico complesso medievale della Chiesa e Confraternita di San Pietro in Martire con il precedente Spedale, “forse la struttura storica più preziosa dell’intero isolato, la matrice dello sviluppo settecentesco dell’insediamento ospedaliero e degli accrescimenti ottocenteschi: Il cuore antico, la ragione che indusse Francesco III a porre lì il moderno ospedale della sua riforma dell’assistenza estense”

Le “Torri” per la Biblioteca Estense di Gae Aulenti … fortunatamente non più esistenti nel nuovo progetto
Altra vista dello spazio interno al lotto con Le “Torri” per la Biblioteca Estense di Gae Aulenti

In barba alla disciplina italiana e internazionale sulla Tutela dei Beni Monumentali, il progetto firmato dalla Aulenti e promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena prevede dunque demolizione di quel preziosissimo corpo di fabbrica, giunto praticamente intatto, ad eccezione degli adattamenti interni conseguenti il suo uso come “Istituto Pediatrico”, nonché dell’Ospizio dei Pazzi realizzato nel 1755, e la loro sostituzione con edifici del tutto irrispettosi della sagoma delle dimensioni e dei prospetti storici, da destinare a Museo della Figurina e alla Fondazione Arti Visive …

Va detto che, nelle sedute del 30 novembre e del 14 dicembre 2017, la Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale aveva motivatamente negato il proprio assenso alla demolizione di quel corpo di fabbrica, unitamente alla contigua porzione (corrispondente alla porzione interna dell’Istituto Clinico Dermosifilopatico prospettante su via Berengario), trasmettendo questa determinazione a Comune, Fondazione e Soprintendenza con nota del 21 marzo 2018, ovvero con un mese di ritardo rispetto al parere dei Comitati Riuniti del Consiglio Superiore del 18 febbraio.

La Commissione Regionale, pur riconoscendo come superfetazioni le strutture del Pronto Soccorso e di ulteriori sei edifici minori, aveva negato l’autorizzazione alla demolizione dell’Ex Istituto Pediatrico, già Antico Ospedale, poi Sala Celtica e dell’Istituto Clinico Dermosifilopatico, perché 

«… i due edifici conservano persistenze delle strutture ottocentesche, in particolare al piano terra, inglobate nelle strutture murarie odierne e frutto di ripetute trasformazioni come ben evidenziato negli elaborati pervenuti. Si ritiene pertanto che la totale demolizione di tali persistenze non sia compatibile con la tutela del bene, in quanto porterebbe alla perdita delle linee essenziali della facies ottocentesca».

La Commissione ha altresì negato la demolizione, necessaria ad aprire un varco di accesso al complesso, del tratto conclusivo dell’edificato su via Ramazzini in adesione al braccio est della tenaglia e del muro di collegamento alla Casa degli Esposti.

Volumetria generale dell’intero intervento nella versione attuale

Nella nuova elaborazione del progetto, le contestatissime “torri librarie” della Aulenti sono state eliminate; tuttavia, dati i pareri sfavorevoli e le contestazioni popolari, si suppone che vi sarà una terza versione del progetto … si spera tesa al restauro dell’esistente, piuttosto che indirizzata alle demolizioni e nuove costruzioni.

Ovviamente quella speranza cozza con le scelte dell’amministrazione comunale, la quale conferma di essere favorevole agli abbattimenti e nuove realizzazioni! L’idea è quella di fare un grande – quanto inutile – calderone, dove mettere insieme, il Museo della Figurina, la Fondazione Arti Visive e la Biblioteca, sebbene già esista una sede, peraltro perfettamente funzionante. Del resto, nella società consumista, quando si tratta di denaro pubblico non si bada a spese, pensando che certe funzioni, come un fazzolettino di carta, possano considerarsi “usa e getta”. Che ne sarà delle vecchie sedi, una volta trasferita la funzione? Faranno la stessa fine che si vuol far fare all’Ospedale? E soprattutto, che ne sarà del Codice di Procedura Civile che obbliga chi ci amministri a comportarsi come il “buon padre di famiglia[3], ovvero a gestire il denaro altrui tendendo a ridurre le spese superflue?

Rendering dalla corte interna coperta con un “tipico” tetto in vetro e acciaio
Rendering dalla corte interna coperta con un “tipico” tetto in vetro e acciaio

C’è un altro punto del progetto, come di tanti altri simili in giro per l’Italia, sul quale occorrerebbe riflettere e far riflettere.

Il progetto prevede la copertura in vetro dell’ampia corte trapezoidale tra Largo di Sant’Agostino e via Ramazzini, vale a dire trasformare un ambiente aperto e naturalmente ventilato, in un ambiente confinato, ergo destinato a dipendere a vita da un sistema di climatizzazione energivoro, che mai e poi mai potrà considerarsi “ecologico” e/o “sostenibile” … a tal proposito rimando al mio articolo “Costruire con parsimonia”, scritto all’indomani della tragedia di Fukushima[4].

Ma c’è di più: mi viene riferito che a Modena si stia attendendo un nuovo funzionario della Soprintendenza, richiesto in sostituzione di quello attuale, “reo” di aver richiesto di eseguire dei saggi e di voler mantenere il corpo edilizio esistente!

A quanto pare la Corte dei Conti aveva bocciato il nuovo Soprintendente, in quanto “esterno”, tuttavia ultimamente ha sciolto il veto! … Se le voci che mi giungono sono vere – e non vedo perché non dovrebbero – sarebbe una storia che si ripete e che richiama molto da vicino la sostituzione della soprintendente Margherita Eichberg a Roma, “rea” di aver richiesto il vincolo sull’Ippodromo di Tor di Valle che avrebbe impedito la realizzazione dell’irrealizzabile speculazione del “Business Centre con annesso Stadio della AS Roma Calcio”.

L’era Franceschini, Ministro dei Beni Culturali, è stata caratterizzata da interventi atti a svendere e sfigurare il nostro Paese, era durante la quale è avvenuto anche il “sacrificio” della Eichberg, è quindi mio auspicio che Alberto Bonisoli, neo Ministro dei Beni Culturali del “Governo del cambiamento” possa, partendo dalla vicenda modenese, dare un segnale forte e chiaro del cambiamento che si vuol dare al nostro patrimonio culturale …

Il neo Ministro può farlo semplicemente ricordando quello che dovrebbe essere il fine ultimo di questo Dicastero – sfuggito al vecchio inquilino del MiBACT:

Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, è il dicastero del Governo della Repubblica Italiana preposto alla tutela della cultura e dello spettacolo e alla conservazione del patrimonio artistico, culturale, del paesaggio nonché alle politiche riguardanti il turismo.

Va quindi da sé che, chi occupi la poltrona principale del MiBACT, dovrebbe mirare a proteggere, tutelare, restaurare, valorizzare il nostro patrimonio artistico/ambientale, piuttosto che – come ci hanno abituati di recente – a svendere e/o consentire di demolire e violentare edifici storici, siti archeologici e paesaggio nonché a trivellare il fondale dei nostri mari!

Mi fa specie, ma non mi sorprende affatto, che l’Ordine degli Architetti locale risulti favorevole al massacro del Complesso di Sant’Agostino … quando gli architetti impareranno ad ascoltare gli “umani non lobotomizzati sui banchi universitari”, piuttosto che limitarsi ad ascoltare il proprio ego, sarà troppo tardi.

Del resto, la promozione di edifici sgrammaticati ed irrispettosi consente un abbassamento del livello qualitativo tale da evitare possibili pericolosi confronti, consentendo così anche al più incapace dei professionisti di poter lavorare e far danni.

Se poi fosse vero quanto mi si riferisce in merito al “doppio ruolo” di un importante rappresentante dell’Ordine all’interno del CDA della Fondazione proprietaria dell’iniziativa, la cosa diverrebbe anche più delicata e, a quel punto, occorrerebbe capire se non possa configurarsi un conflitto di interessi!

Insomma la situazione è delicatissima e sarebbe bene, per il nuovo Ministro, evitare di partire con un passo falso sulla vicenda modenese. Se si vuol trasformare la destinazione d’uso del Complesso di Sant’Agostino che lo si faccia … ma nel rispetto del concetto stesso di Restauro così come riportato nei Vocabolari della Lingua Italiana:

«Restaurare: rimettere nelle condizioni originarie un manufatto o un’opera d’arte, mediante opportuni lavori di riparazione e reintegro[5]».

[1] http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2015/06/05/news/modena-basta-e-ora-di-togliere-il-gesso-1.11555621

[2] https://www.italianostramodena.org/2018/05/27/dallospedale-estense-al-polo-santagostino/

[3] Codice di Procedura CivileObbligazioni del Mandatario, art. 1710 (Diligenza del mandatario). Il mandatario è tenuto a eseguire il mandato (2030, 2392, 2407, 2608) con la diligenza del buon padre di famiglia (1176 – diligenza nell’adempimento)

[4] http://www.civicolab.it/costruire-con-parsimonia-di-ettore-maria-mazzola/

[5] Vocabolario Italiano Devoto – Oli, 1987

2 pensieri su “Caro Ministro Bonisoli, intervenga Lei sul Complesso di Sant’Agostino a Modena

  1. Una porcheria niente male…con quei mattoncini ruffiani a fare la foglia di fico e azzannando alla giugulare i corpi di fabbrica prosciugandoli delle loro vere, storiche funzioni. Ancora la bestemmia filologica che pretende di scollare la forma dalla funzione che l’ha generata, rifunzionalizzando l’irrifunzionalizzabile dove non si capisce più il perché delle cose, di interi brani di città storiche.

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