Equilibrismi e feticci della Roma di oggi

Dopo aver letto l’articolo pubblicato da “il Manifesto” in data 7 dicembre e rimbalzato dal sito “Emergenza Cultura[1]”, un articolo che non sembra voglia arrivare a nessun punto, se non che a quello di condannare il M5S in vista della tornata elettorale, piuttosto che a denunciare la drammaticità della situazione, ho deciso di dare spazio a questo nuovo articolo, a firma di Luciano Belli Laura, il quale sta seguendo da vicino l’evolversi della situazione raccontando un po’ più nel dettaglio i meccanismi speculativi in atto

D’accordo con l’autore ho eliminato dal testo le varie punzecchiature al M5S ed alla giunta capitolina, poiché, come ho detto, questa è una faccenda che travalica i colori politici di turno,

Come ho più volte denunciato nei miei articoli infatti, su questo argomento il M5S ha certamente sbagliato nel suo cambio di posizione del Movimento stesso più in generale e, nello specifico, dell’assessore Frongia rispetto alle sue ineccepibili denunce del 2014 … ma questo voltagabbana inspiegabile dovrebbe semmai far riflettere sul potere tentacolare dei palazzinari romani, piuttosto che metterla in bagarre politica contro la giunta attuale!

Infatti, per par condicio, il Manifesto dovrebbe calcare la mano sull’ignobile delibera firmata Marino-Caudo, grazie alla quale ci troviamo in questa situazione, oppure dovrebbe farlo nei confronti del PRG firmato dalla giunta Veltroni o sulle responsabilità della giunta regionale in mano al PD … e invece non lo fa, perché così va il mondo!

I giornalisti dovrebbero provare a far notare come i soprintendenti vengano (assurdamente) nominati dai politici – per ragioni politiche, piuttosto che per meriti – e che, come tali, divengano dei pupazzi nelle mani dei burattinai noti a tutti.

Quanto ai costi pubblici ed alle regalie degli attuali ministri al capriccio privato di Parnasi (e UNICREDIT) & Pallotta parzialmente raccontati nell’articolo, occorrerebbe essere più onesti e rendersi conto che le spese necessarie a rendere fruibile e sicuro lo stadio suburbano proposto, sono 10 volte superiori ai 100mln creati dal nulla da parte dei ministri Lotti e Delrio, come ho fatto notare nel mio articolo scritto qualche giorno fa[2].

Passo quindi la parola al testo di Luciano Belli Laura nel quale vengono fatte delle importantissime osservazioni circa l’ultima inqualificabile soluzione per le tribune dell’Ippodromo di Tor di Valle cara alla soprintendenza.

Le tribune dell’Ippodromo di Julio Carcia Lafuente a Tor di Valle

Adesso è possibile ricostruire le Tribune dell’Ippodromo, purché il simulacro non sia lontano dall’originale.

Sul “progetto definitivo” dell’era Marino, la Sovrintendenza espresse un parere negativo che contribuì a redigere il preavviso di diniego alla realizzazione delle opere progettate, a Tor di Valle, da Eurnova srl. Nel comunicarlo al proponente, si considerò dirimente concludere il procedimento aperto – fin dal 15 febbraio dalla Sovrintendente Margherita Eichberg – per porre il “vincolo culturale” sulle Tribune dell’Ippodromo di Julio Carcia Lafuente che, sulla carta, venivano demolite per realizzare lo stadio di Dan Meis ed il business park di Daniel Libeskind, con tre torri alte in media 200 metri.

Sul “progetto definitivo adeguato” dell’era Raggi, la nuova Sovrintendenza ha espresso un nuovo parere negativo che ha concorso alla chiusura della seconda Conferenza di Servizi – decisoria semplificata ed asincrona – esaminante il secondo progetto di Eurnova srl, giunto in Regione Lazio il 15 giugno, con le osservazioni del proponente in merito alla “bocciatura” del precedente “progetto definitivo”e, guarda caso, contemporaneamente alla archiviazione del vincolo sulle Tribune, deciso dalla dirigenza della Soprintendenza sostituita dal Ministro Franceschini. Un nuovo progetto demolente le Tribune, nonostante fossero ancora salvaguardate da ogni manomissione, per realizzare lo stesso stadio di Dan Meis ed il nuovo business park di Daniel Libeskind, con diciotto palazzi di dieci piani formanti tre corti.

Nel parere negativo del 4 agosto 2017, il nuovo Sovrintendente “riscontrava il permanere di aspetti in contrasto sotto il profilo dell’incompatibilità dell’intervento“ e “richiedeva contestualmente una modifica progettuale che operasse verso una soluzione architettonica così da coniugare la conservazione della testimonianza delle tribune dell’Ippodromo e la maggiore permanenza dei caratteri distintivi dei sistemi naturali delle sponde del Tevere anche all’interno dei 150 metri di rispetto, con le nuove strutture di progetto, con organico ed armonico inserimento delle preesistenze in una nuova configurazione dell’area[3]”.

Planimetria generale dell’Ippodromo di Tor di Valle

La Regione Lazio, in veste d’amministrazione procedente, ha comunque ritenuto che il nuovo parere negativo non fosse tale da comportare un nuovo preavviso di diniego sul nuovo “progetto definitivo adeguato”, giacché considerato soltanto “eterogeneo” rispetto ad altri pareri negativi espressi dalla stessa Regione e dal MIT. Di conseguenza, su richiesta del proponente, ha concorso ad indire la terza Conferenza di Servizi decisoria – in forma simultanea e modalità sincrona – per esaminare l’ulteriore adeguamento del “progetto definitivo adeguato”, giunto in Regione Lazio in data 8 settembre 2017.

Ed ancora, nell’ambito della prima riunione della terza CdS iniziata il 29 settembre, la nuova Sovrintendenza “richiedeva integrazioni e modifiche per valutare compiutamente la proposta di adeguamento”. In particolare, ribadendo contrarietà per la … “perdita irreversibile di un’opera di architettura contemporanea di notevole rilievo, testimonianza tecnologicamente ardita ed avanzata per l’epoca di costruzione, con riferimento alla proposta di demolizione delle tribune di Tor di Valle”.

Improvvisamente, però, dopo esternazioni di vertici d’amministrazioni statali-regionali-comunali, tutto cambia radicalmente. O miracolosamente. In relazione ad aiutini pubblici (promessi e legiferati) sia economici sia di snellimento delle procedure, per realizzare il business park di Daniel Libeskind con annesso stadio di Dan Meis. L’uno con il raddoppio della SUL permessa dal Piano Regolatore, l’altro realizzabile – per legge 147/2013 – soltanto senza alcun costo per l’erario!

Cosicché, il 21 novembre 2017, il sovrintendente Prosperetti scrive: … vista la documentazione integrativa consegnata dalla società proponente in data 18 ottobre 2017 “che soddisfa quanto richiesto in data 29-09-17 da questa Sovrintendenza (…) al Rappresentante dello Stato, non si rilevano elementi di incompatibilità con il contesto paesaggistico né eventuali riflessi o interferenze a carico del patrimonio culturale e non si avanzano riserve affinché il Rappresentante Unico dello Stato esprima parere favorevole con le prescrizioni di seguito riportate”.

Ora, l’esponente apicale del MiBACT, diretto da Dario Franceschini ancora ribadisce: “Relativamente alla proposta di demolizione delle tribune di Tor di Valle, la scrivente non può che sottolineare che tale intervento comporta la perdita irreversibile di un’opera di architettura contemporanea di notevole rilievo, che nonostante il forte degrado, ancora presenta integre e ben identificate le strutture in cemento armato testimonianza tecnologicamente ardita ed avanzata per l’epoca di ricostruzione”.

Demolizioni previste dal progetto per il Nuovo Stadio della AS Roma Calcio

Indi, dopo 1821 caratteri descriventi i pregi architettonici dell’opera, forse non avendo ben capito il senso delle 261 parole ivi trascritte da qualsiasi monsù travet, l’architetto Prosperetti aggiunge nuove considerazioni: “La ipotesi di ricostruzione di una sola campata non risulta essere rievocativa dell’originaria struttura, in quanto depurata dalla sua completezza strutturale/architettonica, così da risultare solamente un “piccolo” frammento di memoria incapace di “raccontare” la sua interezza e la sua storia”. Ed il sovrintende Prosperetti chiarisce: “La localizzazione per la riproposizione, lontana e senza alcun collegamento né storico né funzionale, ora variata rispetto alle primitive prospettazioni, non risulta accettabile. L’area scelta ricade all’interno dell’area sottoposta a vincolo paesaggistico (…) dove ancora sono presenti permanenze di segni del processo di bonifica idraulica della Tenuta di Tor di Valle e tre casali realizzati all’inizio del XX secolo, oggi in condizioni di degrado, ma testimonianza dell’originario utilizzo di tale area e della vocazione agricola del terreno. “

Queste locuzioni esprimono un totale, chiarissimo ed assai motivato dissenso al progetto di Eurnova Srl. senonché, per uniformarle a quelle d’altri pareri d’altre amministrazioni pubbliche, le parole del sovrintendente-architetto Prosperetti sembrano quelle d’un qualsiasi Prosperini dipendente da Franceschini, visto che comportano un assenso con prescrizioni al progetto definivo adeguato, ovvero permettono che il progetto privato possa esser fatto a patto di – nota bene – seguire le prescrizioni seguenti: “si richiede che la struttura ricostruita sia ricollocata non lontana dalla sua originaria posizione in maniera da definirsi nel contesto una sorta di palinsesto capace di far armoniosamente convivere il ricordo della sistemazione dell’Ippodromo, le sistemazioni contemporanee e le libere aree con i segni delle permanenze dell’agro romano, e ne sia garantita la piena rifunzionalizzazione a sevizio di uno dei tre campi previsti a nord del nuovo Stadio.“

Riposizionamento parziale delle tribune dell’Ippodromo per realizzare il nuovo stadio della AS Roma Calcio

In seguito cercheremo di capire cosa significhi il prescrivere di localizzare “non lontana dalla sua originaria posizione” la struttura che, se ricostruita con una sola campata, “non risulta essere rievocativa dell’originaria struttura“ e, con buona pace dei Prosperini e dei Franceschini, dimostreremo che la cosa è semplicemente impossibile … senza ulteriori truschini.

Prima, però, occorre ricordare che, dopo aver deciso con altri funzionari del MiBACT l’archiviazione della proposta di vincolo avanzata dall’arch. Margherita Eichberg sin dal 15 febbraio 2017, l’arch. Francesco Prosperetti dichiarò: «La mia posizione è che quella proposta era impraticabile per una serie di motivi. Non c’è mai stato il vincolo su Tor di Valle, c’è stata una proposta. La decisione non è mia, è collegiale, e la voce finale l’esprime il segretario generale. Dobbiamo sistemare il verbale e poi faremo un comunicato stampa. In ogni caso, il vincolo è stato oggetto di una discussione complicata

Discussione talmente complicata da protrarsi per 120 giorni, concludendosi solo allo scadere della salvaguardia attiva sulle Tribune il 15 giugno, quando arrivò in Regione il progetto adeguato di Eurnova srl.

Una proposta di vincolo archiviata perché impraticabile per una serie di motivi e, tra questi, prevalentemente quello di evitare il ricorso del proponente e conseguenti cause milionarie. Quest’ultimo, infatti, minacciò d’invocare la decisione finale del Consiglio dei Ministri nel caso permanesse il parere negativo della Soprintendenza al suo nuovo progetto, sebbene i Comitati tecnico-scientifici del MiBACT avessero dichiarato: «La cultura archeologica, storico-architettonica e storico-artistica non si nutre di feticci, ma esercita la propria consapevolezza critica a partire dalle opere, nella loro concretezza ed autenticità materiale e figurale. Da qui in avanti potremmo vedere frammenti ricostruiti al posto degli originali ed essere soddisfatti? I pareri forniti al Mibact dai Comitati tecnico-scientifici rappresentano, così come stabilito dalla legge, un contributo di riflessione libera e, nella sostanza, esterna all’amministrazione ministeriale, con la quale tuttavia sempre ci si confronta al fine di attivare un serio approfondimento ed un proficuo scambio disciplinare su questioni senza dubbio impegnative e complesse».

Scheda Criticità S.1 Mappatura dei Casali

Occorre dunque rammentare che l’architetto-sovrintendente, dopo aver dichiarato inammissibile anche il ricorso gerarchico di Italia Nostra sull’archiviazione del vincolo a Tor di Valle, abbia valutato “obiettivamente” il nuovo progetto adeguato, che prevede la demolizione delle Tribune e la ricostruzione d’una sola campata tanto fuori dal perimetro della superficie territoriale quanto all’interno dell’area che lui stesso ravvisa essere sottoposta a «vincolo paesaggistico di cui all’art. 134 del D.Lgs 42/04 e ss.mm.ii (vaste località con valore estetico tradizionale, bellezze panoramiche di cui alla lettera d) dell’art. 136 del D.Lgs 42/04 e ss.mm.ii DGR n. 798 del 16.02.1988 “Valle dei Casali”.»

Tutto ciò per capire se possa ritenersi logica e praticabile la ricostruzione d’una singola campata delle Tribune. Considerando infatti che «la svettante pensilina è originata dall’accostamento di 11 umbrelle (7 nella tribuna principale, 4 nella secondaria) ciascuna costituita da quattro settori accostati di paraboloide iperbolico. Ogni umbrella – che misura 21×39 metri e copre una superficie di 819 mq – risulta interamente sostenuta dall’unico pilone centrale, con uno sbalzo anteriore e posteriore di oltre 19 metri», risulta chiaro che ogni singola umbrella non possa reggersi se non adeguatamente vincolata alle altre!

Chiunque può rendersene conto posando a terra il manico d’un ombrello aperto e constatare che l’ombrello cade a terra, anche in assenza di vento. E chiunque può riprovarci mettendo in fila per quattro o per sette gli ombrelli aperti e constatare che anche le singole file cadono a terra, come cade il singolo ombrello. Chiunque, però, può constatare che, se alla fila di 7 ombrelli viene accostata, un po’ inclinata, la fila di 4 ombrelli, l’insieme si auto-sorregge. Come, in realtà, le 11 umbrelle.

Diversamente, chicchessia non starebbe in piedi su una sola gamba affermando: «Non si può dunque considerare il progetto di architettura come risultante di una sommatoria lineare di forma, funzione, calcoli e tecniche poiché ciò determina una pericolosa spaccatura di un processo che nasce, invece, come “insieme” e come unico» … né lo sarebbe se fosse sorretto da un altro “equilibrista” su una gamba, il quale sostenga che la ricostruzione d’una singola umbrella delle undici originali potrà realizzarsi purché localizzata … «non lontana dalla sua originaria posizione.»

Realizzando un simulacro o semplice testimonianza del passato, come erano i Lari od i Penati che, tuttavia, in quanto protettori della casa e della famiglia, venivano collocati nella fauces (apertura, varco) della domus e non nel lontano hortus, ch’è la parte più lontana dall’ingresso, oltre l’atrium (atrio) che, nella “casa” della AS Roma-Calcio, risulta essere il business park … ben oltre il tablinum (locale principale della domus) che, nella “casa” della AS Roma-Calcio dovrebbe esser lo stadio.

Ambienti della Domus Romana

Un simulacro impossibile da realizzare e pure difficilmente collocabile a Tor di Valle secondo le prescrizioni dell’ultima ora. Un fantasma, un’ombra, una parvenza, un’apparenza, un’esteriorità, un’illusione. Tale e quale allo stadio!

Probabilmente, quando ormai sarà troppo tardi, tutti arriveranno a rendersi conto che l’unica cosa che i promotori intendevano fare concretamente fosse il business park di Daniel Libeskind – già costato all’incirca 60 milioni per essere rimodulato in funzione della “modica quantità di cemento” tollerabile dall’attuale giunta capitolina – cosa che si concretizzerà se sarà approvata la Variante al Piano Regolatore Generale vigente atta a valorizzare al doppio le aree acquisite da Eurnova srl all’inizio di questa storia … che richiama fortemente quella del film “Le mani sulla città”.

A questo punto, e solo a questo punto infatti, la variante (che è un atto prodromico essenziale al completamento della procedura VIA e VAS) potrà essere considerata per scrivere la determina di conclusione del procedimento autorizzativo sul progetto.

E così, alla fine della fiera, la Giunta Regionale potrà deliberare il “titolo abilitativo” alla realizzazione delle opere, che equivale a dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza della loro esecuzione.

Arch. Luciano Belli Laura

[1] https://emergenzacultura.org/2017/12/07/stadio-della-roma-un-ponte-verso-il-profitto/

[2] http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/12/08/lo-stadio-a-tor-di-valle-si-fa-e-quasi-tutti-vissero-infelici-e-scontenti/

[3] Il virgolettato ed i seguenti sono pezzi del parere finale del MiBACT qui reperibile

3 pensieri su “Equilibrismi e feticci della Roma di oggi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *